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Salario minimo e povertà lavorativa, confronto alla Camera del Lavoro della Cgil di Cosenza

«Ad avere salari vergognosi sono anche lavoratori coperti da una contrattazione nazionale»

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COSENZA – Venerdì 27 ottobre, presso la Camera del Lavoro della Cgil di Cosenza, alle ore 17:00, si svolgerà una iniziativa per discutere di salario minimo e più complessivamente di povertà lavorativa, condizione comune alla maggior parte dei lavoratori di questo paese.

«L’Italia è l’unico paese Ocse che conosce una trentennale stagnazione salariale, una parabola discendente del potere di acquisto del salario dei lavoratori che, non solo non è cresciuto, ma addirittura dal 2008 risulta diminuito di circa 3 punti percentuali. Una situazione drammatica in un contesto internazionale dove i salari dei lavoratori degli altri paesi, con economie simili alla nostra, hanno visto aumentare il potere di acquisto (+18% paesi OCSE; +23 paesi dell’Area Euro)», si legge in una nota di Francesco De Simone coordinatore Calabria di Radici del Sindacato – Alternativa in Cgil e Gianmaria Milicchio, segretario provinciale Prc Unione Popolare.

«Da troppo tempo assistiamo all’attacco al valore delle retribuzioni e alle condizioni del lavoro, che rappresenta la leva per trasferire centinaia di miliardi verso i profitti, attraverso rinnovi contrattuali a perdere, spesso bloccati per anni, e ad un uso del fisco contro lavoratori dipendenti e pensionati e a favore del lavoro autonomo, dei profitti e delle rendite», aggiungono.

«Ad avere salari indegni di un paese civile non sono solo i lavoratori, privati illegalmente di un contratto, e nemmeno i milioni di dipendenti costretti a subire contratti pirata firmati da sindacati padronali; ad avere salari vergognosi sono anche lavoratori coperti da una contrattazione nazionale, della quale sono firmatari le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative (recente è la sentenza della Corte di Cassazione che ha sancito l’illegittimità del contratto della Vigilanza privata)».

«Per questo e a causa della dilagante precarietà, oggi In Italia un lavoratore e una lavoratrice su 4, spesso giovani e donne, sono poveri e un terzo dei lavoratori guadagna meno di 1000 euro al mese. Tutto ciò è aggravato dall’aumento drammatico del carovita provocato da guerra, sanzioni, speculazione e iniquo rialzo dei tassi da parte della Bce, che colpisce tutti i salari riducendone ulteriormente il potere d’acquisto».

«Per queste ragioni riteniamo necessario intrecciare, tra le organizzazioni della sinistra politica e sindacale, relazioni e sinergie finalizzate a costruire un percorso rivendicativo più complessivo, in difesa delle condizioni del lavoro e a riconquistare i diritti che i lavoratori hanno perso negli ultimi 30 anni.

In questo percorso centrale è la battaglia che da mesi ci vede impegnati in una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare mirata all’introduzione di un salario minimo legale legato all’inflazione. Per far sì che chiunque, qualunque sia il lavoro che svolge, guadagni almeno 10 euro l’ora, con la garanzia che lo stipendio si adegui nel tempo all’inflazione. Pensiamo che sia un obiettivo importante, in linea con altri paesi europei. Un obiettivo necessario per ridurre lo sfruttamento e ridare dignità al nostro lavoro».

Venerdì si discuterà di questi temi a Cosenza insieme a:

Giuliano Granato e Maurizio Acerbo del coordinamento nazionale di Unione Popolare e rispettivamente Portavoce nazionale di PaP e Segretario Nazionale del PRC.

Marco Veruggio (referente campagna salario minimo anche in Italia);

Eliana Como portavoce nazionale dell’Area sindacale Radici del Sindacato – Alternativa in Cgil.