CETRARO (Cs) – Dopo 33 anni la polizia di Vicenza ha chiuso il cerchio attorno al presunto assassino del noto avvocato Pierangelo Fioretto e di sua moglie Mafalda Begnozzi, avvenuto il 25 febbraio 1991 a seguito di un agguato, nel cortile della loro abitazione a Vicenza, con diversi colpi d’arma da fuoco https://www.calabriainchieste.it/2024/06/11/a-33-anni-da-un-duplice-delitto-arrestato-il-presunto-omicida-e-un-cetrarese/#google_vignette.

Accusato di quel delitto, in concorso con un’altra persona ancora non identificata e con l’aggravante della premeditazione, è Umberto Pietrolungo, attualmente recluso presso la casa circondariale di Cosenza, nipote del braccio destro del boss Francesco Muto di Cetraro, Lido Scornaienchi alias “Cunfietto”.

La Procura di Vicenza aveva riaperto il caso dei coniugi nel 2012 dopo che nuove indagini avevano portato al ritrovamento degli abiti indossati dalla coppia, le scarpe della donna e dei guanti da chirurgo su cui erano state scoperte tracce di polvere da sparo. Gli esami scientifici hanno permesso l’isolamento del dna del presunto killer.

All’identificazione di Pietrolungo si è giunti dopo una complicata indagine con molti reperti prelevati in diverse parti d’Italia, tra cui anche a Cirella di Diamante nel 2022 presso un hotel dopo il delitto di Roberto Martini.

I campioni biologici estratti dagli oggetti sequestrati dai militari (residui cellulari, sangue, bulbi piliferi) venivano analizzati dal Ris di Messina per l’estrazione dei profili genetici.

Dal bulbo pilifero, isolato su un fazzoletto, era stato possibile estrarre un profilo genetico totalmente sovrapponibile con un altro campione estratto a Umberto Pietrolungo  nato a Cetraro il 20 marzo1966, tramite un tampone orale raccolto davanti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari. Il risultato non lascia dubbi sulla presenza di Pietrolungo sul luogo del misfatto.

L’uomo vanta una carriera criminale di tutto rispetto da intraneo al clan Muto. A Pietrolungo, infatti, è stato riconosciuto il vincolo della continuazione tra la sentenza emessa nel processo “Overloading” per traffico internazionale di droga ad opera del cartello dei clan di ‘ndrangheta Muto, Chirillo e San Luca e quella relativa al processo “Plinius 2”, prosecuzione di Plinius 1 del 2013, per infiltrazioni mafiose nell’allora amministrazione comunale di Scalea.

Nel primo processo Pietrolungo è stato condannato alla pena di 8 anni di reclusione per partecipazione al clan Muto e porto illegale di armi, nel secondo è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione per estorsione aggravata dalla finalità mafiosa, ridotta dalla corte d’Appello nel 2023 di 2 anni e 10 mesi.

In base alle sentenze passate in giudicato Pietrolungo risulta come soggetto di spicco nella cosca Muto.

Per la Procura di Vicenza “l’indagato è un freddo omicida, privo di scrupoli, insensibile alla vita altrui, pronto ad agire in qualunque momento, ad ogni costo”. Da ciò risulta che “non si possa fare alcun affidamento ad un suo autocontrollo, ovvero ancora ad una sua adesione a regimi restrittivi che si affidino solo alla sua volontà quando quest’ultima, e lo si è visto, è costantemente orientata al crimine”.

Il pericolo di fuga e reiterazione del reato richiedono, per il gip di Vicenza, la necessità della custodia cautelare in carcere. Per il duplice il omicidio la Procura prevede per Pietrolungo una pena plausile nella misura dell’ergastolo.

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