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La brasiliana era ubriaca e drogata, il Gip: «E’ pericolosa, resti in carcere»

Il compagno accoltellato in parti vitali del corpo salvato grazie all'intervento del proprietario di casa che non si è fidato delle rassicurazioni della donna ed ha chiamato i Carabinieri

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PAOLA (Cs) – L’artista brasiliana 39enne Silvia Santos Maria Do Socorro, accusata di tentato omicidio nei confronti del compagno convivente Francesco Di Santo, di 52 anni (https://www.calabriainchieste.it/2024/05/09/ecco-chi-e-la-bella-artista-brasiliana-che-ha-accoltellato-il-convivente-foto-esclusive/) è pericolosa e potrebbe aggredire altre persone, anche perché recidiva: deve restare in carcere. (https://www.calabriainchieste.it/2024/05/10/recidiva-simpossessa-di-un-alloggio-popolare-assolta-dal-giudice/).

Il Giudice per le indagini preliminari Roberta Carotenuto ha deciso ieri sera.

L’arrestata si è avvalsa della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia (https://www.calabriainchieste.it/2024/05/10/la-brasiliana-che-ha-accoltellato-il-compagno-fa-scena-muta-dal-gip/), svoltosi ieri al tribunale di Paola. (https://www.calabriainchieste.it/2024/05/10/imprenditore-accoltellato-oggi-la-decisione-del-giudice-per-lindagata/).

La donna ha peraltro agito sotto effetto di “notevoli quantità di droga e di alcol”.

Ed il suo compagno, Francesco Di Santo, imprenditore agricolo 53enne, è vivo per miracolo, salvato dal vicino di casa e proprietario dell’abitazione ove lui e la donna vivevano.

L’uomo, un appuntato scelto della Guardia di Finanza, avendo udito forti rumori e schiamazzi, ha contattato telefonicamente la vittima e poi si è recato presso l’abitazione dei due, ricevendo rassicurazioni dalla donna, la quale, rifiutandosi di farlo entrare in casa, continuava a dire che era tutto a posto, mentre il compagno era gravemente ferito, steso sul divano.

Il finanziere ha udito lamenti provenire dall’abitazione ed ha avvisato i Carabinieri, ma se fosse trascorso altro tempo, la vittima sarebbe verosimilmente morta dissanguata.

La brasiliana è dunque accusata d’aver compiuto atti idonei e univocamente diretti a cagionare la morte del compagno convivente, evento non verificatosi per cause indipendenti dalla propria volontà.

In particolare, a seguito di un’accesa lite con il compagno, lo aggrediva colpendolo ripetutamente con un’arma bianca, verosimilmente un coltello da cucina, cagionandogli lesioni consistite in “ferite da arma bianca presenti in regione latero cervicale sinistra, toracica sinistra e addominale sinistra con eviscerazione”, per le quali l’uomo veniva sottoposto a intervento chirurgico d’urgenza e successivamente trasportato presso il reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Cosenza con prognosi riservata.

La donna ha altresì riferito d’essere stata picchiata dal compagno.

“Le lesioni rinvenute sul corpo della persona offesa – si legge nell’ordinanza del giudice – attestano in maniera inconfutabile che Silva Santos Maria Do Socorro ha reiteratamente colpito il compagno in zone vitali del corpo.

Risultano documentate dalle dichiarazioni dei sanitari sentiti plurime lesioni, inferte in profondità tale da avere provocato la perforazione dell’intestino tanto che il predetto è stato operato d’urgenza, subendo la resezione intestinale ed è tuttora in pericolo di vita. Risultano altresì una pluralità di ferite sul torace (sede del cuore e dei polmoni) e sul collo, tutte in prossimità di organi vitali”.

“La coltellata penetrante, che ha provocato le più gravi conseguenze per la vita di
Di Santo, già da sola è sufficiente a consentire di ritenere sia l’idoneità del
mezzo utilizzato sia la volontà omicida, considerato che tale colpo, inferto in
addome con un coltello di 20 cm, ha determinato, come già esposto, perforazioni
intestinali.

Sussiste altresì la recidiva contestata atteso che risulta un precedente nel
quinquennio per un delitto a matrice violenta (resistenza a pubblico ufficiale,
commessa in occasione di un controllo su strada quando si trovava in stato
ebbrezza), sintomatico di personalità per natura incline ad azioni
ingiustificatamente violente”.

Ricorrono, dunque, secondo il giudice, le esigenze cautelari evidenziate dal pubblico ministero a sostegno della sua richiesta.

“Sussiste, in particolare, il concreto ed attuale pericolo che l’indagata lasciata
libera possa commettere altri reati della stessa specie di quelli per cui si procede,
con grave pericolo per l’incolumità di terze persone.

Il pericolo di recidiva è evincibile dalle concrete modalità del fatto,
oggettivamente gravi ed allarmanti, come innanzi già esposto, connotate da
inusitata violenza priva di giustificazione, che appare mero pretesto per lo sfogo
di un impulso violento nonché dalla personalità pericolosa dell’indagata che,
ponendo in essere un gesto con spiccata carica lesiva, denotando così scarso
senso del pericolo e nessuna preoccupazione per le conseguenze delle proprie
azioni, ben potrebbe ripetere analoghe condotte delittuose con grave pericolo per
l’incolumità di terze persone.

Detti elementi sono idonei a supportare una prognosi cautelare sfavorevole. È pacifico, del resto, che la condotta tenuta in occasione della commissione del reato costituisca un elemento diretto ed assai significativo per interpretare la personalità dell’agente;

nulla impedisce, dunque, di attribuire alle medesime modalità e circostanze una duplice valenza e sul piano della gravità oggettiva e sul piano dell’apprezzamento della capacità a delinquere dell’agente.

Le circostanze del fatto sono dunque indicative del particolare grado di offensività della condotta e della pericolosità sociale della stessa, la quale peraltro come già esposto annovera un precedente per il delitto di resistenza a pubblico ufficiale, sintomatico di personalità incline alla violenza.

Dagli atti emerge altresì che l’arrestata ha agito dopo avere assunto notevoli quantità di sostanze alcoliche e stupefacenti e anche dal precedente innanzi citato risulta che la stessa è solita abusare di sostanze alcoliche, fatto che induce a ritenere che la violenza della stessa è alimentata anche dalla mancanza di autocontrollo conseguente all’abuso delle predette sostanze”.