Home Calabria Ospedale “Pugliese-Ciaccio”, sfogo degli infermieri “monouso” estromessi dall’Azienda Dulbecco

Ospedale “Pugliese-Ciaccio”, sfogo degli infermieri “monouso” estromessi dall’Azienda Dulbecco

«Abbiamo partecipato ad una manifestazione di interesse per sostituire il personale assente (gravidanze, malattie, infortuni, aspettative, ecc...), ma ora ci hanno fatto fuori»

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Infermieri in servizio

CATANZARO – Un gruppo di infermieri precari che si autodefiniscono in modo sarcastico “monouso” e “usa e getta” protestano per essere stati messi alla porta, nonostante pregresse promesse, formulando un appello a chi di competenza per raccogliere il loro grido d’aiuto.
Si tratta, in particolare, di infermieri precari dell’AOU Dulbecco di Catanzaro, del presidio Pugliese-Ciaccio che ad agosto 2023 hanno partecipato ad una manifestazione di interesse per sostituire il personale assente a vario titolo (gravidanze, malattie, infortuni, aspettative, ecc…).
«Da ottobre 2023 – raccontano – abbiamo preso servizio e ci era stato detto che la graduatoria sarebbe durata due anni e che quindi, per due anni, avremmo lavorato, anche se con qualche probabile periodo di pausa tra un incarico e l’altro.
Dopo nemmeno due mesi, ci viene invece comunicato che l’azienda non intende più sostituire il personale assente e quindi ci manderà a casa.
Bisognerebbe però considerare che siamo persone e non numeri, e che abbiamo famiglie con figli piccoli, e che alcuni di noi hanno lasciato un contratto indeterminato nel privato con la certezza che per almeno due anni avremmo lavorato.
Non è corretto cambiare le carte in tavola una volta iniziato il gioco, e soprattutto unilateralmente, senza averci interpellato, senza aver pensato al nostro futuro e senza nemmeno darci una spiegazione.
Ci è stato detto che le sostituzioni non si possono più fare, per un decreto (forse della Regione Calabria) emanato a fine dicembre. Ma la cosa non ci torna, in quanto l’Asp di Reggio Calabria il 31 gennaio scorso ha assunto alcuni infermieri per sostituzioni, con le stesse caratteristiche dell’avviso di Catanzaro.
In ogni caso, di chiunque sia la responsabilità, vorrei ricordare a queste persone che noi siamo quegli infermieri/e che si prendono cura di loro e dei loro cari, quando vengono al pronto soccorso e in ospedale.
Nella graduatoria eravamo circa 100 infermieri (tra l’altro tutti vincitori di concorso), e quelli che hanno avuto un incarico siamo circa 30/40 infermieri.
Alcuni di noi si sono visti già arrivare la Pec con la comunicazione del termine del rapporto di lavoro, senza rispettare nemmeno i 15 giorni di preavviso e soprattutto senza rispettare quello che c’è scritto sul contratto, e cioè: “che il rapporto sarebbe terminato al rientro del titolare“.
In molti casi, le lavoratrici titolari, finiti i tre mesi di maternità obbligatoria, non sono comunque rientrate a lavoro, e ciò avrebbe dovuto comportare la prosecuzione della nostra sostituzione, ma nonostante ciò, l’azienda ha comunque licenziato gli infermieri.
Questo è un comportamento totalmente irrispettoso delle più elementari regole di civiltà e di tutela della dignità dei lavoratori. Questa costante mancanza di rispetto è il motivo per cui oggi sempre meno giovani decidono di fare l’infermiere.
A quale pro? Per essere usati al bisogno e poi gettati nella spazzatura come un qualsiasi prodotto monouso? E cosa importa se nel cesto dei rifiuti ci finiscono persone, famiglie, figli, sogni, speranze, anni di studio! Tanto siamo infermieri monouso.
Nella speranza che qualcuno possa raccogliere questo nostro grido di aiuto».
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