CORIGLIANO-ROSSANO (Cs) – «Progetto Baker Hughes nel porto di Corigliano, l’auspicio è che prosegua il confronto tra gli attori coinvolti, istituzionali e non, per chiarire tutti i dubbi su eventuali impatti ambientali e allo stesso tempo mettere sul piatto tutte le opportunità che ne possono derivare. Certo è che i NO a prescindere non danno risposte.
Vince sempre l’approccio comparativo con analoghe realtà, investimenti e strategie di sviluppo industriale realizzate da decenni in altre regioni d’Europa che si collocano ai vertici delle classifiche europee per qualità della vita, eco-sostenibilità, benessere, felicità e ricchezza sociale».
È quanto dichiara Mario Smurra, presidente nazionale dell’Ente di Patronato e di Assistenza Sociale (Epas) e vice segretario nazionale della Federazione Nazionale Agricoltura (Fna) alla luce delle diverse posizioni emerse a seguito della presentazione nei giorni scorsi del piano industriale che vale quasi 60 milioni di euro di investimenti.
«Se è vero che i paesi dove si vive meglio in Europa – aggiunge – hanno adottato da tempo forme di energia alternativa come l’eolico ed il fotovoltaico, sarebbe utile guardare alle esperienze che funzionano e a tutti quei treni che questo territorio non può più permettersi di veder passare osservandoli da spettatore alla finestra o, peggio, rinchiudendosi in improbabili torri d’avorio, ritenendosi migliore di altri.
Quando si parla di energia alternativa e qualità della vita, mettere sullo stesso piano e confrontare i dati – sottolinea Smurra – è un primo passo importante.
Non si può trascurare, per esempio, che secondo i dati del gruppo industriale WindEurope, nel 2022 la Danimarca ha conquistato il primo posto, con il più alto contributo dell’energia eolica al consumo energetico (55%).
Allo stesso tempo – prosegue – risultano interessati i risultati del sesto rapporto 2023 della Commissione europea su un campione di 83 città e oltre 70mila abitanti intervistati che posizionano la Danimarca al secondo posto, dopo Zurigo per qualità vita.
L’obiettivo che andrebbe puntato – conclude Smurra – è duplice: da una parte bisognerebbe interloquire senza paraocchi con la Società impegnandola a restituire a questo territorio maggiori garanzie in termini di infrastrutture e servizi anche eventualmente a tutela dell’ambiente;
dall’altra rendere funzionali infrastrutture destinate altrimenti a restare ferme, monche ed inutilizzate da quasi mezzo secolo, attirando ritorni economici e sviluppo ordinato ed ecosostenibile delle comunità».