Nicola Morra, senatore del Movimento 5 Stelle, durante i funerali della madre di Alessandro Di Battista, Chiesa di Santa Chiara, Roma, 12 novembre 2019. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

RENDE – Sullo scioglimento del consiglio comunale di Rende per presunte infiltrazioni mafiose, si è pronunciato anche l’ex presidente della commissione parlamentare antimafia Nicola Morra. 

«Il comune di Rende, il secondo per reddito pro capite in Calabria, terzo comune per popolazione in provincia di Cosenza con 36mila residenti, è stato oggetto di scioglimento per infiltrazione di ‘ndrangheta da parte del Consiglio dei Ministri di ieri. A settembre 2022 il comune era stato interessato dall’operazione Reset promossa dalla Dda di Catanzaro. Lo stesso sindaco Marcello Manna, eletto dai sindaci calabresi Presidente dell’Anci Calabria, è stato protagonista di vicende amministrative e giudiziarie importanti ed il cui esito è stato spesso oggetto di ribaltamento. A fine 2012 erano stati tratti in arresto l’allora sindaco Bernaudo insieme all’assessore Ruffolo su richiesta della Dda di Catanzaro, ma allora non si procedette a scioglimento».

Morra quindi si chiede: «A Rende c’è dunque la mafia al comune? E solo a Rende eventualmente c’è questo problema, o è presente anche in altri modelli amministrativi? E Roma cosa fa di reale, di concreto, per bonificare la Calabria? Ed i calabresi? Gratteri sosteneva che i cittadini, dopo che le forze dell’ordine e la magistratura liberano territori da organizzazioni mafiose, debbono “riempire gli spazi”, attraverso un controllo puntuale e rigoroso di atti e procedure, comportamenti e fatti pubblicamente rilevanti. Lo si fa? La società civile rendese ha accettato ed accetta tale sfida? E l’università, che insiste proprio sul territorio rendese? Per 18 mesi, o forse 24, il comune verrà guidato da una commissione prefettizia, e poi si tornerà al voto. E tutto tornerà come prima?“.

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