Altre due persone sono state iscritte nel registro degli indagati per la morte diCarmine Costa
, fruttivendolo di Corigliano Rossano, in provincia di Cosenza, finito in rianimazione a giugno dopo un violento pestaggio e morto il 19 settembre scorso.
Il dato emerge contestualmente all’esecuzione dell’autopsia sul corpo della vittima: poiché si tratta di un’esame irripetibile, la Procura di Castrovillari ha recapitato ai due un avviso di garanzia. Un atto a loro tutela, che gli dà la possibilità di nominare un perito. Gli indagati sono entrambi di Corgliano e hanno 58 anni e 56 anni.
A loro carico non è stata ancora avanzata alcuna contestazione. L’autopsia mira a definire pienamente le cause della morte di Costa per verificare se vi sia un nesso con il pestaggio avvenuto tre mesi prima. In quel caso, la contestazione per le persone coinvolte potrebbe essere di omicidio volontario. Al momento, l’accusa nei confronti di quello che finora era l’unico indagato, il 44enne Salvatore Lagano, in carcere dal 29 luglio, è di tentato omicidio.
Lagano è finito in carcere sugli sviluppi delle indagini dei carabinieri del reparto territoriale di Corigliano Rossano, diretti dal maggiore Marco Filippi. A coordinare il lavoro investigativo è il pm della Procura di Castrovillari, Veronica Rizzaro. I due fratelli Campana sono finiti nell’inchiesta perché avrebbero avuto contatti con Lagano.
Carmine Costa dopo giorni sospeso tra la vita e la morte si era risvegliato dal coma e aveva iniziato una lenta riabilitazione in un centro specializzato. Poi l’improvviso decesso che ha indotto la Procura della Repubblica di Castrovillari a disporre il sequestro della salma per procedere con l’autopsia (Ansa)