CETRARO (Cs) – «Sotto i cieli della nostra città aleggiano, beffardi, gli spettri del dissesto economico-finanziario. Riusciremo a superare questa nuova calamità con gli stessi amministratori che ne sono stati gli artefici?».
La domanda se la pone il commissario di Noi Moderati di Cetraro, Pino Losardo, che torna all’attacco sulla gravissima situazione economica dell’ente tirrenico ormai prossima al dissesto, insistendo sulla necessità delle dimissioni di un esecutivo fallimentare, sotto ogni aspetto.
«Crediamo che a nessun amministratore della nostra città sia venuto in mente, entro il 15 marzo 2024, ottemperare al primo dei suoi adempimenti istituzionali, come l’approvazione del “Bilancio di Previsione 2024-2026” – prosegue Losardo – né di doverne spiegare le ragioni, in caso contrario, al consiglio comunale.
Ma in quale baratro culturale e costituzionale è precipitata la massima istituzione dello Stato nella nostra città? Neanche la bozzetta di una nuova e diversa manovra economico-finanziaria, magari comunicata sugli amati social, come tentativo di superamento della fallimentare gestione dello stato di “predissesto”.
Tentativo tenuto in piedi solo attraverso un’alterazione contabile dei conti di bilancio per oltre due anni, ben visibile finanche ad occhio nudo. Ma di cosa stiamo parlando? La verità è che un ben noto manipolo di improvvisati e inadeguati amministratori – scevri di vergogna istituzionale e rappresentativa – accusa il commissario locale Noi Moderati – sta tenendo prigioniero “ideologicamente” il nostro Comune, da quasi quattro anni, nel più completo assolutismo decisionale.
Per Losardo l’esecutivo guidato dal sindaco Ermanno Cennamo, assente per malattia «è destinata ad esaurirsi con il botto finale. Non esistono, a nostro parere, alternative diverse alla proclamazione del dissesto economico-finanziario dell’Ente.
Intanto, non vorremmo essere nei panni di un esecutivo che, nella pubblica assise, sarà costretto, a breve, a rivolgersi ai cittadini, annunciando altri cinque anni di nuove penitenze tributarie e forzato arresto della crescita economica e sociale della nostra città.
Dopo quattro esercizi finanziari consecutivi «in che modo sarà possibile giustificare la necessità di una procedura di dissesto in cui si è dato atto del raggiungimento degli equilibri e proceduto all’approvazione dei relativi bilanci di previsione?
Si rivestiranno di importanza capitale ed esclusiva, a tal punto, tutte le relazioni esplicative dell’apparato strutturale e di controllo interno del Comune, alle quali spetterà il compito di giustificare tre anni di accanimento tributario da parte della amministrazione comunale, svolto attraverso un fittizio e ingannevole stato di Pre-dissesto e suffragato da assurdi Pareri di legittimità e conformità alle norme giuridiche vigenti – incalza Losardo –
Ma, agli stessi organi di controllo interno toccherà, pure, illustrare tecnicamente le ragioni della proclamazione del dissesto e valutarne gli elementi di imprescindibilità che le hanno generate.
Potrebbero diventare addirittura otto gli anni di sacrifici e tortura tributaria che si infliggerebbero all’incolpevole nostra città! Tre sono già andati. Cinque altri anni dovranno essere conteggiati in sede di applicazione del dissesto. Una bella prospettiva, per Cetraro, già sufficientemente mortificata da quasi una consiliatura di assoluta recessione e decadenza.
Noi Moderati avvisa che sarà vigile «perché eventuali danni erariali, prodotti dall’insipienza e pressapochismo degli attuali gestori della cosa pubblica, non finiscano per essere addebitati agli incolpevoli cittadini, piuttosto che alle responsabilità dirette di quanti li hanno provocati.
E, questo, non sarebbe eticamente giusto».
Losardo, infine, auspica che «l’allegra compagnia di dilettanti che governa la nostra città avesse piena coscienza di quanto combinato nel corso della consiliatura e considerasse l’estrema contraddittorietà della sua presenza istituzionale anche nella gestione futura del Comune dissestato. Ciò sarebbe veramente assurdo.
Molto più onorevole e dignitose le dimissioni – conclude Losardo – ben coscienti che il ruolo di amministratori è completamente estraneo alle naturali attitudini che hanno, sufficientemente, mostrato di avere in campo istituzionale».
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