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Azienda ospedaliera Cosenza, denunciate “anomalie” nella gestione del blocco operatorio

Ecco la replica degli addetti ai lavori su tutto quanto sta accadendo all'Annunziata. Fuga e carenza di infermieri, ma si parla anche di pagamenti “illegittimi”, scontri interni, azioni “punitive”

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L'ospedale Annunziata di Cosenza

COSENZA – Una lunga serie di presunte anomalie vengono denunciate attraverso il nostro giornale – carte alla mano – da addetti ai lavori che, in replica alle tante rassicurazioni a mezzo stampa dell’organo di vertice dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, intervengono per fare chiarezza sulla gestione del blocco operatorio e sulla emorragia di personale in quella specifica area.

Le nostre fonti, qualificatissime, chiedono di rimanere anonime, solo perché l’Azienda ha recentemente assunto un atto (in nostro possesso, ndr) avente ad oggetto “whisteblowing – adempimenti ex decreto 24/2023” con cui informa il personale che si possono effettuare segnalazioni (anche) anonime tramite la piaffaforma informatica sopracitata per segnalare “violazioni effettive o sospette di cui si è venuti a conoscenza nel contesto lavorativo, lesive dell’interesse pubblico e/o dell’Azienda nonché della integrità della amministrazione pubb lica o dell’azienda”.

Vi è quindi il timore che, a prescindere dai fatti costituenti realmente violazioni, si possa cogliere l’occasione anche per “tappare la bocca al dissenso” e, quindi, procedere a contestazioni e licenziamenti anche rispetto a qualche denuncia veritiera e documentata.

Ma andiamo al merito dei fatti.

Si parla, come detto, della «emorragia di personale, preoccupato dei continui rinvii, delle scelte non prese e della gestione di una direzione generale e sanitaria “che ha deciso di non decidere”, che si allontana dai veri problemi, prendendo tempo, perché il tempo aiuta a dimenticare i problemi.

Una direzione che “ha deciso di non decidere” persino difronte ad una palese denuncia di cattiva organizzazione di un blocco operatorio da parte di 14 strumentisti (oggi rimasti in 7 perché due trasferiti ed uno in attesa di concessione aspettativa il resto del personale e stato invitato dalla passionaria a rivedere le lettere di trasferimento) con esperienza decennale, che chiedono di andare via perchè costretti a lavorare senza sicurezza per loro stessi ma in primis per i pazienti operandi.

Una direzione che “ha deciso di non decidere” persino difronte a pagamenti ricevuti in maniera impropria e illegittima di prestazioni aggiuntive dal mese di giugno 2023 e fino al mese di aprile 2024 alla facente funzioni del blocco operatorio (“la passionaria”, ndr) a 50 euro l’ora senza effettuare nemmeno una seduta in più in prestazione aggiuntiva per salvare vite appese ad un filo di speranza in attesa della chiamata da quella maledetta lista di attesa lunga ed interminabile».

Su tale argomento, però, ci riserviamo di tornare con un servizio a parte, con dovizia di particolari, al solo fine di non confondere il lettore.

Andiamo avanti. «Una direzione che “ha deciso di non decidere” persino difronte alle vere ed effettive prestazioni aggiuntive effettuate dal personale infermieristico del blocco operatorio nei mesi di novembre e dicembre 2023 e per i quali ad oggi giugno 2024 non ha visto ricevere un solo euro».

E ancora: «Al fine di evitare inutili equivoci strumentali precisiamo che quanto affermato è correlato di incartamenti che ne attestano la veridicità».

Ma iniziamo dal problema blocco operatorio.

«Le gravi criticità riscontrate e segnalate dagli infermieri della Sala Operatoria dell’Ospedale Annunziata di Cosenza sono dovute in parte a un organico infermieristico ridotto all’osso e in parte a un clima interno deteriorato a causa di una gestione organizzativa a dir poco rivedibile, che richiede interventi immediati e urgenti onde evitare conseguenze ancora più gravi.

La carenza di personale infermieristico, negli ultimi mesi, si è aggravata ancora di più, dovuta ad un aumento delle attività chirurgiche senza tener conto del numero di infermieri in dotazione.

Tale situazione “ha costretto” 14 infermieri strumentisti su 27, loro malgrado, a far richiesta di trasferimento per lanciare un chiaro segnale al commissario e al capo dipartimento Sitra, e denunciare un’insostenibile situazione lavorativa e un clima deteriorato da continui scontri da parte di chi li gestisce, mettendo così a rischio l’operato del professionista e soprattutto, l’assistenza diretta al paziente.

Clima deteriorato riscontrabile anche dalle denunce contro ignoti (segnalando alla stessa polizia il personale sanitario in turno dai medici agli infermieri e agli oss), effettuate da parte della facente funzione (la “pasionaria”, ndr) per una semplice chiave spezzata, di una porta che da accesso ad un bagno o per un computer trovato spento.

Se le 14 lettere di trasferimento degli infermieri, internamente vengono trattate con piglio quasi militare e conseguenti azioni punitive, all’esterno sono diventate un caso politico (vedasi l’Onorevole Loizzo, l’Onorevole Guccione, il Consigliere Comunale e provinciale di Cosenza Ciacco), sia per il clamore della denuncia sia  per il particolare momento, perché preoccupati del benessere psico fisico dei dipendenti dell’azienda ospedaliera e per la conseguente salute dei cittadini calabresi.

