COSENZA – All’ospedale Annunziata di Cosenza un day hospital (leggasi: “ricovero diurno”) lungo dieci mesi: l’odissea di un bambino obeso (e diabetico) per cercare di ottenere una cura, tra errori, rinvii e perdite di tempo.

La curva glicemica effettuata due volte per una “dimenticanza” del reparto.

Dal 2 gennaio scorso, data del “ricovero” in day hospital (in italiano “ricovero diurno”), ancora non si intravede la fine. Benvenuti in Calabria.

In una lettera aperta inviata al ministro della salute Orazio Schillaci, al Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, al Direttore dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, Vitaliano De Salazar, ma anche alla Garante della Salute Anna Maria Stanganelli e alla Presidente della Commissione Sanità Pasqualina Straface, una madre disperata denuncia (e documenta) l’odissea vissuta dal figlio 12enne per cercare di ottenere una diagnosi e una cura.

Nella missiva, tra l’altro, si legge: «Mio figlio, di 12 anni, in seconda media è stato oggetto di episodi di bullismo a causa dei suoi cento chili di peso (situazione portata all’attenzione di docenti e dirigente scolastico che hanno dovuto assumere provvedimenti).

A livello psicologico ciò ha creato innumerevoli problemi nel ragazzo che ha iniziato a chiedere di essere iscritto in una palestra “speciale” per cercare di dimagrire.

Dopo aver effettuato delle ricerche, sul web ho trovato un articolo che parlava di un “Unico Centro Multidisciplinare della Calabria per l’obesità” presente all’Annunziata.

Un progetto, quest’ultimo, oggetto di finanziamento di oltre un milione di euro nel 2006 e poi rinnovato nel 2015.

Il 2 gennaio 2023 ho quindi inviato email e Pec agli indirizzo riportati sulla notizia, allegando l’articolo menzionato e chiedendo un appuntamento per mio figlio.

A fine febbraio sono stata contattata dalla Pediatria di Cosenza – reparto day hospital – per un colloquio da tenere il 28 febbraio 2023 con la dottoressa incaricata al controllo dei bambini diabetici.

V’è da dire, intanto, che lo specialista medico sopra citato e incaricato del day hospital è presente solo il lunedì e che l’appuntamento, pertanto, era stato programmato dall’ospedale in un giorno errato. Viaggio a Cosenza infruttuoso: giornata di lavoro per la sottoscritta e di scuola per il bambino persi inutilmente.

Da qui un nuovo appuntamento: lunedì 6 marzo.

Giunti nella struttura sanitaria siamo stati messi al corrente del fatto che il bambino sarebbe stato sottoposto a tutta una serie di accertamenti per comprendere di quali patologie fosse affetto.

Lo stesso giorno è stata aperta una scheda; mio figlio è stato quindi pesato, misurato in altezza e gli sono state rivolte diverse domande circa il proprio stile di vita.

Poi è stato programmato un nuovo appuntamento per il mese di aprile “per il solo prelievo del sangue”.

Com’è noto a causa dell’obesità è una impresa ardua individuare le vene nei paziente affetti da detta patologia e, pertanto, mio figlio è stato bucato (come da foto riportate) diverse volte alle braccia e alle mani prima di poter effettuare il prelievo. Un vero e proprio strazio. Il bambino ha sofferto tanto e per il trauma subito non ha dormito due giorni.

E’ seguito, poi, un nuovo appuntamento: l’8 maggio per fare la “curva da carico” (glicemica).

Tra pianti e sofferenze, dovute sempre alla ricerca della vena, necessaria per effettuare i prelievi nell’arco della giornata, unitamente alla somministrazione del glucosio da bere, abbiamo vissuto un’altra giornata drammatica, risultata peraltro inutile. E tra poco spiego le ragioni.

Nel mese di giugno veniamo contattati dal reparto per ritornare a Cosenza al fine di effettuare un ecoaddome.

Convinti che gli accertamenti fossero stati tutti effettuati, non ricevendo più alcuna notizia, il 10 luglio ho contattato il reparto per sapere se ci fossero novità. Purtroppo vengo informata che la dottoressa è in ferie e che sarebbe stato necessario richiamare alla fine del mese di luglio.

