ROMA – «La mobilitazione messa in campo da Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil ha già prodotto un primo risultato, la convocazione del tavolo specifico sulla vertenza.
Da mesi sollecitiamo la convocazione di un tavolo di crisi per il settore dei contact center, per individuare strumenti idonei a trovare soluzioni, di medio e lungo periodo, in un settore fortemente caratterizzato da un costo del lavoro che ha un impatto di circa il 90% sul complesso dei costi sostenuti dalle imprese.
Clausola sociale e indicazione del costo orario fissato nelle tabelle ministeriali hanno garantito continuità occupazionale a oltre 20mila addetti interessati da cambi di appalto, scongiurando quei drammi occupazionali che hanno caratterizzato il settore nel periodo prima del 2016».
A dirlo è Daniele Carchidi, segretario nazionale Slc Cgil.
«Ma quanto sta accadendo in questo momento, va ben oltre i problemi fisiologici del settore. Nel silenzio assordante delle istituzioni, complici, si sta consumando un vero e proprio dramma sociale.
Tim impegnata in una riorganizzazione societaria per oltre 20 miliardi di euro, prova a risparmiare qualche milione di euro sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori operanti nelle aziende in outsourcing» – aggiunge.
«Quanto sta accadendo è immorale, sia per le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti che si ritroveranno con salari ridotti per effetto degli ammortizzatori sociali, sia per la clientela che si ritrova ad esser rimbalzata nell’albero guida senza riuscire a contattare un operatore e ricevere assistenza.
Quanto alle soluzioni prospettate sulla vertenza Abramo CC dalla politica su diversi organi di stampa giungono fumose soluzioni prodotte dal dialogo tra governo ed istituzioni regionali.
Secondo quanto si apprende da note stampa di qualche parlamentare della attuale maggioranza di governo, la soluzione sarebbe da individuare attraverso la riqualificazione della funzione dei lavoratori chiamati a rendere più efficiente la pubblica amministrazione».
«Verrebbe da chiedere – sottolinea Carchidi – quali percorsi formativi, le istituzioni, intendono attuare per trasformare dei lavoratori che si occupano di assistenza clienti per TIM nel dare efficienza alla PA.
Non vorremmo ritrovarci davanti a pseudosoluzioni già viste in passato con la costituzione di bacini di precariato di lungo corso costituito a meri e beceri fini elettorali.
Non ci troviamo davanti a lavoratori disoccupati, parliamo di operatrici ed operatori telefonici che da anni operano sul servizio clienti di TIM che da mesi, si ritrovano in cassa integrazione, per una mera scelta finanziaria della committenza, che ha deciso di sacrificare le lavoratrici ed i lavoratori degli appalti, i clienti, sull’altare del profitto.
Il governo che ha avallato lo spezzatino societario di TIM, anche sostenendo economicamente un progetto da sempre contrastato dal sindacato, ed ora anche sonoramente bocciato dal mercato, intervenga su TIM ripristinando i volumi di attività, riaprendo il flusso delle chiamate, e restituendo lavoro e dignità ai lavoratori degli appalti.
La si smetta di illudere le persone con fantasiose ed impraticabili soluzioni che hanno il solo sapore della campagna elettorale.
La soluzione è semplice, coerente con quanto fatto finora nel settore, dare continuità occupazionale, attraverso la clausola sociale.
Si fermi la speculazione elettorale sulla preoccupazione delle persone» – conclude Carchidi.