Home Calabria Ciacco: «La costruzione della città unica deve essere una sfida di contenuti»

Ciacco: «La costruzione della città unica deve essere una sfida di contenuti»

Ciacco concorda con la tesi di Pd e di Antoniozzi. Partiamo dalla proposta di legge del centrodestra e il lavoro svolto dalla Commissione consiliare di Palazzo Campanella

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Via Macllè, Cosenza

COSENZA – Il consigliere provinciale e comunale di Cosenza, Giuseppe Ciacco, concorda con il direttivo del circolo cittadino del Partito democratico e con l’onorevole Alfredo Antoniozzi sulla necessità che la costruzione della cosiddetta città unica sia una sfida di contenuti.

«Io mi identifico, perfettamente, nel documento sulla città unica, licenziato, l’altro pomeriggio, dal direttivo del circolo cittadino del Partito democratico.

E ho apprezzato, anche, l’apertura al dialogo, offerta dall’on. Antoniozzi, con il quale concordo, pure, sull’esigenza di non buttare la palla in calcio d’angolo. Ci mancherebbe altro. E nessuno di noi vuole menar il can per l’aia. Anzi, noi ribadiamo, convintamente, il nostro si alla Città unica.

Tant’è vero che il tema, non solo è, da oltre vent’anni, tratto, eminentemente, identitario della sinistra calabrese, per quanto, qui a Cosenza, è, anche, opzione strategica del nostro programma di governo municipale.

E, allora, la realizzazione del nuovo Comune è prospettiva, ormai, essenziale ed ineludibile. Che non può essere, giustamente, rinviata alle calende greche. E, tuttavia, il tema per essere, drammaticamente erio, non può essere relegato dentro una asfittica cornice, alimentata da una sterile contrapposizione tra fazioni politiche.

Deve essere, viceversa e provvidamente, trasformato, in un fatto di grande democrazia.

E, allora, senza buttare nulla alle ortiche, assumiamo la proposta di legge del centrodestra e il lavoro svolto dalla Commissione consiliare di Palazzo Campanella, come utili piattaforme, intorno alle quali costruire, sin da subito, un robusto reticolo di interlocuzioni istituzionali, politiche e popolari, per definire in tempi, ragionevolmente, contenuti un percorso fervidamente condiviso.

Coltivando, ciascuno di noi, la granitica consapevolezza di dover bandire ogni perniciosa manovra ostruzionistica.

Sarebbe anacronistico illudersi di poter arrestare un processo, che, non solo è già, formalmente avviato, per quanto, è, anche, intimamente, radicato e consolidato nella quotidianità di migliaia e migliaia di cittadini.

E ha ragione l’on. Antoniozzi: la costruzione del nuovo comune deve stare dentro una sfida di contenuti. Questa è la via maestra. Sarebbe un errore grave e storico competere, dispoticamente, sul piano della mera muscolatura dei numeri.

La fusione, posponendo, ciascuno di noi, le nostre pur legittime faziosità di parte, deve essere il prodotto di un patto fondativo “collettivo”, che sappia anche valorizzare il passaggio referendario.

Nella Carta costituzionale, anche, le virgole pesano come macigni. E, allora, l’inciso “sentite le popolazioni interessate”, di cui al comma 2 dell’art. 133, sottolinea la pregnante rilevanza della volontà popolare.

Il che significa che le popolazioni interessate non possono essere trasfigurate, banalmente, in comparse di un effimero simulacro, semplicemente, consultivo; devono essere, al di là dei burocratici formalismi, artefici del patto fondativo, affinchè il sentimento di appartenenza alla nuova comunità non sia avvertito come protocollare atto di obbedienza all’imperio della legge, bensì sia il precipitato logico di un’adesione, liberamente e consapevolmente, sottoscritta.

Insomma, e per finire, abbiamo, tutti insieme, l’occasione per scrivere una bella pagina di esaltante umanesimo urbano. Non la sprechiamo», conclude Ciacco.