Giovanni Ferrarelli

Alto il costo del denaro. L’allarme lanciato da Confcommercio Calabria Centrale: «le aziende di Catanzaro, Crotone e Vibo costrette a rallentare gli investimenti». I dati dell’indagine di Confcommercio preoccupano la tenuta dell’economia: pochi prestiti e a tassi altissimi, difficili da sostenere

L’aumento del costo del credito rischia di stritolare le piccole e piccolissime imprese, ovvero l’anima dell’economia calabrese.  A lanciare l’allarme è Confcommercio Calabria Centrale che avverte su come le difficoltà di accesso al credito vincolino gli investimenti andando a smorzare la crescita non solo delle imprese stesse, ma anche del circuito economico e lavorativo.

“La concessione di prestiti alle imprese da parte del mondo creditizio continua a rappresentare un grosso problema per il sistema del commercio, del turismo e dei servizi – afferma il direttore Confcommercio Calabria Centrale Giovanni Ferrarelli -.  L’erogazione avviene con il contagocce e a un costo molto elevato. Ciò comporta per le aziende un certo scetticismo nel realizzare progetti di crescita”.   “L’accesso al credito è un problema grave che sta rallentando nuovi investimenti anche nelle province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia – aggiunge Ferrarelli -. I costanti aumenti dei tassi di interesse hanno appesantito in maniera molto grave il conto economico, in special modo di quelle aziende che a causa della pandemia Covid19 si sono dovute rivolgere proprio alle banche per poter restare in piedi in quel periodo di black-out. Sono stati concessi moltissimi mutui e prestiti a 5 e a 7 anni e i recenti aumenti dei tassi li stanno, di fatto, rendendo insostenibili. A soffrire di più sono le aziende di più piccole dimensioni che nel nostro territorio sono la stragrande maggioranza se non addirittura la totalità”.

Secondo i dati dell’indagine sviluppata da Confcommercio avvalendosi del supporto di Format Research, nel 2023 sono 8 su 10 le imprese che hanno registrato un aumento del credito a causa dell’inasprimento dei tassi di interesse e il 40 per cento di quelle che hanno avuto accesso al credito hanno ottenuto meno di quanto richiesto. Ma non solo, secondo l’analisi, il rialzo del costo del denaro ha indotto il 40 per cento delle imprese a rinunciare, in tutto o in parte, agli investimenti programmati, in particolare per la crescita, la sicurezza e l’innovazione, e a nuove assunzioni nel corso del 2024.

A preoccupare è però anche il rischio usura dettato proprio dalle difficoltà di accesso al credito. Secondo lo studio condotto da Confcommercio, al Sud il timore di esposizione agli strozzini per le imprese del terziario è più che alto che nel resto d’Italia (29 per cento) con le conseguenze di un freno allo sviluppo, alla crescita e ad un vero e proprio scoraggiamento all’attività imprenditoriale.

In Calabria, i numeri estrapolati dal Report del Fondo di Garanzia per le Pmi sono inclementi. Le operazioni finanziate sono diminuite nel primo semestre 2023 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 39,3 per cento. Cala anche l’importo finanziato, che si riduce del 36, 8 per cento e quello garantito, del 40,2 per cento.

La conseguenza a breve e medio termine, secondo lo studio, sarà un peggioramento della situazione della propria liquidità per il 45% delle imprese con il rischio di un impatto negativo sulla domanda dei consumatori a causa di una minore capacità delle imprese di fare sviluppo commerciale presso i propri clienti e con una conseguente diminuzione dei ricavi e una minore capacità di fronteggiare l’aumento dei costi praticati dai propri fornitori.

Confcommercio Calabria centrale auspica che gli Enti pubblici, a tutti i livelli, intervengano attraverso gli strumenti deputati, per fornire un accesso al credito certo e congruo alle imprese permettendo loro di investire sul futuro e sull’economia dei territori dei quali sono ossatura portante.

stefaniasapienza@calabriainchieste.it