COSENZA – Giuseppe Ciacco, consigliere comunale della Città di Cosenza e consigliere provinciale, replica a muso duro a Rosaria Succurro, presidente della Provincia, sul tema del nuovo studio di fattibilità per costruzione del nuovo ospedale cosentino presso il sito di Arcavacata.
«Sarebbe uno sgarbato esercizio congetturale e allora, io non farò le pulci al contenuto del dialogo intercorso l’altra mattina, nel Palazzo della Provincia di Cosenza, fra la Presidente Succurro e il Rettore dell’Università della Calabria.
Qui e ora, il tema in discussione vuole essere altro. E su questo tema io dico subito come la penso. Il nuovo studio di fattibilità, commissionato per la costruzione dell’Ospedale di Cosenza, è un autentico atto di furfanteria politica.
E spiego il perché, facendo un pronostico: la “Cooprogetti Scarl”, che è la società che si è aggiudicata, in perfetta solitudine, l’affidamento del nuovo studio di fattibilità, individuerà il sito di Arcavacata come il miglior sito ove costruire il nuovo ospedale della Città di Cosenza.
Non ci vuol la zingara per indovinare la ventura! E allora, bando alle ipocrisie: il ras politico di turno e i suoi accoliti, nonostante, per miserevole decenza, la relazione finale non sia stata ancora depositata (l’aggiudicazione, infatti, si è perfezionata appena un mese fa) conoscono, già adesso e molto bene, quale sarà l’esito dello studio della Cooprogetti.
Una buffonesca messa in scena. Ecco perché non c’è bisogno di fare le pulci a niente e a nessuno. La farsa è oscenamente palese. E il sito di Arcavacata implicherà un esborso economico mostruoso!
Occorrerà corrispondere l’indennità di esproprio, non solo a due nuclei familiari (catastalmente ben individuabili), colà proprietari di cinque ettari di terreno agricoli, ma, anche e proprio, all’Università della Calabria, colà proprietaria di una vastissima area di terreni.
Ci vorrà una montagna di denaro pubblico. E allora, perché tanta accanita propensione, proprio, per il sito di Arcavacata? Che cosa anima tanta accanita propensione? Forse, Presidente Succurro, quella stessa “visione” e quello stesso “coraggio”, con i quali, secondo Lei, qualche potestà regionale sta intervenendo sulle “realtà ospedaliere”?
Però, Presidente Succurro, la fotografia della realtà ospedaliera calabrese è esattamente questa. La Calabria è l’ultima regione per spesa corrente ed è la prima per migrazione sanitaria (Report Svimez 2023).
L’area ospedaliera calabrese è al di sotto della soglia minima di adempienza dei LEA (Monitoraggio LEA 2022 – Ministero della Salute).
Tutti gli Ospedali calabresi, in termini di performance sono, tutti, da bollino rosso e l’Ospedale di Cosenza, a livello nazionale, è addirittura il fanalino di coda (classifica 20/23 stilata da Agenas).
In Calabria, a fronte di una programmata implementazione di 270 posti letto, tra terapia intensiva e semintensiva, e di 18 Pronto soccorsi dedicati Covid con annessa risonanza magnetica e Tac (legge 17 luglio 2020, n. 77), sono stati realizzati, appena, 29 posti letto, tra terapia intensiva e semintensiva, ed è stato realizzato un solo pronto soccorso Covid.
In Calabria, ci sono ospedali, ai quali il Commissario ad acta elargisce finanziamenti per un valore superiore al volume della produzione effettivamente erogata (Dca 217 del 2023, piano di efficientamento 20/23 Inrca di Cosenza).
In Calabria, ci sono ospedali, nei quali la Centrale di sterilizzazione è una micidiale polveriera, nella quale c’è anche il rischio di morire carbonizzati (verbale sopralluogo AO di Cosenza, 8 febbraio 2023).
E questa, è solo una fotografia antologica. E allora, di che cosa stiamo parlando. Della visione e del coraggio adoperati a saccheggiare, selvaggiamente, la rete ospedaliera calabrese? Ed è un saccheggio scellerato, perché genera morti.
E allora, Presidente Succurro, Antonio De Curtis, in arte Totò, avrebbe detto: “Onorevole…..ma mi faccia il piacere!!!”
Della serie: anche la più sfegatata faziosità di parte deve comunque avere un limite! In Calabria la rete ospedaliera è stata consegnata alla più invereconda bancarotta. La più invereconda bancarotta, alla quale, in perfetto stile dinastico, per 10 anni, è stata consegnata la Città di Cosenza.
Ah, a proposito della Città di Cosenza, illustre Presidente Succurro, Lei ha detto che sta indietreggiando “giorno dopo giorno sotto gli occhi di tutti”. Sono certo che Lei, signor Presidente, per rendere codesta dichiarazione, molto probabilmente, ignora o ha dimenticato una memorabile sentenza della Corte dei Conti: la sentenza n. 2 del febbraio dell’anno 2020 emessa dalla Corte dei conti – sezioni riunite – in sede giurisdizionale, in speciale composizione.
Quella sentenza ha inappellabilmente bollato tutti i bilanci del comune di Cosenza, approvati nel decennio 2011-2021, come atti contabilmente falsi. Per dieci anni, con incallita recidiva, al comune di Cosenza, i bilanci dell’Ente sono stati falsificati. Roba da far rabbrividire!
Quei bilanci hanno attestato, per vere, alienazioni di immobili mai esistite; hanno attestato, per veri, residui attivi mai esistiti; hanno attestato, per veri, avanzi di cassa mai esistiti.
Roba da far accapponare la pelle! Cioè a dire, ai quei bilanci, la Corte dei Conti ha rilasciato la patente di documenti contabili, incorreggibilmente, fedifraghi.
E allora, Presidente Succurro, Antonio De Curtis, in arte Totò, avrebbe ripetuto: “Onorevole… ma mi faccia il piacere!!!” In politica anche il pudore e la declinazione delle vocali – non dico dell’alfabeto -, ma almeno, delle vocali della grammatica istituzionale – sempre ammesso che si conoscano – sono un valore. Altrimenti si imbastardisce il confronto, trasfigurandolo in una sorta di postribolo. Ma, evidentemente, ognuno ha il suo stile».