REGGIO CALABRIA – A Reggio Calabria le imprese artigiane devono lavorare fino al 20 luglio per pagare le tasse. Lo dice un’indagine dell’Osservatorio sulla tassazione delle piccole imprese denominata “Comune che vai fisco che trovi” ed elaborata dalla Cna. Si tratta di una dettagliata fotografia del peso esercitato dal fisco sul reddito delle piccole imprese e su come questo evolva nel tempo variando nei diversi capoluoghi di provincia italiani.
La Calabria, con un total tax rate del 53,9 per cento, si conferma tra le regioni che pagano più imposte, seguita soltanto da Campania e Molise. A guidare la classifica risultando la più virtuosa il Trentino Aldo Adige dove le imprese artigiane in media lavorano fino al 20 giugno per pagare le tasse, mentre nella punta dello Stivale si lavora in media fino al 14 luglio.
Su 114 capoluoghi di regione analizzati, Reggio Calabria occupa il centesimo posto in classificaconfermandosi una delle città che più subiscono la pressione fiscale. Seguono Cosenza, dove quanto guadagnato dalle piccole imprese artigiane fino al 19 luglio finisce in tasse, Crotone e Vibo Valentia (12 luglio) e Catanzaro (11 luglio).
«Si tratta di dati importanti in flessione rispetto al passato ma ancora comunque troppo alti per consentire alle piccole imprese artigiane di vivere e rimanere sul mercato serenamente– afferma il presidente di Cna Calabria Giovanni Cugliari -. Chi sceglie di lavorare in Calabria si trova ad essere decisamente svantaggiato rispetto a chi opera nelle regioni del Nord. E’ ora di mettere un punto e cambiare registro rispetto ad un sistema iniquo che non scoraggia la concorrenza sleale degli evasori e non premia nemmeno la fedeltà fiscale. Ecco perché riteniamo – continua Cugliari – che sia necessario proseguire con una politica di riduzione della tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo partendo dai redditi medio-bassi, eliminando le disparità di trattamento fiscale con i lavoratori dipendenti; siamo altresì convinti che non sia più rimandabile un’operazione di premialità su chi investe sulla propria azienda in innovazione e sviluppo e su chi dichiari un aumento di reddito».
Così come «chiediamo di mettere mano agli incentivi statali. Le micro, piccole e medie imprese rappresentano il 98 per cento del tessuto produttivo, eppure attualmente non solo gli incentivi, ma in genere tutte le norme sono scritte per il residuale 2 per cento, un metodo che costringe quindi il 98 per cento della platea ad adattarsi a misure pensate per le poche, grandi imprese italiane».
Come Cna Calabria «riteniamo poi che non sia ulteriormente rimandabile una digitalizzazione della PA e l’introduzione di sistemi collaborativi e in rete tra le varie amministrazioni che possano accelerare le procedure autorizzative e ridurre i passaggi burocratici che frenano la vita quotidiana delle nostre imprese»
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