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Corruzione e voto di scambio in Comune a Belvedere, tutti assolti

Il Giudice ha emesso sentenza di non luogo a procedere per l'ex sindaco Enrico Granata

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BELVEDERE – Corruzione e voto di scambio: tutti assolti al Comune di Belvedere Marittimo. Si tratta di ex amministratori e tecnici che, nel 2019, avevano ricevuto un avviso della conclusione delle indagini preliminari con contestuale avviso di nomina del difensore d’ufficio e informazioni sul diritto di difesa.

Nell’indagine finirono alcuni componenti dell’amministrazione del sindaco Enrico Granata e alcuni responsabili del settore tecnico.

Ieri il giudice del tribunale di Paola, Roberta Carotenuto, ha assolto tutti gli indagati ed ha pronunciato il non luogo a procedere per l’ex sindaco Enrico Granata.

Gli indagati: Enrico Granata, 66 anni, ex sindaco di Belvedere Marittimo; Antonietta Grosso Ciponte, 38 anni, responsabile dei settori IM e IV al comune di Belvedere; Santino Stumbo, 56 anni, ex consigliere di maggioranza; Vincenzo Grosso Ciponte, 74 anni; Ciriaco Grosso Ciponte, 72 anni; tutti di Belvedere Marittimo; Alfonso Alimena, 76 anni, di Aprigliano; Massimiliano Pepe, 53 anni di Paola, responsabile del settore del personale.

La vicenda giudiziaria nel 2019 aveva coinvolto, insieme ad altri, Antonietta Grosso Ciponte, responsabile del settore finanziario del comune di Belvedere Marittimo, accusata  di aver svolto atti contrari ai doveri d’ufficio nell’ambio della procedura di mobilità dal comune di Acquappesa al comune di Belvedere Marittimo, aveva scelto di essere giudicata con il rito abbreviato. Ne è uscita assolta.

Tutti erano rimasti coinvolti in un blitz della Guardia di Finanza che aveva portato a perquisizioni a carico dell’allora sindaco, di politici e dirigenti comunali.

Militari delle Fiamme gialle perquisirono abitazioni e uffici. Le perquisizioni interessarono anche la casa comunale, dove gli specialisti della polizia tributaria portarono via numerosi documenti.

Secondo l’ipotesi accusatoria ci sarebbe stata da parte dell’ex sindaco Granata e degli altri indagati una promessa di procacciamento di voti in vista delle elezioni comunali che si sarebbero svolto nel successivo mese di maggio. Nel corso delle perquisizioni erano stati sequestrati documenti, computer e cellulari in uso alle persone indagate.