FUSCALDO (Cs) – Un infarto in corso e l’ambulanza che arriva dopo 45 lunghissimi interminabili minuti: si fa strada tra la folla a sirene spiegate, arresta la sua corsa e si scopre, purtroppo, che sull’unità mobile di emergenza e urgenza non è presente il medico. E il paziente muore.
Muore per un presunto “arresto cardiocircolatorio” dopo quasi un’ora e mezza dalla richiesta di aiuto alla centrale operativa del 118.
La tragedia è avvenuta il 13 agosto scorso a Fuscaldo, sulla costa tirrenica cosentina.
La vittima è uno stimato padre di famiglia di 55 anni, Gianni Mazzei, impiegato presso una nota attività commerciale di Paola, fondatore e direttore della banda musicale “San Giacomo” di Fuscaldo.
Il 55enne fuscaldese, che godeva di ottima salute, come dimostra un recente check up sanitario, si stava preparando per un servizio musicale quando ha accusato un malore e ha perso i sensi.
E’ stato adagiato sull’asfalto da amici e colleghi della banda musicale presenti sul posto, che lo hanno assistito per ben 45 minuti, unitamente alla moglie del malcapitato, Sonia Leta, giunta nella immediatezza dei fatti, tentando anche un disperato lungo massaggio cardiaco. A un certo punto il malcapitato ha iniziato a perdere sangue dalla bocca. Un medico avrebbe potuto individuare il problema e agire tempestivamente.
«Gianni era vivo, respirava, lottava contro la morte». raccontano la moglie e altri testimoni, ripercorrendo i fatti e gli atti.
«Ha lottato come un leone dalle ore 17:28 alle ore 18:55, ora del decesso. Quasi un’ora e mezza. Una infinità», è stato fatto presente, come confermano i contatti telefonici e i verbali lasciati in copia ai parenti all’arrivo dei mezzi di soccorso.
Solo successivamente è infatti giunta sul posto una seconda ambulanza, questa volta medicalizzata, unitamente all’elisoccorso da Cosenza con medici e infermieri a bordo. Ma Gianni è morto. E’ morto dopo quasi un’ora e mezza.
In questo lunghissimo arco temporale la sanità calabrese non è stata in grado di salvargli la vita. E ciò, purtroppo, accade sempre più spesso; accade in ogni angolo della Calabria, dove ogni giorno si muore, anche e soprattutto per le inefficienze della politica e delle istituzioni.
Accade per carenza di risorse: non ci sono medici né ambulanze, ma anche per scelte strategiche, visto che i mezzi medicalizzati – è stato riferito da fonti autorevoli e qualificate – vengono impiegati per i semplici trasferimenti di pazienti da un nosocomio all’altro, non riuscendo poi a coprire i casi gravi e improvvisi.
Gianni era padre di due adolescenti di 15 e 13 anni: Gaia e Alex, che nell’afoso tardo pomeriggio di quel maledetto 13 agosto hanno saputo per caso della morte del padre.
La 15enne lo ha appreso da un messaggio whatsapp di condoglianze inviatole da un’amica che aveva saputo della tragedia da un articolo apparso su internet.
Gaia non riusciva a capacitarsi che il suo papà speciale, a cui ripeteva spesso che avrebbe dovuto accompagnarla nel suo primo ballo quando da qui a qualche tempo avrebbe festeggiato i suoi 18 anni, era deceduto qualche istante prima tra le braccia della sua mamma.
Non lo sapeva neanche Alex, che sognava di andare per la prima volta allo Stadio della Juventus assieme al suo eroe, che viveva le sue giornata di continuo e costante confronto con un papà buono, saggio, intelligente, lungimirante, come viene ricordato da tanti.
Un padre che si prendeva cura della moglie e dei figli, con amore e dedizione, e che si occupava anche di formare ragazzini appassionati di musica, spesso togliendoli dalla strada, individuando giovani talenti.
Solo pochi giorni prima della sua morte, Gianni aveva festeggiato in piazza a Fuscaldo paese i 30 anni di vita della banda musicale dalla sua fondazione, riscuotendo un notevole successo di pubblico e numerosissimi apprezzamenti.
«L’ultimo concerto è stato, inconsapevolmente, il testamento spirituale di Gianni per tutti i giovani che suonavano nella sua banda», fa notare oggi una amica della famiglia Mazzei-Leta. Quella banda che, in occasione dei funerali, gli ha reso omaggio in alta uniforme, suonando per il suo fondatore e maestro.
«Gianni ci ha lasciato come eredità non solo ricordi bellissimi e indimenticabili, ma anche l’amore di tantissime persone che ci hanno sostenuto sinceramente in questo momento di dolore straziante», ha scritto su facebook, tra l’altro, Sonia Leta.
Sono stati migliaia, infatti, da tutta la provincia di Cosenza e da varie zone della Calabria, gli attestati di cordoglio giunti a Fuscaldo per la morte di Gianni
«Ringrazio per primi i suoi soccorritori, che hanno cercato di salvargli la vita incessantemente e standomi affianco, non lasciandolo un attimo solo», ha proseguito Sonia Leta.
«A loro – ha concluso – auguro di cancellare le immagini tragiche che abbiamo vissuto, che invece io non potrò mai dimenticare. Fortuna per me aver respirato assieme a Lui per l’ultima volta lo stesso respiro».
g.s.