PAOLA (Cs) – Una notizia che gela i circa 1500 operai idraulico forestali di molti consorzi di bonifica calabresi e le loro famiglie: la Regione Calabria non può adottare alcun decreto e per vedersi accreditare gli stipendi dal mese di agosto e fino a dicembre (tredicesima compresa) ci vorrà gennaio 2024, quando sarà operativo il Consorzio unico.
Salvo “miracolo” in corso d’opera, aggiungiamo noi. Quale potrà essere tale miracolo? Una sentenza di uno dei tanti tribunali civili aditi da nove degli undici consorzi calabresi o, meglio ancora, una soluzione politica che, allo stato, tarda ad arrivare.
I lavoratori sono fortemente preoccupati.
Calabria Inchieste ha ricevuto diciassette telefonate da ieri a oggi con la richiesta di interessarsi del loro dramma.
Dramma di cui si torna a parlare da un paio di giorni (https://www.calabriainchieste.it/2023/10/09/consorzi-calabresi-1500-lavoratori-senza-stipendio-flai-cgil-allattacco-ipotesi-di-danni-esistenziali/), dopo che il problema, già registrato nei mesi scorsi con tre mensilità arretrate (https://www.calabriainchieste.it/2023/10/09/lavoratori-forestali-ancora-senza-stipendio-appello-allassessore-regionale-gianluca-gallo/) era stato poi risolto per volere dei politici e dei tecnici della Regione Calabria.
Ma partiamo dall’origine.
Causa di questi ritardi è un pignoramento dell’Agenzia delle entrate per 2,4 milioni di euro a carico sia delle tesorerie di quasi tutti i consorzi calabresi e sia della Regione Calabria (https://www.calabriainchieste.it/2023/07/17/consorzi-di-bonifica-lavoratori-ridotti-alla-fame-e-gli-onorevoli-tentennano/).
Pignoramenti scattati per debiti che gli Enti sovracomunali non sono riusciti ad onorare negli anni, verosimilmente per l’incapacità di quei raccomandati della politica (e non solo) che vengono nominati di volta in volta per guidare tali Enti e che non pagano mai di tasca propria.
L’incapacità di questi soggetti, e quindi della politica regionale degli ultimi decenni (responsabile anche dello sfascio della sanità), ha determinato in gran parte tale stato di cose.
Il riferimento, per essere più precisi, è a quei cerimonieri che vivono di pennacchi, pasticcini e tagli di nastro, che si vedono ogni giorno sulla stampa – anche su Calabria Inchieste – indossare l’abito della prima comunione per sfilare in passerella, salvo poi perdersi nel nulla quando c’è bisogno di concretezza e di risolvere i problemi.
Il lettore si sarà chiesto quanto percepisce un presidente di regione? O un assessore? O un dirigente? Una barca di soldi, dieci/quindici volte più dello stipendio di un forestale. E vengono pagati tanto anche per risolvere problemi complessi, come quello venutosi a creare. Quindi non è azzardato sostenere che è colpa della politica se è accaduto tutto ciò ed anche se vi è la oggettiva incapacità di risolvere (anche) tale problema.
Ma torniamo al merito dei fatti.
Ad oggi sono maturate due mensilità arretrate e, secondo quanto riferito ai lavoratori, per sbloccare la situazione ci vuole gennaio. Ciò vuol dire che se non si trova un escamotage in tempi brevi, gli operai resteranno senza gli stipendi di agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre più tredicesima.
I politici regionali al potere, quelli che una somma di denaro pari a uno stipendio di operaio forestale la incassano in due/tre giorni, potendo avere garantita una enorme indennità, sembrano essersene lavati le mani, scaricando sui tribunali, visto che i Consorzi hanno agito in giudizio contro l’Agenzia delle Entrate per avere lo sblocco dei fondi.
Ma i tempi della giustizia li conosciamo tutti (comunque a Paola il giudice ha preso in decisione una causa, che riguarda il solo Valle Lao), mentre il rischio di un rigetto della istanza di parte è una ipotesi da non sottovalutare. E in tale scenario, come verrebbero pagati i lavoratori?
Ecco perché si rende necessaria una soluzione politico-burocratica, simile a quella trovata lo scorso luglio; soluzione che ora i dirigenti di settore si rifiutano di attuare per scongiurare di essere citati per danno erariale.
E la politica che fa? Latita. Nessuno risponde più ai telefoni, nemmeno i cerimonieri, quelli che piombano in ogni località della Calabria in occasione di mangiate ed elezioni a vari livelli.
I lavoratori, dunque, sono preoccupati: chiedono l’intervento dei Prefetti perché la situazione, già a dir poco drammatica, potrebbe sfuggire di mano. Mancano i soldi per campare, per vivere.
La patata bollente, dunque, ritorna nelle mani dell’assessore regionale Gianluca Gallo e del governatore Roberto Occhiuto. Attendiamo chiarimenti di merito da parte della Regione Calabria (info@calabriainchieste.it).
A Paola, in particolare, i circa 80 operai forestali e le loro famiglie si dicono sbalorditi per il silenzio sulla vicenda sia del sindaco Giovanni Politano e sia del consigliere regionale Sabrina Mannarino, eletta sul territorio e della stessa parte politica di Occhiuto e Gallo.
«E’ grave che nessuno si interessi di questo nostro dramma, soprattutto loro che rivestono ruoli tali da poter battere i pugni sulle scrivanie che contano. Attendiamo fiduciosi un loro interessamento», concludono.
Continueremo a seguire la vicenda. Chi vuole replicare o, perché no, smentirci: info@calabriainchieste.it