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Aggressione al medico, dura protesta del Sindacato nazionale Smi

De Matteis: «Ormai non si contano più tali gravi episodi negli ospedali, fatti di cronaca hanno evidenziato persino aggressioni con armi da fuoco, sembra di essere nel West»

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La corsia di un Ospedale

PAOLA (Cs) – «Esprimiamo una dura protesta per l’ennesima aggressione ad un medico sul posto di lavoro. Ormai non si contano più tali gravi episodi, fatti di cronaca hanno evidenziato persino aggressioni con armi da fuoco, sembra di essere nel West».

E’ la denuncia del presidente nazionale emerito del Sindacato medici italiani, Cosmo De Matteis, alla luce dell’ultimo fattaccio in ordine di tempo: l’aggressione a un medico del pronto soccorso dell’ospedale di Paola, sulla costa tirrenica cosentina, a opera di una famiglia fuscaldese (https://www.calabriainchieste.it/2023/07/15/botte-da-orbi-al-pronto-soccorso-dellospedale-di-paola-medico-aggredito-a-calci-e-pugni-dai-parenti-di-un-paziente/).

«Oggi ci chiediamo perché non si riesca a coprire i posti dei medici pensionati, sia negli ospedali e sia sul territorio. Questa professione, in Italia, non è più ambita. Gli stipendi sono tra i più bassi in Europa, oltre le aggressioni, leggiamo tutti una campagna di studi legali che invitano i pazienti a denunciare, per presunti casi di malasanità, anche dopo dieci anni, le polizze professionali sono notevolmente aumentate».

E ancora: «Sul Tirreno i medici del 118 sono in fase di estinzione. Immaginate con quale stato d’animo il personale di una ambulanza si reca sul luogo di una emergenza, sapendo di potersi trovare anche di fronte a persone disperate».

«A tutto ciò fa riscontro la totale incapacità, ormai cronica, di piani sanitari fatti solo per fare notizie per la stampa. Sul Tirreno, tra Paola e Cetraro, da una parte si protesta e dall’altra si festeggia. Ma questo è il gioco delle tre carte, sul Tirreno al momento vi sono solo in attività cinque chirurghi e tre anestesisti. Significa che a prescindere dalla loro ubicazione, non sono in grado di fare fronte alle reali necessità del territorio. E’ un semplice calcolo matematico: ventiquattro ore, sette giorni su sette, è assolutamente impossibile. Anche questo porta all’aggressione, ai disservizi, al ricorso al privato».

«Forse questo è il punto dolente. Come mai non entra in funzione l’emodinamica, essendo in questo momento l’unica, realtà con personale e strumentazione complete? Il governatore che ha approvato, per motivi politici, la proposta Calderoli, sa benissimo che così come previsto il Sud sarà notevolmente penalizzato».