CATANZARO – E’ morto ieri sera, all’età di 57 anni, il giornalista calabrese Antonello Troya.
Originario di Belvedere Marittimo, Troya era ricoverato a Cetraro da Ferragosto ed è deceduto nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Catanzaro, dove era stato trasferito in elisoccorso per l’aggravarsi delle sue condizioni di salute.
Era in dialisi da tempo.
Antonello Troya era giornalista pubblicista iscritto all’Ordine della Calabria dal 30 gennaio 1999 e attualmente gestiva il sito online di notizie “Lo Strillone News”, da lui fondato.
E’ stato redattore del quotidiano La Provincia Cosentina, successivamente rilevata da un soggetto giuridico di cui lo stesso Troya era socio, diventando anche direttore responsabile della medesima Testata.
Ha lavorato per Il Domani della Calabria ed è stato collaboratore della Gazzetta del Sud e del Quotidiano della Calabria. Ha lavorato in diversi uffici stampa.
Era un cronista d’assalto, coraggioso e puntiglioso, che dava fastidio al potere e spesso vestiva anche i panni dell’opinionista, offrendo scritti pungenti ma sempre continenti, sollevando importanti dibattiti politici, soprattutto nella sua Belvedere Marittimo.
Profondo cordoglio viene espresso alla moglie Elvira e ai colleghi che gli sono stati sempre vicini dal segretario generale della Figec Cisal, Carlo Parisi, che lo ricorda come «una voce fuori dal coro sempre pronta a denunciare disservizi e intrallazzi e bacchettare i responsabili di sfascio e degrado».
«Quando lo scorso anno abbiamo fondato la Figec Cisal – ricorda ancora Parisi – Antonello è stato tra i primi a chiamarmi mettendo a disposizione del sindacato la sua grande esperienza professionale e umana e la sua grande attenzione per la valorizzazione dei giovani. E più volte, in questi mesi, ha offerto il suo contributo di idee per fare uscire dall’isolamento i colleghi costretti a lavorare senza alcun tipo di tutela in territori difficili come quello dell’Alto Tirreno Cosentino».
«Antonello, nonostante l’aggravarsi delle sue condizioni fisiche, non ha mai perso la voglia di progettare il futuro, supportato dal grande senso dell’umorismo che lo contraddistingueva.
Nei suoi dialoghi intercalava ironiche battute anche davanti al più grave e difficile dei problemi. Era un combattente e soprattutto una persona vera, pronta sì a contestare e argomentare quello che non condivideva, ma a rimboccarsi le maniche quando c’era da fare qualcosa o aiutare qualcuno. Mancherà a tutti», ha concluso Carlo Parisi.