CATANZARO – «Il centrodestra calabrese continua ad azzuffarsi, fuori tempo massimo, sulle ricadute devastanti che la legge sull’Autonomia Differenziata avrà sul destino economico e sociale del Mezzogiorno. Senza un minimo di autocritica sulla responsabilità per omesso controllo, e di conseguenza, per l’immobilismo che ha segnato il dibattito antecedente all’approvazione del testo arrivato alla Camera. Chi ha veramente a cuore il futuro della Calabria deve agire, oltre i proclami e i “mea culpa” di circostanza».
È quanto afferma la consigliera regionale del Pd, Amalia Bruni.
«Lo sapevano tutti, che il DDL Calderoli avrebbe spaccato il Paese, ancora prima di diventare legge, ma nessuno ha fatto niente: troppo impegnati ad incantare i calabresi con la comunicazione deviata e deviante di un presidente di Regione “superuomo” e distratto dall’ego prorompente che lo rende sordo ad ogni sollecitazione dell’opposizione», afferma ancora Bruni.
«Le forze politiche, le associazioni, gli amministratori e i cittadini che hanno a cuore il futuro della nostra regione devono concentrarsi su altro: ogni azione possibile da mettere in atto per bloccare questo disastro!.
«Partiamo dal monito della Commissione europea che boccia senza appello il disegno di legge sull’autonomia differenziata», rimarca la consigliera regionale democrat. «Attenzione, non parliamo di un collettivo comunista: l’organo esecutivo dell’Unione europea, contesta la riforma nel Report annuale sulle economie nazionali, in cui dedica un paragrafo proprio al ddl Calderoli facendo riferimento al testo che era stato approvato in Senato, chiaramente, ma che in soldoni è stato confermato alla Camera».
Bruni ricorda che il paragrafo recita: «“La devoluzione di ulteriori competenze alle regioni italiane comporta rischi per la coesione e le finanze pubbliche del Paese”. Parlando del resto approvato al Senato, la Commissione europea sottolinea che “il disegno di legge include alcune tutele per le finanze pubbliche, come le valutazioni periodiche delle capacità fiscali regionali e i requisiti per i contributi regionali per raggiungere gli obiettivi fiscali nazionali. E “tuttavia sebbene assegni specifiche prerogative al governo nel processo negoziale, non fornisce alcun quadro comune per valutare le richieste regionali di competenze aggiuntive”.
Infine: «Ripartiamo da qui per costruire il percorso che deve portare anche la Regione Calabria ad impugnare la legge Calderoli davanti alla Corte Costituzionale come hanno già pensato di fare Campania e Sardegna. Il presidente Occhiuto percorra la linea d’ombra che lo separa dai proclami e dall’opportunismo politico alla tangibile vicinanza alla sua comunità che considera questa legge pericolosa e ingiusta: si faccia portavoce di quel disagio, e sia per una volta il presidente di tutti».
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