AMANTEA (Cs) – «La fine di questo mese di luglio è stata attuata dal governo una manovra a dir poco raccapricciante. Con un semplice SMS sono state messe per strada 169mila famiglie in tutta Italia. Hanno, infatti, revocato il Reddito di cittadinanza con un messaggio sterile e senza nessun rispetto per le persone. Nonostante si erano affidate alle promesse del governo, seguendo alla lettera le indicazioni circa i percorsi formativi, si sono viste tolte quel minimo che serviva loro per andare avanti».
E’ quanto afferma Teresa Sicoli, sociologa e attivista M5s, già candidata al Senato della Repubblica, che in questi giorni, ad Amantea, sta incontrando diverse persone in difficoltà, raccogliendo testimonianze drammatiche di concreto rilevante disagio.
«Nello smarrimento totale e nella rabbia di non poter far fronte nemmeno più a pagare l’affitto – spiega Sicoli – queste persone sono in preda allo sgomento e allo sbando».
E aggiunge: «Anche nella mia cittadina, ad Amantea, tante famiglie e persone sono state colpite e sono stata contattata e ho raccolto le loro testimonianze».
«Voce sommessa e a volte urlata di come far fronte al futuro. Vite che con l’RDC avevano preso forma e fiducia in quello che poteva essere un percorso di vita quasi normale».
«A dirlo è Rosa (nome di fantasia), donna sola con a carico una figlia che studia e con ISEE zero, risultante occupabile e avendo superato i cinquant’anni di età. Dal mese di aprile ha seguito tutto per intero il programma GOAL, previsto per l’inserimento nel mondo del lavoro attraverso la formazione che per lei riguarda la figura di assistente familiare e assistita da navigator, tutor e assistente sociale. Lei stessa era stata rassicurata sul fatto che il sostegno sarebbe stato sostituito con la carta MIA.
Insomma, si è affidata a tutto quello che le veniva promesso di volta in volta affrontando, anche da sola, le spese per recarsi nei posti più vicini a lei per seguire i corsi».
«Una vera è propria beffa, una vera è propria presa in giro e la sua disperazione di adesso che ha dovuto già interrompere la domanda di iscrizione universitaria della figlia per le quote minime da versare per farla studiare e la figlia costretta già a trovare un lavoro che al momento non ha trovato; anzi le offerte sono quelle che non rispecchiano la sua qualifica o le sue capacità e anche laddove vorrebbe accettare qualsiasi mansione, si ritrova in offerte di lavoro sottopagate e che sfruttano le persone con orari di straordinario non pagato oppure non risultante in busta, per non parlare del fatto che si viene assunti per fare la cameriera e si ci ritrova a fare di tutto pulizie, faccende esterne, lavapiatti e via discorrendo.
«Purtroppo lo testimonia, anche, la madre che prima del RDC è stata proprio lei protagonista di una vicenda dove le hanno offerto un lavoro con 700 euro di retribuzione in busta ma la quota reale che poteva percepire era la metà».
Le testimonianze dimostrano la drammaticità del momento e la disperazione per il futuro
«Ho ascoltato anche Maria (nome di fantasia), madre separata con un bambino piccolo e senza reddito che ancora di più arrabbiata e preoccupata di non poter garantire al proprio figlio le cose minime per farlo crescere sereno».
E ancora: «Ho ascoltato Ornella (nome di fantasia), donna di 35 anni circa che da sola affronta la precarietà in tutti i sensi, si vede anche lei smarrita e mi ha detto queste testuali parole: “Teresa, purtroppo questo governo indecente mi ha tolto il reddito ed ora mi ritrovo senza sapere che fare. Aiuto”».
Teresa Sicoli aggiunge: «Queste grida di aiuto e di rabbia le voglio condividere con i lettori perché sono solo alcune testimonianze, ma che rappresentano quasi la totalità delle famiglie colpite».
«Un vero e proprio disastro sociale. Il governo è l’unico responsabile e pensa di lavarsi la coscienza con dichiarazioni come quelle della ministra del lavoro Calderone che ancora di più fanno rabbia».
Poi un monito: «Ravvedetevi subito affinchè le vite delle persone non siano prese, ancora di più, dalla morsa della crisi economica, climatica e sociale che attanaglia di già tutti coloro che hanno un lavoro e che nonostante tutto non riescono a far fronte alle esigenze quotidiane, figuriamoci queste famiglie abbandonate a se stesse e che potrebbero scivolare nell’angoscia più totale e devastante.