L'ex sindacalista Wlater Giampà

AMANTEA (CS) – L’ex sindacalista Walter Giampà ha esternato una propria riflessione su quanto sta accadendo da mesi in territorio amanteano, per quanto attiene la gestione della cosa pubblica.
«Una estate da dimenticare. Si quest’estate sarà ricordata dai più come la stagione nella quale il “tutti contro tutti” è stato lo sport preferito da una comunità abbandonata ai suoi istinti primordiali da chi era chiamato invece a guidarla lungo una strada difficile che verosimilmente doveva portare alla rinascita del territorio».
E, ancora: «Sapevamo e sapevate che il percorso sarebbe stato difficile per le condizioni in cui si era trovata la comunità dopo tanti anni ma la responsabilità di risanare, di far ripartire la città è solo di chi si è proposto alla sua guida, senza se e senza ma».
Chi ha riposto, l’anno scorso, la propria fiducia «in personaggi, sulle cui doti personali non si discute, non pensava di trovarsi di fronte ad un muro di gomma fatto di alibi inaccettabili come quello “la colpa è di quelli di prima”. Quanti hanno accordato la loro fiducia assistono ormai da un anno ad una gestione urlata, spesso vengono mortificati ed indicati come incivili ed irresponsabili tanto che ormai ne sono convinti da lanciarsi tra loro stessi accuse che certo non rendono giustizia alle loro coscienze».
Si è lasciato che «la propria attività amministrativa venisse rappresentata da una narrazione delle cose da gente che con essa nulla ha a che fare e quando c’è stato bisogno, da ultras da stadio senza alcuna vergogna».
Non sono mancate poi «brutte espressioni linguistiche da parte di rappresentanti istituzionali verso, uomini, donne e BAMBINI per le quali avrebbero fatto bene a se stessi ed alla comunità almeno chiedere scusa».
Secondo l’ex sindacalista «non basta affidare a volontari, ai quali vanno riconosciuti i loro meriti, come non basta organizzare serate di festa affidandosi alla generosità ed impegno di organizzazioni delle quali non tutte riconosciute nel ruolo di aggregazioni sociali, culturali ed anche economiche per definire quanto meno normale ed accogliente la città».
Si è deciso, «con arroganza, cosa è utile per la comunità senza nessun confronto al di fuori di comunicazioni dell’amministrazione fine a se stesse, per mostrare, senza riuscirci, la faccia buona ed avere visibilità agli occhi della gente».
Infine: «Spesso si è affidato il lavoro sporco di denigrare ed insultare chi non riesce a stare dentro il recinto del “pensiero unico”, a squallidi personaggi che usano, senza alcun ritegno, i social. Insomma, ricorderemo quest’estate così come quella dell’anno scorso, ma almeno quella aveva le attenuanti di essere la prima della tanto agognata rinascita».
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