SANTA MARIA DEL CEDRO (Cs) – Si è conclusa con un importante riscontro la prima edizione della Festa dei Popoli, ospitata all’interno del sontuoso Carcere dell’Impresa, sede del Museo del Cedro.
L’iniziativa, voluta da monsignor Stefano Rega, vescovo della Diocesi di San Marco Argentano – Scalea, coordinata dal responsabile Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso, don Fiorino Imperio, si è posta al termine del Concorso scolastico “Perì ‘etz hadar il frutto dell’albero più bello”, nato da un’esigenza di valorizzazione del Cedro di Santa Maria del Cedro.
Podotto a marchio dop e simbolo di pace e di dialogo interculturale, il cedro è un marcatore identitario in grando di conferire alla Calabria un ruolo chiave nelle politiche di sviluppo che abbracciano il Mediterraneo.
Nel corso della manifestazione sono stati toccati temi quali l’uguaglianza, la tolleranza, la libertà, valori fondanti per la società umana, nella quale è possibile “l’unità nella diversità”, un concetto tanto semplice quanto essenziale, che ci permette di scoprire ed apprezzare la bellezza che risiede in tutti gli angoli del mondo.
Significativa la partecipazione delle autorità civili e religiose, del sindaco di Santa Maria del Cedro, Ugo Vetere, del presidente del Consorzio del Cedro di Calabria, Angelo Adduci, nonché dei rappresentanti dei diversi gruppi etnici presenti nel territorio diocesano, tra i quali la comunità occitana, polacca, arbereshe e indiana, ognuna delle quali ha mostrato un po’ di sé, attraverso l’esecuzione di balli e canti popolari, e la degustazione di specialità gastronomiche tipiche.
Un pomeriggio ricco di scoperte e di gioiosa convivialità, accompagnato da un entusiasmante intermezzo musicale ad opera dei maestri Salvatore Cauteruccio e Riccardo Galimi, e culminato con la premiazione dei primi tre classificati, ad opera del vescovo, il quale ha ricordato l’importanza del valore simbolico del Cedro, e del dialogo interculturale ed interreligioso come strumento universale di pace, da tramandare come valore fondamentale alle future generazioni, per la costruzione di un mondo migliore.
È ri-emerso, infatti, il “ruolo sociale” e concreto della cultura come mezzo di confronto e condivisione di pensieri e speranze. Oggi più che mai, non è possibile restare indifferenti di fronte alle tragedie che affliggono il mondo. In questo contesto, è imprescindibile rimanere uniti per abbattere le barriere dell’alterità e della disuguaglianza.
Tuttavia, per rendere possibile questo “sogno”, è altrettanto importante lavorare insieme per costruire ponti di pace e per ripensare il ruolo del singolo come “piccola parte” di un tutto unitario, in cui nulla è fine a sé stesso, e dove ognuno, a suo modo, è parte essenziale del grande mosaico che è la vita.