I giochini installati sul lungomare

AMANTEA (Cs) – Il segretario cittadino del Partito democratico, Enzo Giacco ha condiviso sulla sua pagina facebook il pensiero di una ragazza F.A. indignata dal fatto che alla sorella non sia stato consentito l’accesso ai giochini appena inaugurati sul lungomare perché “in carne”.

Una mancanza di tatto, di sensibilità, di rispetto sicuramente, ma anche una vicenda sulla quale è doveroso riflettere, soprattutto sul perché dei giochini di nuova generazione non riescano a reggere un peso che va oltre i 50 chili.

In particolare, F. A. scrive: «Chi decide quando si è troppo grandi per giocare? Chi decide se si è troppo ‘in carne’ per poter stare sull’altalena? Ve lo dico io: i gentili signori che ieri lo hanno vietato alla mia sorellina, UNDICENNE, dicendole che era troppo “grande“ per i nuovissimi e già tanto discussi giochini sul lungomare di Amantea, dando invece il lasciapassare ad una sua amichetta, coetanea, più magra».
Ebbene, «partiamo dall’esplicita discriminazione basata sul peso: mia sorella non è magra, ma certamente non è obesa, è una normale bambina in salute, alta, grande.
Sapete quanto sia difficile al mondo d’oggi – in cui siamo costantemente bombardati da social che mandano messaggi fuorvianti sul fisico perfetto -, convincere una bambina che il suo corpo va bene? Che non si è definiti dal peso? E tutte quelle belle cose che, sono sicura, ognuno di coloro che sta scrivendo in questi giorni di vietare ai bambini in sovrappeso di andare sui giochini, professa quando è il momento di fare la parte del “buono”»
E, ancora: «Volete vendere Amantea come la città del futuro, come un paese in cambiamento ma purtroppo siete fermi a questioni medievali. (Questo non vuole essere un inno all’obesità, ma non è certamente vietando ai bambini in sovrappeso di andare sui giochini che la combatterete. Ma non si tratta del caso di mia sorella.)».
La ragazza ha poi precisato: «Mia sorella è una ragazzina, molti diranno già un’adolescente, e quindi ‘fuori fascia’ per i giochini, ma invito ognuno di voi a ripensare agli 11 anni e probabilmente ricorderà di aver conservato ancora quel po’ di fanciullezza – che auspico a tutti di conservare anche in età adulta, nonostante i vari divieti di gioco – che posso anche accettare in quanto adulta, ma non comprendo.
Quel fanciullino che ha ancora piacere ad andare sull’altalena, giocare con le bambole, guardare i cartoni e che credo sia bello, vitale, genuino».
Senza considerare che «vi lamentate tanto delle nuove generazioni: “stanno sempre al telefono”, ‘non sanno che significhi giocare insieme all’aria aperta’, e poi li richiamate quando lo fanno?».
Infine: «Io mi auguro solo che le ‘nuove generazioni’ abbiano bene impresso il concetto di inclusività, e ovviamente anche di civiltà -che sono cose che non si escludono. Perché si può essere un bravo e responsabile cittadino in molti modi: rispettando gli spazi comuni (come i giochini appunto), facendo la raccolta differenziata, non buttando la spazzatura a terra, raccogliendo una carta se la si vede, ma soprattutto EDUCANDO i vostri figli, fratelli, amici ad aver cura delle cose e rispetto delle persone, senza la necessità di fare questo proibizionismo. Comunque se i giochini non reggono 50kg io due domande sulla qualità dell’investimento me le farei»
A tali esternazioni ha fatto seguito il commento del segretario Giacco, il quale ha sottolineato: «I 𝒈𝒓𝒂𝒏𝒅𝒊 𝒏𝒐𝒏 𝒄𝒂𝒑𝒊𝒔𝒄𝒐𝒏𝒐 𝒎𝒂𝒊 𝒏𝒊𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒅𝒂 𝒔𝒐𝒍𝒊 𝒆 𝒊 𝒃𝒂𝒎𝒃𝒊𝒏𝒊 𝒔𝒊 𝒔𝒕𝒂𝒏𝒄𝒂𝒏𝒐 𝒂 𝒔𝒑𝒊𝒆𝒈𝒂𝒓𝒈𝒍𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂. 𝗦𝗶 𝗲̀ 𝗮𝗿𝗿𝗶𝘃𝗮𝘁𝗶 𝗮𝗱 𝘂𝗻 𝗹𝗶𝘃𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗱𝗶 𝗲𝘀𝗮𝘀𝗽𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝗿𝗶𝘂𝘀𝗰𝗶𝗿𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗮 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝗹𝗮 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗲𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘁𝗿𝗮 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗲̀ 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗼 𝗲 𝗰𝗶𝗼̀ 𝗰𝗵𝗲, 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗰𝗲, 𝗻𝗼𝗻 𝗹𝗼 𝗲̀. 𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗯𝗶𝘇𝘇𝗮𝗿𝗿𝗼 𝗳𝗿𝘂𝗹𝗹𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲, 𝗶𝗻 𝗾u𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗲𝘀𝗮𝘀𝗽𝗲𝗿𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 (𝗽𝘀𝗲𝘂𝗱𝗼) 𝗰𝗼𝗻𝘃𝗶𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗶𝗻𝗰𝘂𝗹𝗰𝗮𝘁𝗲 𝗲𝗻𝗳𝗮𝘁𝗶𝘇𝘇𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗲𝗱 𝗮𝗱𝘂𝗹𝘁𝗲𝗿𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗮 𝗿𝗲𝗮𝗹𝘁𝗮̀, 𝗹’𝗶𝗻𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗶𝘇𝗶𝗮 – 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗳𝗶𝗻𝗲 – 𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗯𝗶𝘀𝗰𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗶n𝗻𝗼𝗰𝗲𝗻𝘁𝗲 𝗯𝗮𝗺𝗯𝗶𝗻𝗮 𝗱𝗶 𝟭𝟭 𝗮𝗻𝗻𝗶. 𝗣𝗿𝗼𝘃𝗼 𝘂𝗻 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗿𝗼𝗳𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗶𝘀𝗴𝘂𝘀𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗮𝗰𝗰𝗮𝗱𝘂𝘁𝗼. 𝗜𝗻𝗮𝗰𝗰𝗲𝘁𝘁𝗮𝗯𝗶𝗹𝗲»

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