Home Calabria Dal “fantomatico” ospedale unico al mancato potenziamento dello Spoke Paola-Cetraro

Dal “fantomatico” ospedale unico al mancato potenziamento dello Spoke Paola-Cetraro

Colpo: «Della struttura sanitaria unica non è fatto cenno in alcun documento ufficiale. Mai realizzati i tre ospedali unici previsti sin dal 2007. Urge potenziare al massimo lo spoke Paola-Cetraro»

181
0

PAOLA (Cs) – I giovani attivissimi componenti dell’associazione “Colpo”, protagonisti in questi anni di tante belle iniziative, dibattiti e proposte di sviluppo sul territorio paolano e nel suo hinterland, offrono una articolata analisi in tema di sanità territoriale, toccando l’argomento del «fantomatico ospedale unico» e del «mancato potenziamento» dell’ospedale spoke Paola-Cetraro.

«Il futuro è ora: diritti per tutti e tutte», è la frase conclusiva dell’analisi del Colpo, riassuntiva della esposizione inserita di seguito:

«Ospedale unico, problema cronico».

«Sopo aver partecipato a diverse iniziative sulla riorganizzazione della rete ospedaliera regionale, stiamo seguendo la proposta sull’Ospedale Unico del Tirreno Cosentino, alla quale ha fatto seguito il sostegno di un discreto numero di amministratori.

L’idea di un Ospedale unico del Tirreno, così come narrato dai suoi promotori sulle pagine dei giornali, sembrerebbe un progetto all’ordine del giorno, nei piani della Regione Calabria, invece, come è facile verificare, di piano di investimento e di risorse utili per costruire questa moderna e fantasticata struttura non è fatto cenno in alcun documento ufficiale.

Di investimenti reali, invece, hanno goduto tre Ospedali Unici, previsti sin dal 2007, i quali, al presente, dovrebbero essere completi e operativi: quello della Sibaritide, di Gioa Tauro e di Vibo Valentia.

Per Vibo Valentia era stata preventivata una spesa di 190 milioni di euro, per 339 posti letto; per Gioia Tauro, con uguale numero di posti letto, una spesa di 158 milioni di euro; per quello della Sibaritide, 376 posti letto, 144 milioni di euro, con un aumento, rispetto al 2014, di 42 milioni per lievitazione costi delle materie prime.

Lo stato delle cose al 31 marzo 2023, cioè dopo ben sedici anni, è il fantasma di una chimera!

Basti pensare che l’Ospedale Unico della Sibaritide, con lo stato dei lavori più avanzato, risulta ancora fermo al 24% della sua realizzazione.

In virtù della stringente necessità di ricevere risposte certe e celeri ai bisogni della collettività, siamo profondamente convinti che la soluzione migliore, più efficace ed efficiente, sia quella di potenziare al massimo le due strutture dello Spoke Paola-Cetraro, non cadendo però in una sterile lotta campanilistica e provinciale, ma tutelando e incentivando la qualità dei servizi di entrambe le sedi ospedaliere.

Inoltre, la domanda che sorge spontanea è quella di come potrebbe una struttura unica risolvere i problemi strutturali, organizzativi e di risorse umane? Proprio queste ultime, attualmente, sono la principale causa del malfunzionamento, per la mole di lavoro cui gli operatori devono far fronte, in assenza di adeguati investimenti che garantiscano le necessarie assunzioni e insieme la dotazione di adeguati strumenti diagnostici.

Infatti la struttura unica, con circa trecento posti letto, sebbene richieda un ingente investimento pubblico, che si aggira mediamente attorno ai 200 milioni di euro, non è garanzia di efficienza mancando le basi strutturali che abbiamo appena citato.

Si pensi, piuttosto, a utilizzare un Ospedale di confine regionale come quello di Praia a Mare, che andrebbe finanziato, potenziato e messo a regime per evitare migrazioni sanitarie che nell’alto Tirreno sono diventate quasi la prassi.

Proprio su questo, recentemente, il sindaco di S.Maria del Cedro, Ugo Vetere, ha manifestato le sue perplessità su quella che sembra più una proposta da campagna elettorale, e una sfida campanilistica, che un progetto per la tutela effettiva della salute di cittadini e cittadine.

Il punto nodale di tutta la questione della sanità in Calabria riguarda, ancora una volta, gli interessi dei privati che usufruiscono dell’accreditamento presso il Sistema Sanitario Nazionale, generando un cortocircuito istituzionale, il quale spinge ad abbandonare le strutture ospedaliere pubbliche per ricorrere alle strutture socio sanitarie accreditate.

Sono 171, solo nella provincia di Cosenza, le strutture socio sanitarie accreditate, un numero esorbitante rispetto alle strutture pubbliche del territorio.

È necessario un ridimensionamento delle risorse, nei confronti delle strutture accreditate, per investire nel settore pubblico attraverso assunzioni di nuovo personale, creando una progressione di carriera più attrattiva per gli operatori sanitari, procedendo all’acquisto di dispositivi diagnostici all’avanguardia e programmando una formazione continua del personale, che possa consentire il pieno utilizzo delle strumentazioni di nuova generazione.

Non possiamo inoltre tacere sulle Grandi Opere pubbliche e sulla loro gestione in Calabria, visto che si distinguono per ritardi, prebende e clientelismo di vario genere.

Alla fantasia delle opere del futuro, alla cementificazione, alla speculazione edilizia e alle trovate di amministratori e rappresentanti istituzionali abbiamo la necessità di rispondere con una boccata di sano realismo e di riscatto.

Una sanità realmente pubblica e gratuita, celere e dignitosa passa necessariamente per gli investimenti in formazione e assunzioni stabili, per l’efficientamento della rete esistente e il potenziamento dei piccoli centri con sedi di primo soccorso, per l’attenzione alla medicina del territorio, di cui ci si ricorda solo quando scoppia una pandemia.

Nell’attesa di un fantomatico ospedale unico, noi cittadini e cittadine abitiamo questa terra come fantasmi, viviamo malasanità e vediamo calpestati i nostri diritti quotidianamente», concludono.