Il commissariato di Paola

PAOLA – Questa mattina gli agenti della Squadra di Polizia giudiziaria del Commissariato di Paola, diretto dal commissario capo Elga Rossignuolo, su indicazione del Tribunale di Catanzaro, hanno eseguito una ordinanza di custodia carceraria nei confronti di 41enne di Paola, accusata di aver spinto le due figlie minori a prostituirsi. 

La donna era già stata condannata in primo e secondo grado e questa mattina la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentata dai legali della 41enne. In virtù di ciò la sentenza è passata definitiva e la donna è stata riportata in carcere.

La stessa è stata accusata di aver «in più occasioni», indotto le due figlie a prostituirsi «spingendole ad incontrare» un anziano «e ad avere rapporti sessuali con lui consistiti in palpeggiamenti delle zone erogene, in cambio di corrispettivi costituiti da piccole somme di denaro e di altre utilità, nella specie pacchetti di sigarette, vestiti e generi alimentari vari, che venivano da lei percepiti». 

Fatti che l’autorità giudiziaria ha contestato dal giugno del 2019 al 17 maggio 2021. In un altro capo d’accusa, invece, gli investigatori hanno circoscritto le stesse modalità illecite, nei confronti di una delle due figlie minori, nei comuni di Cetraro, Paola e Rosarno, in un periodo compreso tra giugno 2019 e settembre 2020.  

Sconcertante, il racconto reso all’epoca dei fatti dall’anziano di Paola, finito agli arresti domiciliari nella prima ordinanza (poi scarcerato). L’uomo infatti aveva riferito di aver conosciuto la donna circa sei anni fa e «nel corso del nostro rapporto di amicizia, mi ha più volte detto che la figlia si prostituiva, mi è venuta la curiosità di capire se fosse vero. Per cui è successo in diverse circostanze che, mentre eravamo in macchina sul lungomare in zone isolate» le ha palpeggiato una zona erogene. 

Questi incontri sarebbero terminati con regalie di ogni tipo. Quando una delle due ragazzine che incontrava le avrebbe chiesto una somma di denaro per mostrarle altre zone intime, l’uomo aveva dichiarato di essersi rifiutato di farlo e «ho deciso di non vedermi più con lei». 

Con l’altra sorella, la storia sarebbe andata in modo diverso. Infatti, l’anziano, oltre ad aver riferito che la mamma delle due vittime le avrebbe raccontato che la figlia andava a prostituirsi anche a Rosarno e a Cetraro, seppur fosse fidanzata con un ragazzo di Cosenza, aveva sottolineato che la ragazzina, una volta ottenuto ciò che le chiedeva la madre – spesa, sigarette e soldi – «cercava in tutti i modi di allontanarsi», ammettendo di aver provato a toccarla ma escludiato paolaendo che la vittima avesse compiuto atti sessuali con lui. 

Quando la Dda di Catanzaro aveva perquisito l’abitazione la donna aveva cercato di far passare l’anziano per un pedofilo. Ma il gip aveva fatto emergere come ci fosse «un evidente discrasia tra le dichiarazioni» della donna e quanto riscontrato nelle intercettazioni. Quantunque la donna dichiari che» l’anziano perseguiti una delle due figlie «cercando in ogni modo di incontrarla nonostante lei dica alla figlia di evitare di frequentarlo, dalle intercettazioni emerge un quadro totalmente opposto, in cui» è la 40enne di Paola «a sollecitare la figlia a incontrarsi con l’anziano». 

Il gip Paris, oltre ad valutare il narrato dell’uomo come «lineare, privo di contraddizioni e soprattutto ampiamente confessori rispetto al segmento di responsabilità a lui specificatamente riferibili nell’odierna vicenda» evidenziava le presunte responsabilità della mamma che avrebbe consigliato alle figlie come comportarsi con l’uomo. 

«E’ la stessa donna a suggerire alle figlie tecniche idonee a scongiurare indiscrezioni e chiacchiericcio sull’ingombrante presenza» dell’anziano, come ad esempio l’escamatoge di non sedersi sul sedile anteriore quando sono in macchina con lui». 

A ciò si erano aggiunte le altre dichiarazioni rese da ragazzi sentiti dal commissariato di Paola che avevano rivelato come la donna li avesse contatti per sollecitare incontro con le figlie, ma che gli stessi hanno rifiutato. 

In conclusione, il gip Paris, sospendendo la responsabilità genitoriale della donna, aveva nominato un curatore speciale delle due ragazze, individuato in un legale del foro di Catanzaro.