PAOLA (Cs) – Un’analisi tecnico-politica devastante, quella del medico e direttore sanitario Franco Nunziata, contro politici e amministratori a vari livelli che in questi giorni stanno proponendo la realizzazione dell’ospedale unico del Tirreno cosentino.
Proposta che s’inserisce nel più feroce dibattito della spoliazione dell’ospedale San Francesco di Paola che, in un sol colpo, ha perso l’etichetta di Dea di Primo Livello e quindi la chirurgia, divenendo addirittura stabilimento, mentre il vicino nosocomio “Iannelli” di Cetraro è stato elevato a ospedale di riferimento del Tirreno cosentino.
Ma andiamo alla analisi di Nunziata, addetto ai lavori; un’analisi senza peli sulla lingua, impietosa, che proponiamo di seguito integralmente:
«Non è il caldo afoso di agosto ad avere confuso la mente di qualche sindaco locale con la complicità della consigliera regionale Mannarino che, a sproposito, parlano e scrivono di riorganizzazione ospedaliera proponendo, non si capisce bene, se la costruzione o se la organizzazione di un “ospedale unico” sul Tirreno cosentino; è soltanto il tentativo maldestro, pilotato dall’alto, di decidere di non decidere, di scegliere di non scegliere, di utilizzare ancora la politica a danno del diritto alla salute dei nostri concittadini.
Se non si riesce a realizzare l’ospedale unico dello Ionio, il cui progetto lo abbiamo presentato circa 15 anni orsono; se gli stessi ritardi si stanno verificando sulla Piana di Gioia Tauro e a Vibo; se non ci si riesce a mettere d’accordo sul sito dove dovrà essere costruito il nuovo ospedale di Cosenza; se io stesso, in qualità di componente della commissione di collaudo in corso d’opera del più grande ospedale del Meridione, ho visto completato l’Ospedale del Mare di Napoli dopo 12 anni da quando è stata posta la prima pietra; come fa qualche sindaco locale, improvvisamente improvvisatosi esperto di organizzazione sanitaria, ad ipotizzare, senza, peraltro, spiegarci come, dove e quando, la costruzione o la riconversione dei tre ospedali già esistenti sul Tirreno cosentino in un “ospedale unico”?
E’ chiara la improvvisazione, la impreparazione, la smania di protagonismo, la incapacità di dover fare scelte coraggiose rispetto ai campanilismi, oppure la volontà di non fare nulla per favorire verosimilmente qualcuno sulla pelle di chi soffre e di chi muore per mancanza di posti letto, di attrezzature e di pronto intervento.
Se lo sono chiesti questi pochi e non certamente “molti” sindaci e la consigliera regionale Mannarino che, impropriamente, definisce “negazionista” chi non la pensa come lei, definisce “grande cambiamento” una proposta che non ha nulla di tecnico e di scientifico ed offende i pazienti (fin troppo pazienti) e noi operatori della sanità, affermando che, in tale materia, “i primi cittadini sono la fonte più accreditata”: che ne sanno i sindaci delle ansie, delle preoccupazioni di ammalati e familiari che devono aspettare mesi e mesi per avere un referto ecografico, cardiologico, vascolare, cerebrale, oncologico, ecc…?
Che ne sanno loro del dolore che prova un paziente che rimane in attesa di un ricovero nel corridoio di un Pronto soccorso per intere giornate e nottate o del disagio di quei familiari del Tirreno cosentino che si vedono ricoverati i loro cari in un ospedale dello Ionio o di un’altra Regione?
Che ne sanno delle difficoltà che incontriamo, ogni giorno, noi operatori sanitari quando chiamiamo il 118 per una emergenza – urgenza e ci vediamo arrivare, spesso con notevole ritardo, una autoambulanza senza medico e senza infermiere?
E c’era proprio bisogno di “lanciare l’idea dello ospedale unico” per sopperire alla “mala gestione della politica del passato”? Proprio quella che sindaci e consiglieri regionali hanno determinato e stanno continuando a determinare fino ad essere, ormai, arrivati al collasso dell’assistenza sanitaria pubblica in Calabria e sul Tirreno cosentino?
Quanti morti che si potevano evitare hanno sulla loro coscienza sindaci, ex ed attuali consiglieri regionali!
Sono queste le persone meno indicate a parlare o scrivere mentre la gente continua ad ammalarsi ed a morire per la loro manifesta incapacità.
I morti non possono parlare, ma noi operatori sanitari possiamo, certamente, dire come si fa a risolvere il problema, aldilà di ogni piano di rientro o di riordino della rete ospedaliera, di ogni sentenza del Tar e di ogni commissario al servizio della politica che, di volta in volta, governa la Regione Calabria.
Nella sanità non ci possono essere “tesi o antitesi” politiche, ma professionalità, esperienze e competenze tecniche che sappiano raggiungere l’obiettivo delle tre E (efficienza – efficacia – economicità).
Se questa “illuminata” proposta davvero sarà capace di “unire tutti i sindaci del Tirreno a prescindere dai colori e dalle appartenenze” ed io aggiungo anche dalle faziosità e dai campanilismi, siamo veramente nella fase della fantascienza, oppure della malafede, cosa che voglio scongiurare per il rispetto che si deve alla malattia ed alla sofferenza umana».