Giovanni Manoccio

ACQUAFORMOSA (Cs) – Lettera aperta al presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto da parte di Giovanni Manoccio, presidente dell’associazione Don Vincenzo Matrangolo E.T.S.e già Sindaco di Acquaformosa

«Signor Presidente – si legge nel documento – ho aspettato del tempo prima di intervenire nel merito delle sue dichiarazioni sulle tematiche dei flussi migratori, trovandole, come al solito, semplicistiche e prive di soluzioni valide, che tutelino i diritti delle persone che arrivano nel nostro Paese».

La Regione Calabria, «fin dal 2009, ha approvato una legge, la 18, prima in Italia, sull’accoglienza e sull’integrazione. A tutt’oggi, nessun finanziamento è stato previsto per dare attuazione a quella legge, tranne nel 2018 con un bando a cui hanno partecipato i tanti comuni della Regione».

In Italia esiste «un sistema pubblico dell’accoglienza, il SAI, già SPRAR e SIPROIMI, che vede l’adesione, volontaria, dei Comuni. Quel sistema consente l’accoglienza diffusa di nuclei e singoli, seguiti da équipe multidisciplinari, composte da professionisti in varie discipline, che oltre a evitare l’assembramento in grossi centri di accoglienza, consente un’accoglienza dignitosa ai cittadini stranieri e la loro reale integrazione sul territorio nazionale».

Il sistema SAI «viene avversato dai suoi alleati di governo, che privilegiano l’accoglienza straordinaria gestita dalle Prefetture, nei CAS; quella nei CAS è una accoglienza che produce solitudine, frustrazione e senso di smarrimento negli ospiti, che vedono fallire i loro progetti di vita. Gli enti gestori dei CAS, inoltre, sono stati spesso al centro di indagini da parte delle procure italiane per reati quali truffe ai danni dello Stato, data anche l’improvvisazione e assenza di esperienza di chi gestisce quei centri».

«Nelle sue recenti dichiarazioni parla di integrazione, ed è per questo che la invito a visitare i nostri progetti SAI, si renderà così conto di come il sistema pubblico di accoglienza vada difeso e ulteriormente rafforzato, soprattutto per quanto riguarda i Minori Stranieri non Accompagnati».

La legge Zampa prevede «una tutela rafforzata per i minori e obbliga a una accoglienza in progetti ad essi specificamente dedicati, che eroghino servizi quali la scolarizzazione, l’accompagnamento legale, sanitario, la mediazione linguistica culturale e percorsi di studio e lavoro».

E, ancora: «La sua proposta di affidare i minori alle famiglie povere della Calabria la derubrico come una semplice battuta infelice, anche perché una famiglia povera non potrebbe garantire in alcun modo, ai minori stranieri, la presenza di figure specialistiche come gli assistenti sociali, gli educatori e gli psicologi, che hanno gli strumenti e la professionalità per intervenire sulle vulnerabilità e sui traumi che quei ragazzi si portano dietro e soprattutto gli operatori legali per l’accompagnamento alla commissione per il riconoscimento della protezione internazionale».

La realtà è che «molti minori vagano per le strade della Calabria e molti altri, in violazione della legge Zampa, vengono trattenuti nel Cara di Isola Capo Rizzuto dove soggiornano per più mesi. Anche le dichiarazioni del Garante dell’infanzia della Regione Calabria non aiuta ad affrontare le problematiche, se si afferma che le colpe sono sempre e solo dell’Europa, assolvendo tutti gli altri».

Per far fronte a tutte queste emergenze, «il Governo dovrebbe bandire l’allargamento della rete SAI-MNSA per 5.000 posti così come richiesto dall’Anci, già a inizio anno, per garantire l’accoglienza, l’accompagnamento e quei servizi minimi ai minori stranieri non accompagnati, senza abbandonarli a se stessi, spesso per strada».

«Lei, Signor Presidente, può farsi carico di tutto ciò, invitando il Governo a provvedere in tal senso. Se si continuerà ad affrontare il fenomeno delle migrazioni pensandolo solo come un’emergenza, i risultati saranno sempre gli stessi, deludenti e a volte tragici. Una inversione è possibile, se la approssimazione e gli stupidi sentimenti razzisti lasciano il posto alla programmazione e alla difesa dei diritti umani».

Infine: «“Gli esempi di come si può fare sono già nella nostra stessa storia”, afferma Lei nell’articolo di giorni fa, io le ribadisco che gli esempi di buona accoglienza li ritroverà nei tanti progetti SAI, dove operatori, cittadini stranieri e le comunità che li accolgono, convivono quotidianamente, trovando soluzioni, creando nuove prospettive, evitando ogni disagio sociale, riportando nel binario della civiltà e della tutela degli esseri umani il fenomeno migratorio, un fenomeno ordinario che solo una politica cieca e approssimativa lo presenta, e affronta, come un fenomeno emergenziale».

stefaniasapienza@calabriainchieste.it