All’inaugurazione dell’evento, organizzato da Nuccio Iovene, presidente della Fondazione Trame ETS, insieme al Direttore Giovanni Tizian, a Lorenzo Canova e Pietro Folena dell’Associazione Metamorfosi, al Direttore dell’Agenzia dei Beni Confiscati Bruno Corda, al Sottosegretario al Ministero degli Interni Wanda Ferro, al sindaco di Lamezia Paolo Mascaro, era presente il sindaco Giuseppe Falcomatà, insieme al consigliere metropolitano delegato alla Cultura Filippo Quartuccio.
“Visioni Civiche. L’arte restituita. Dalle opere confiscate alle mafie al bene comune”, s’intitola il progetto espositivo curato da Lorenzo Canova che, fino 28 luglio, porterà in mostra nel Complesso Monumentale di San Domenico di Lamezia Terme, sede del Museo Archeologico Lametino, una selezione di opere d’arte sequestrate alla criminalità organizzata. Occasione per la presentazione della mostra, in un simbolico allineamento di temi e obiettivi, è stata il Festival dei libri sulle mafie Trame.
La mostra, inaugurata contestualmente alla tredicesima edizione della manifestazione, contempla l’esposizione di una ampia selezione di opere d’arte, frutto di sequestri ad alcune organizzazioni criminali attive in Italia, attualmente nelle disponibilità dell’Agenzia nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati e della Città Metropolitana di Reggio Calabria.
Nel corso del suo intervento il sindaco Falcomatà ha preliminarmente ringraziato il Festival Trame e si è detto orgoglioso del contributo «con la consapevolezza che questo evento è un punto di riferimento, non solo per la Calabria ma, in tema di contrasto alle mafie, per l’intero Paese».
Ed ha aggiunto: «Per noi è l’ulteriore tassello di un puzzle che abbiamo iniziato a costruire ormai quasi dieci anni fa. Il settore dei beni confiscati alla ‘ndrangheta è una delle prime attività che, dall’insediamento della nostra Amministrazione, abbiamo aggredito. Non esisteva prima un regolamento per l’assegnazione e la gestione di questi beni prima e oggi invece, il nostro regolamento è diventato è divenuto una delle “best practice” acquisita, adottata, attualizzata alle necessità di ognuno, in tantissimi comuni nel nostro Paese».
«Siamo contenti di proseguire su questo percorso – ha affermato il sindaco – perché è vero che le opere d’arte hanno bisogno di stare in un museo, ma hanno anche la necessità di farsi conoscere il più possibile all’esterno. A palazzo Crupi abbiamo oltre un centinaio di opere confiscate alla criminalità organizzata, altre ne arriveranno. Oltre all’idea di trasformare quel palazzo della Cultura in palazzo dell’arte, serve restituire l’arte ai cittadini e renderla fruibile a tutti e farlo diventare un palazzo della Cultura e dei Beni confiscati e, naturalmente, contribuire alla conoscibilità all’esterno di quello che è il messaggio di forza di questi beni attraverso questa mostra».
In conclusione, per il sindaco: «Dobbiamo essere consapevoli di quello che si sta facendo sul territorio, che ci sono le istituzioni che spingono attraverso la rigenerazione urbana, la riconquista, millimetro dopo millimetro, di spazi sottratti alla bellezza e alla legalità, ma ovviamente dobbiamo sapere che non stiamo giocando contro nessuno, ma che la presenza della criminalità c’è e che quando si parla di squadra-Stato, noi abbiamo il dovere di riconoscerci: spalle larghe, schiena dritta, compagni di viaggio».