Una strada del centro storico di Catanzaro

CATANZARO –consiglieri comunali Gregorio Buccolieri e Daniela Palaia intervengono sulla decisione assunta dall’esecutivo di Nicola Fiorita di realizzare l’isola pedonale al centro storico.
«Negli ultimi dieci anni, secondo una recentissima indagine della Confcommercio, nei centri storici italiani sono spariti centomila negozi. Un’ecatombe che non ha risparmiato nessuno, dalle Alpi alla Sicilia».
Si pensi che «nel ricco ed opulento Veneto, i centri storici dei sette capoluoghi di provincia – Venezia compresa – hanno perso duemila negozi nello stesso arco temporale. A Treviso, che è una città grande quanto Catanzaro, è una moria di negozi e hanno poco tempo fa chiuso anche lo storico Caffè Biffi e la libreria Einaudi che ha resistito per mezzo secolo. Le uniche attività che non sembrano soffrire nei centri storici sono, sempre secondo l’indagine di Confcommercio, le farmacie e i negozi di telefonia. E naturalmente il food».
E, ancora: «Il “mal comune mezzo gaudio” non ci consola, ma pensiamo che montare un “caso Catanzaro”, quasi che fosse l’unico centro italiano a perdere pezzi nel centro storico, sia un esercizio retorico che mira solo a contrastare l’attuale Amministrazione che, secondo alcuni, sarebbe responsabile di un declino iniziato proprio 30 anni fa per la scelta di quella classe dirigente di spezzare in tre la nostra Provincia».
E’ curioso oggi osservare che «protagonisti di quella stagione politica, che fece nascere le Province di Crotone e Vibo Valentia, privando il centro storico di almeno duemila persone al giorno frequentanti i palazzi della Provincia, della Prefettura, della Questura, si disperano per la desertificazione del centro storico».
Nessuno «si illudeva di cambiare le cose in appena un anno, tra l’altro all’indomani di una pandemia devastante che ha messo in ginocchio tutte le attività commerciali. Nessuno si illudeva di competere con un mercato e-commerce che propone gli stessi articoli con una scontistica che arriva al 30-40% e te li recapita comodamente a casa. Né di competere con centri commerciali che ormai sono diventate anche vere e proprie città del divertimento».
C’è invece in questa Amministrazione una consapevolezza: «il centro storico così com’è stato immaginato fino ad ora non esiste più, se non nella memoria dei nostalgici che fanno fatica ad orientarsi nel mondo moderno». 
Il sindaco Fiorita «lo ha detto nelle sue dichiarazioni programmatiche, il centro storico pullulante di impiegati non potrà più tornare (anche se le principali funzioni amministrative vanno difese e salvaguardate) e bisogna ridisegnarlo, puntando sul food, sulla tradizione, sull’ambiente, sull’artigianato, sul sistema culturale e dell’alta formazione. E’ questa la visione di un centro storico che dovrà pullulare di giovani, di famiglie, di studenti universitari, di turisti quando avremo la capacità di attirarli e soprattutto se saremo capaci di compiere le scelte giuste».
«La nuova galleria Mancuso, l’area dei Giardini Nicholas Green, le gallerie del San Giovanni, Palazzo Fazzari, gli insediamenti artigianali che dovremo favorire concretamente, i teatri, il Conservatorio e l’Accademia di Belle Arti, l’auspicabile potenziamento dei corsi di specializzazione dell’UMG, la riapertura del Duomo, la valorizzazione dei beni artistici, storici, monumentali e ambientali rappresentano altrettante tessere di un mosaico che avrà bisogno di tempo per essere completato».
E allora anche «l’isola pedonale permanente, in un tratto significativo del corso, rappresenta un forte segnale di novità che certamente aprirà polemiche, inizialmente avrà molti contrari, ma darà il segno di un centro storico che cambia pelle. L’isola da sola non basta, è vero. C’è tanto da lavorare nella viabilità, nel sistema dei parcheggi, nell’arredo urbano, negli incentivi per gli operatori commerciali».
La vera novità è che «finalmente c’è un’intesa di massima tra Amministrazione e commercianti. Questi ultimi sembrano consapevoli che o si cambia o si muore. I toni dell’ultima riunione sull’isola pedonale sono stati collaborativi e costruttivi. Chi invoca studi specialistici o faraonici piani da affidare alle Università, in realtà non vuole che l’isola si faccia, rinviando magari di qualche decennio questa soluzione adottata da tutte le città italiane».
Infine: «La gente, sondaggi o non sondaggi, vuole potere passeggiare in centro, senza il terrore di essere investita o respirare il gas degli scarichi. E d’altronde, se decenni di circolazione libera sul corso e parcheggi selvaggi non sono serviti ad evitare le chiusure oggi lamentate, come si può avere paura di un’isola pedonale peraltro molto ridotta? Si remi tutti nella stessa direzione, mettendo anche nel conto possibili errori, ma si mettano da parte prediche che non hanno nessuna utilità».
stefaniasapienza@calabriainchieste.it