REGGIO CALABRIA – «Ritengo sia un altro momento memorabile per la nostra città, che dà lustro e che, come tutte le serate organizzate dall’associazione Anassilaos, ci ricordano quali sono le nostre radici, ma non come esercizio di stile o con lo sguardo rivolto semplicemente al passato, ma per richiamarci alle nostre responsabilità e disegnare una linea per il futuro.
Questo l’Anassilaos lo fa da sempre, in tutte le attività che consentono l’approfondimento e conoscenza delle arti, della cultura e della scienza, consentendoci di mettere in luce chi, come i premiati di questa edizione e di quelle passate, hanno dedicato la propria vita, alla ricerca, allo studio, di tematiche che creano benessere e fanno sviluppare i nostri territori e il nostro Paese».
Così il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, intervenuto alla cerimonia di consegna dei premi Anassilaos, giunti alla trentacinquesima edizione.
Insieme al primo cittadino erano presenti le assessore Lucia Nucera e Irene Calabrò.
«Rispetto al richiamo alle responsabilità, l’Anassilaos – ha aggiunto Falcomatà – ci ricorda chi siamo, la nostra terra, la nostra città che è sempre stata crocevia di popoli, culture, religioni. Ognuno di noi, anche chi non lo ammette a se stesso è frutto di questa secolare contaminazione.
Quindi se un messaggio può emergere da questa cerimonia, ossia da chi porta dentro di sé il sangue di una cultura millenaria e contaminazioni di popoli, è proprio quello rivolto ai popoli, a quelli che soffrono per la mancata affermazione dei propri diritti umani».
I popoli – ha evidenziato il primo cittadino – sono qualcosa di diverso dagli Stati, dai governi, e sono quelli che subiscono le conseguenze delle decisioni prese ai vertici.
Da questo momento di conferimento di premi con l’Anassilaos e dalla città di Reggio Calabria, anche in linea con quello che è il senso del Premio per la Pace – ha ribadito Falcomatà – dobbiamo ancora una volta esprimere i nostri totali sentimenti di vicinanza ai popoli che dall’Ucraina alla Palestina stanno subendo le conseguenze di queste guerre violente e incomprensibili.
Quindi dobbiamo dire grazie all’Anassilaos – ha concluso – perché ci fa riflettere ancora una volta su questi temi, sulle nostre radici e sul nostro futuro».