L’auspicio era che “la direzione dell’ospedale prendesse coscienza costruttivamente di queste grida e che di concerto con le sigle sindacali cercasse di risolvere i problemi, e non che intraprendesse invece l’ennesima caccia alle streghe nei confronti di chi lotta giorno e notte in prima linea”.

La direzione, al contrario, sta attuando la politica del terrore, minacciando di spostare tutti, incuranti delle esigenze della cittadinanza che accede nel blocco in regime ordinario o in urgenza/emergenza.

Ad oggi nonostante le segnalazioni la direzione ha deciso, senza incontrare prima i sindacati, di provvedere ad effettuare due trasferimenti (preannunciati dal commissario  in una riunione interna, al fine di far meglio comprendere il regime militare) e di assumere cinque infermieri che hanno preso servizio e di cui una già in fase di trasferimento e tutti e cinque senza nessuna esperienza di sala operatoria.

I trasferimenti sono stati effettuati senza tenere conto della carenza di personale, senza tenere conto della procedura di mobilità interna, senza aver effettuato il focus interno con il personale in questione, richiesto dal medico competente che denuncia il rischio di un possibile distress lavorativo.

E così due validissimi strumentisti ad oggi sono stati trasferiti in altri reparti per essere sostituiti da personale a tempo determinato con incarico di 12 mesi, quando la formazione all’interno di un blocco richiede almeno 6 mesi prima di rendere autonomo uno strumentista, ma si sa l’importante per l’azienda sono i numeri, infatti ci è giunta la notizia che l’infermiere neoassunto in sala si sia già ritrovato ad essere solo in sala con lo strumentista.

Ma, ribadiamo, l’importante per la direzione è fornire numeri.

Recentemente, infatti, in un’intervista del 3 maggio sulla gazzetta del sud, il manager De Salazar annuncia la “rivoluzione” avviata tra le corsie dell’Annunziata, per rimettere in sesto una nave… semi affondata.

Tutta questa situazione ricorda tanto la storia del Capitano Schettino che ha affondato la nave e, incurante delle persone a bordo, ha pensato solo a salvare se stesso.

Ma diamo i numeri anche noi…

Alla domanda da parte del giornalista sulla fuga di infermieri dalla sala operatoria segnalata dalla cgil, il commissario risponde che le sale hanno fatto un grande passo avanti, sono stati portati a termine 1700 interventi in più rispetto al 2021, l’anno peggiore per l’ospedale, peccato che forse nel 2021 il commissario non ha vissuto la seconda ondata di un’emergenza che ha fermato il mondo intero che si chiamava Covid-19.

Peccato che il commissario ha dimenticato che per molti mesi il personale sanitario tutto ha operato con addosso presidi covid (tute, fp3, doppio guanto, calzari e visiere) e con la maggior parte dei pazienti positivi.

Peccato che il personale che risultava positivo doveva stare a casa in malattia dai 7 ai 14 giorni e fino alla negatività dello stesso tampone, ed in quel periodo molti reparti hanno dovuto bloccare i ricoveri per sanificare diversi focolai covid.

Ci chiediamo se il commissario abbia vissuto l’ondata del covid alle Maldive, incurante che il mondo lottava contro la seconda ondata di una pandemia.

E peccato che nessuno abbia informato il commissario che il blocco operatorio nel 2021 dal 15 agosto e fino al 30 settembre ha lavorato con 4 sale operatorie in meno a causa dei lavori di ristrutturazione di una pavimentazione usurata che favoriva l’infiltrazione di polveri dal suolo con il rischio di infezioni.

Ma nonostante gli ostacoli nel 2021 l’allora capo dipartimento Simona Loizzo aveva dichiarato in un’intervista che erano stati effettuati, nonostante il covid, circa 4560 interventi a fronte di un’emergenza e dei lavori in corso, che proporzionati a quelli fatti nel 2023 di circa 5800 interventi sarebbero quasi paragonabili ai numeri del 2021.

Ma in quel periodo, ribadiamo, si stava vivendo la seconda ondata dell’emergenza covid, mentre nel 2023 si sta vivendo la conseguenza di un’organizzazione/ gestione sbagliata a danno dei pazienti e dei dipendenti (garze dimenticate in addome per carenza di personale e 14 domande di trasferimento da parte degli stessi infermieri che lavoravano anche nel 2021).

Si aggiunga poi che gli interventi effettuati nel 2023 sono stati raggiunti grazie all’impegno degli infermieri che si sono resi disponibili a fare prestazioni aggiuntive nei mesi di novembre e dicembre, al fine di operare più pazienti, ma che ad oggi giugno 2024 non hanno ricevuto nessun emolumento per le prestazioni effettuate.

Forse il commissario prima di parlare di obbiettivi raggiunti ai quotidiani avrebbe dovuto pagare i dipendenti grazie ai quali questi obbiettivi sono stati raggiunti».

Ecco, questo è tutto. A tale presa di posizione di parte, assolutamente continente, sarebbe gradita una replica di merito, punto su punto, al fine di stabilire un doveroso contraddittorio su un fatto pubblico di scottante attualità.

Auspichiamo, quindi, una risposta da chi di dovere: info@calabriainchieste.it