COSENZA – Le organizzazioni sindacali regionali SLC-CGIL, FISTEL-CISL, UILCOM-UIL e Ugl Telecomunicazioni scrivono al Prefetto per denunciare gli atteggiamenti poco ortodossi di Tim negli appalti di Customer Care e gli impatti sulle aziende con sedi in Calabria.
I sindacati, in particolare, procedono con un focus specifico sulla Vertenza Abramo Customer Care.
«Fin dal 2018, col famoso piano Sibony, sostenuto dall’allora a.d. Amos Genish che TIM ha cominciato ad abbandonare il solco di azienda attenta alle ricadute sociali ed occupazionali nei confronti dei lavoratori degli appalti che provenissero dalle manovre azzardate dei propri manager.
Allora ci fu un taglio lineare postumo alla fatturazione del 20% che provocò la cessazione di un migliaio di lavoratori a tempo determinato nonché l’apertura per altri 5000 di una serie di procedure di ammortizzatori sociali.
Sono stati anni burrascosi per le aziende che hanno gestito le commesse del Customer Care di TIM, un’azienda che da ex-monopolista di Stato è stata negli anni abbandonata al mercato senza alcun criterio né tutela e che ha quindi trasformato radicalmente la mission.
Anni in cui questi fornitori di servizi in outsourcing si sono dovuti barcamenare tra prezzi ribassati e volumi altalenanti che in un settore human intensive come il customer care si tramutano spesso in crisi strutturali che culminano in grandi fallimenti.
Nel protrarsi di questo scenario, TIM ha comunicato i primi di dicembre alla Abramo Customer Care in Amministrazione Straordinaria che non gli avrebbe rinnovato il contratto di fornitura dei servizi consumer sui quali erano impiegati poco meno di 500 persone (493 per la precisione)».
Appresa questa notizia, le OO.SS., coadiuvate dalle Segreterie Nazionali e con il supporto delle Istituzioni Regionali, hanno attivato tutte le interlocuzioni possibili affinché si potesse addivenire ad una proroga delle attività per avere maggiore tempo al fine di ricercare una soluzione.
E ciò in considerazione del venir meno delle attività per 500 persone avrebbe messo in serio pericolo la stabilità economica e lavorativa anche delle altre 500 impiegate nelle attività business, causando pertanto la repentina perdita del lavoro e del reddito per circa 1000 persone.
Proroga ottenuta prima per 3 mesi (fino al 31 marzo 2024) e successivamente fino al 30 giugno 2024.
«Il tutto – spiegano i sindacati regionali – non senza numerosi sacrifici, infatti, i lavoratori della Abramo C.C. in A.S. che sono da circa un anno in CIGS, hanno visto quadruplicare la percentuale di ammortizzatore applicato sul loro monte ore (si è passati da un 15% medio a punte del 60%), infatti spesso si è accusato il committente TIM di una proroga delle attività solo di facciata ma non sostanziale.
A peggiorare ulteriormente la condizione dei lavoratori degli appalti di Customer Care, è intervenuto un nuovo taglio dei volumi di lavorazione da parte del committente TIM che, stavolta, non ha impattato solo sulla Abramo C.C. in A.S. ma ha investito in modo lineare tutti i fornitori di servizi creando un’emergenza reddituale immediata e non poca preoccupazione ed incertezza sul futuro lavorativo di circa 2000 lavoratori calabresi.
Tutti questi motivi, ma soprattutto l’intransigenza e la sordità del committente TIM ha portato dapprima le OO.SS calabresi e successivamente le Segreterie Nazionali a proclamare lo stato di agitazione e di conseguenza lo sciopero su tutto il perimetro degli appalti di Customer Care in outsourcing di TIM.
Conosciamo approfonditamente gli impatti che la digitalizzazione e le I.A. stanno avendo su questo settore e nello specifico sui Customer Care e siamo perfettamente a conoscenza del fatto che nel brevissimo periodo questo non porta ad una percentuale di riduzione dei volumi di lavorazione così alta, c’è un approccio sbagliato e senza visione di un’azienda che guarda ad un risparmio immediato anche se irrisorio rispetto ai volumi di affari che gestisce ma che non guarda assolutamente agli impatti sociali che ne deriveranno.
Tutto questo è ancor più grave trattandosi di un’azienda partecipata dallo Stato.
La soluzione è a portata di mano, bisogna riunire attorno ad un tavolo di crisi ministeriale tutti gli attori coinvolti insieme alle parti sociali per richiamare TIM alle sue responsabilità ma nel contempo applicando tutti gli strumenti normativi utili a governare quel cambiamento epocale che questo settore sta attraversando per i motivi suesposti».
I sindacati chiedono, pertanto, al Prefetto e a parlamentari, di «rafforzare la richiesta di apertura di un tavolo di crisi sugli appalti di Customer Care di TIM con particolare attenzione alla Vertenza Abramo Customer Care in A.S. che per ragioni di impatti immediati e di tempistiche economiche necessita di un focus specifico per scongiurare una tragedia sociale che tra pochi mesi si consumerebbe nelle tre province di Cosenza, Catanzaro e Crotone»