LIMBADI (Vv) – Ieri, nel corso di una commovente e partecipata cerimonia organizzata dall’Istituto Omnicomprensivo “B. Vinci” di Nicotera, in collaborazione con il Comune di Limbadi, si è proceduto, presso la scuola Secondaria di I Grado della stessa cittadina, alla posa di una Pietra d’Inciampo in memoria del finanziere Pantaleone Sesto, classe 1924, arruolatosi nella Regia Guardia di Finanza nel 1943, catturato dai nazisti l’anno successivo, appena ventenne, e deportato nel campo di concentramento di Dachau dove, con matricola di prigioniero n. 70859 andò incontro alla morte il 13 gennaio del 1945.

La storia del finanziere limbadese è la storia di quegli italiani, militari e civili, che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, furono coattivamente internati nei campi di lavoro nazisti e obbligati a sostenere l’economia di guerra del Terzo Reich.

Tra di essi, il gruppo più consistente, superiore alle seicentomila unità, era rappresentato dai cosiddetti “Internati Militari Italiani” (Italienische Militär-Internierten – IMI), categoria in cui vennero inclusi i militari delle Forze Armate del Regno d’Italia – tra cui oltre cinquemila finanzieri dei Battaglioni mobilitati, di cui 230 morirono in prigionia – catturati dai soldati del Terzo Reich in territorio metropolitano, nella Francia meridionale e nei Balcani nei giorni immediatamente successivi alla dichiarazione dell’avvenuto armistizio.

L’attribuzione dello status di IMI, eludendo la convenzione di Ginevra del 1929, negò a tali prigionieri le tutele previste dall’accordo per il trattamento dei prigionieri di guerra e gli stessi vennero pertanto utilizzati come forza lavoro per l’economia del Reich.

Le pietre d’inciampo (Stolpersteine) sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti.

L’iniziativa, attuata in diversi paesi europei, consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime o nei luoghi di origine delle persone deportate, dei blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore.

Ad oggi ne sono state istallate più di 71.000 e i blocchetti si possono trovare in quasi tutti i paesi che furono occupati durante la seconda guerra mondiale dal regime nazista.

Sulla piccola targa d’ottone vengono incisi il nome della persona, l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta.

Questo tipo di informazioni, oltre che a memoria delle vittime del Terzo Reich, intendono ridare individualità a chi si vedeva ridurre soltanto a un numero all’interno dei campi di concentramento.

L’espressione “inciampo” deve dunque intendersi non in senso fisico, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino e si imbatte, anche casualmente, nell’opera.

Erano presenti alla cerimonia, oltre agli allievi della scuola, che hanno suonato l’Inno d’Italia e l’Inno alla Gioia, il sindaco di Limbadi Pantaleone Mercuri, Rosalba Sesto nipote del compianto Finanziere, la dirigente dell’Istituto Omnicomprensivo “B. Vinci” Marisa Piro.

E ancora: il Comandante del 2° Reggimento Aves Sirio dell’Esercito di Lamezia colonnello Fabio Bianchi, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia colonnello Massimo Ghibaudo, accompagnato dal comandante del Gruppo di Vibo Valentia, dal comandante della Tenenza di Tropea e dal capo Ufficio Comando del Reparto Operativo Aeronavale di Vibo Valentia, con una nutrita rappresentanza di militari del contingente di terra e di mare, una rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri, Don Nunzio Maccarone, vicario generale del vescovo Attilio Nostro e numerosi cittadini Limbadesi, venuti a omaggiare il loro sfortunato concittadino.

Presente anche una rappresentanza dell’Associazione Nazionale dei Finanzieri d’Italia della Sezione di Vibo Valentia, a testimonianza del forte legame che unisce tutte le fiamme gialle in servizio e in congedo nel promuovere e consolidare l’unione di tutti i militari, mantenendo vivi, nel culto della memoria delle gloriose tradizioni della Guardia di Finanza, il ricordo di chi non c’è più, il sentimento patrio ed il senso dell’onore e del dovere.