Numerose sono state le telefonate effettuate dalla sottoscritta al numero del day hospital (0984/681428), nel vano tentativo di parlare con la dottoressa incaricata, ma – veniva riferito alla sottoscritta – una volta “non era in reparto”, un’altra “stava visitando”, un’altra ancora “non c’era personale” perché ad agosto sono “tutti in ferie”.

Siamo quindi arrivati ai primi giorni di settembre.

Intanto mio figlio è sofferente e depresso perché gli avevo promesso che, dopo gli accertamenti, acquisita una cura adeguata, sarebbe riuscito a perdere peso e avrebbe fatto ritorno a scuola con uno spirito diverso. Così non è stato.

Intorno al 3 settembre riesco finalmente a parlare con la dottoressa, la quale mi dice che “qualcuno” (non si comprende chi) aveva dimenticato di inserire dei “parametri indispensabili per la valutazione diabetologica” di mio figlio quando è stata fatta la curva da carico, pertanto l’esame doveva essere ripetuto. Ecco quando dicevo che la giornata drammatica dell’8 maggio era risultata inutile.

Appresa la triste notizia, mio figlio ha pianto due giorni per il nervosismo perché sapeva bene cose gli sarebbe aspettato: nuovi buchi (4 prelievi del sangue ogni due ore), nuova boccetta di glucosio da bere.

Nonostante tutto, per il bene del bambino, ho sempre tenuto un atteggiamento consono e chiaramente civile nel rapporto con la dottoressa, senza esternare alcuna lagnanza.

L’11 settembre sono ritornata e Cosenza e dopo ben 10 tentativi con ago e aghetti a farfalla vari, sono riusciti a trovare la vena a mio figlio e ad effettuare la seconda curva da carico.

Con nostra grande felicità la dottoressa, l’11 settembre, comunicava che il “day hospital sarebbe stato chiuso” e che a breve avrebbe inviato sulla mia email una relazione con la cura per il piccolo.

Non la metformina – evidenziava – che per lui non va bene, ma una compressa per fargli diminuire l’appetito”.

Felicissimo, mio figlio tornava a casa riferendo al padre che, “finalmente”, si sarebbe potuto iscrivere in palestra e perdere peso con la dieta.

Ma i giorni passano e nessuna relazione arriva.

Per timore che la stessa fosse finita accidentalmente negli spam della mia casella di posta elettronica, il 23 ottobre contatto la dottoressa e chiedo se potessi andare a ritirare la cartella clinica.

Riporto testualmente la sua risposta? “La cartella clinica non è ancora disponibile in considerazione del fatto che manca la mia relazione conclusiva che è stata approntata e non ancora ultimata”.

Il medico mi informava che ci sarebbe ancora voluto un altro “pochino di tempo” poiché – riferiva in modo fermo e deciso – “guardi che non c’è solo suo figlio”.

Conclusione: mio figlio pesa 100 chili; è psicologicamente provato; vive estremi disagi a scuola e con gli amici per il suo stato di salute; non può seguire una cura né può praticare sport perché il reparto non ha fornito indicazioni qualificate a distanza di ben dieci mesi.

Dieci mesi di viaggi dal Tirreno cosentino a Cosenza, di lunghe attese, di visite, di prelievi, di giorni di lavoro e di lezioni perse. E ancora non si vede la fine. Ecco, questa è la Calabria, presidente Occhiuto.

Restando ancora in attesa di acquisire cura e cartella clinica dalla sanità pubblica cosentina, alcuni giorni addietro, alla luce della spaventosa perdita di tempo registrata a Cosenza, la sottoscritta è stata costretta a portare il proprio figlio presso uno studio medico privato di Scalea, da un diabetologo, e in quattro giorni, spendendo 150 euro, ha ottenuto una relazione sull’esito delle analisi effettuate (+ 50 euro) e sullo stato di salute, una dieta e il piano terapeutico per ottenere i medicinali dalla farmacia territoriale di Cetraro».

La mamma chiede, pertanto, un interessamento di tutti per evitare che quanto sta ancora accadendo al figlio, possa accadere ad altri.