CASTROVILLARI – Una intensa giornata di contatto e approfondimento della casa circondariale di Castrovillari ma soprattutto una riflessione a tutto tondo sul mondo delle dipendenze e la vita dietro le sbarre.
La tappa castrovillarese (la seconda in Calabria) del “Viaggio della speranza – Visitare i carcerati” l’iniziativa promossa da Nessuno tocchi Caino in collaborazione con l’Osservatorio Carcere dell’UCPI e le Camere Penali territoriali, ha rilanciato la necessità che sulle tossicodipendenze l’ordinamento giudiziario debba mettere in atto gli strumenti contemplati ma non realizzati di fatto sul campo.
Nel corso della conferenza svolta nell’aula magna dell’ordine degli avvocati nel Palazzo di Giustizia dal tema “Carcere e tossicodipendenza: la pena diventa doppia” è stata proprio la presidente nazionale di Nessuno tocchi Caino, Rita Bernardini, a sottolineare come «lo Stato non ti da gli strumenti per affrontare questo tipo di problema».
L’ordinamento italiano ha una legge dal 2006 «ma non la facciamo funzionare» ha ribadito la deputata rimarcando che il tossicodipendente «non ha alcun giovamento dallo stare in carcere» e non ci dovrebbe stare proprio perché si pensa a doverlo dislocare in altre strutture non detentive, in più questo tema aiuterebbe a «ridurre il sovraffollamento» oggi esistente.
Servirebbe un «investimento serio sulle comunità terapeutiche» o realizzare una rete inter istituzionale di assistenza che oggi appare difficile anche perché – come ha sottolineato il direttore del Ser.D di Castrovillari, Domenico Cortese, «in un periodo di restrizione soprattutto in ambito sanitario a pagare sono sempre i più deboli e i sistemi di prossimità assistenziale».
Ad introdurre la riflessione sul tema di strettissima attualità sono stati la presidente dell’ordine degli avvocati di Castrovillari, Nicoletta Bauleo, la quale ha elogiato la «battaglia di civiltà» svolta da Nessuno tocchi Caino che sono «pungolo per lo Stato» al servizio di una «giustizia senza ritorsione»; il presidente della Camera Penale, Liborio Bellusci, che ha invece messo l’accento sulla «sofferenza» che vivono i detenuti tossicodipendenti «per la mancanza di assistenza» nelle strutture detentive; e il procuratore capo Alessandro D’Alessio il quale ha voluto ribadito che «non deve passare la logica che il carcere sia elemento di difesa sociale» ma bisogna lavorare perché sia spazio per «integrarsi quanto più possibile» ma spesso «gli strumenti che abbiamo a disposizione sono insufficienti».
Carcere e tossicodipendenza diventano cosi «un binomio esplosivo» ha ribadito il sostituto procuratore Antonino Iannotta proprio per l’assenza di strutture alternative che permettano la giusta condizione di vivibilità e assistenza per persone con questa patologia.
Per questo anche Luca Muglia, garante dei detenuti della regione Calabria, ha ribadito che «bisogna affinare lo sguardo su questi temi occupandosi e preoccupandosi sempre più dei diritti». Elisabetta Zamparutti e Sergio D’Elia, rispettivamente tesoriere e segretario di Nessuno tocchi Caino hanno posto l’accento sulla giustizia che «se non contempla la grazia diventa spietata» e la «insostenibile e insopportabile» presenza del 40% di detenuti tossicodipendenti nelle carceri italiani che supera anche la media mondiale (ferma al 22%).
E’ stato invece Luigi Bloise, responsabile dell’area trattamentale della casa circondariale di Castrovillari, a parlare di una «giornata utile ad esaminare dati che spesso non ci fermiamo a guardare» e avanzare la proposta di consolidare «una attenzione su una filiera istituzionale» che aiuti lo sviluppo di assistenza e risposte alle problematiche dei detenuti che manifestano dipendenza.
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