COSENZA – E’ ancora una volta il consigliere comunale e provinciale di Cosenza Giuseppe Ciacco a denunciare presunte anomalie nella gestione della sanità territoriale, questa volta accendendo i riflettori su una serie di presunti disservizi che lasciano di stucco.
In una lettera aperta, infatti, l’esponente politico di centrosinistra si rivolge direttamente al commissario dell’Azienda ospedaliera Vitaliano De Salazar evidenziando ogni singola presunta anomalia.
Vediamo di cosa si tratta.
«Io, questa volta, voglio provare a ragionare con il dott. De Salazar, adoperando, inizialmente, il dizionario della pacatezza dialettica. E gli prospetto una questione, altamente seria e delicata, la cui sostanza, immagino, sia a sua perfetta conoscenza, e rispetto, alla quale, però, si registra, per non dire altro, una colposa inerzia.
Parlerò del Blocco operatorio unico dell’Annunziata. Sgombrando, sin da subito, il terreno da ogni malizioso equivoco: sia ben chiaro, il mio indice non è puntato in direzione dei medici, degli infermieri e degli operatori socio-sanitari, che, in quel blocco operatorio, quotidianamente stanno in trincea con dedizione e abnegazione. perché, assai verosimilmente, costoro sono, loro stessi, vittime incolpevoli di potenziali e malefiche disfunzioni coordinative. E io, proprio sulle disfunzioni coordinative, focalizzerò la mia attenzione, rappresentando i fatti, come è mio costume, con pertinente cognizione di causa. E, allora, formulo al dott. De Salazar alcuni sintomatici punti di domanda.
Dott. De Salazar, è vero che, in quel blocco operatorio, può capitare, anche di recente, che, all’esito di un intervento chirurgico, nell’addome di un paziente, venga dimenticata una garza di 5 cm, poi rimossa, sottoponendo lo stesso paziente, magari previa esecuzione di tomografia computerizzata, a intervento chirurgico d’urgenza?
E’ vero che, nel blocco operatorio dell’Annunziata, può capitare che la conta delle garze, in palese violazione delle linee guida ministeriali, venga effettuata – incredibile a dirsi e a credersi – dal solo operatore socio-sanitario e, per di più, in assoluto silenzio?
E’ vero che, in quel blocco operatorio, può capitare che, nel corso di un intervento d’urgenza, un infermiere abbandoni la sala operatoria anzi tempo, quando l’intervento non è, neanche, a metà della relativa durata di esecuzione?
E’ vero che, in quel blocco, può capitare che, il registro operatorio di una sala, assegni a un infermiere il dono dell’ubiquità, attestandone la presenza in quella sala, mentre, in realtà, nello stesso spazio temporale, quell’infermiere era presente, in un’altra sala? E’ vero che diversi, non uno, ma forse 4/5 infermieri, in servizio presso quel blocco operatorio, nelle ultime settimane, hanno avanzato formale richiesta di trasferimento presso altre Unità operative?
E, quali sarebbero le motivazioni sottese a cotanto agognato esodo di massa? Forse una manifesta e dispotica inettitudine organizzativa? E, allora, puta caso che le circostanze che io, qui e ora, ho dedotto, siano vere, Lei, dott. De Salazar, perché rimane mano nella mano? Quali sono le arcane ragioni, dott. De Salazar, del suo immobilismo. Chi e che cosa Le impedisce di intervenire?
Eppure, il blocco operatorio è la cellula strategica di ogni Ospedale, nella quale le misure di sicurezza dovrebbero essere osservate con parossistico rigore, bandendo ogni compiacente lassismo e recidendo ogni ambiguo cordone protezionistico. La sala operatoria rappresenta, statisticamente, uno degli ambienti sanitari con i più alti livelli di rischio clinico.
E, allora, è, semplicemente, scellerato gestire un blocco operatorio con dissennata frivolezza. E sarebbe, anche, scellerato, se qualcuno tentasse di organizzare audits farlocchi, spregiudicatamente, finalizzati a camuffare la dissennata frivolezza. E, tuttavia, è, altrettanto e ugualmente, scellerato consentire una siffatta gestione.
Dott. De Salazar, se la vicenda della garza fosse vera – e io mi auguro che non lo sia -, sarebbe, drammaticamente, superato ogni limite di guardia. Lei, lo sa che cosa dice la Corte di Cassazione, a proposito della ritenzione di una garza nel sito chirurgico? Dice, esattamente, questo: “trattasi di un fenomeno sentinella, ad altissima rilevanza sotto il profilo della colpa grave, causativo, non raramente, di esito infausto”. Una definizione da far accapponare la pelle!
La misura è colma. La vita dei pazienti, sull’altare di intollerabili atteggiamenti pavoneggianti, non può essere, cinicamente, trasfigurata in una selvaggia roulette russa. Occorre restituire onore e dignità all’Azienda ospedaliera di Cosenza. Dott. De Salazar, tragga le debite conseguenze».