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Sfogo presidente del consiglio Cetraro: «Dopo 44 anni dalla morte di Losardo nulla è cambiato»

Angelo Aita: «La recrudescenza della delinquenza è imperterrita e straripante: droga, estorsioni e paura sono i mantra del loro agire»

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CERARO (Cs) – “La città di Cetraro è persa nelle tenebre”. Dopo quarantaquattro anni dalla morte di Giannino Losardo nulla è cambiato. È l’amaro sfogo del presidente del consiglio comunale Angelo Aita che in un post sui social delinea, a tinte fosche, i contorni di una città abbandonata dallo Stato nelle grinfie della criminalità organizzata che cresce e spadroneggia indisturbata.

Proprio come ai tempi dell’omicidio di Giovanni Losardo, segretario capo della Procura di Paola e amministratore del Comune di Cetraro, ucciso la sera del 21 giugno 1980 in un agguato di ‘ndrangheta, perché aveva osato di opporsi allo strapotere mafioso.

«La recrudescenza della delinquenza è imperterrita e straripante: droga, estorsioni, e paura sono i mantra del loro agire – sottolinea l’ex sindaco Aita – La città è persa nelle tenebre. Nulla è cambiato.

Lo Stato non riesce ad ampliare i presidi di sicurezza sia in quantità che qualità: tredici anni per una caserma dei carabinieri che non si apre. I segnali, più volte evidenziati, di una ripresa delinquenziale feroce ed arrogante sono rimasti inascoltati e spesso sottovalutati. Nessuna capacità di leggere in anticipo i fenomeni. La città abbandonata. Nulla è cambiato».

Rappresentano un colpo allo Stato, le telecamere rubate da delinquenti, quasi un terzo, che il prefetto aveva concesso, come ministero dell’Interno per la sicurezza.

«Sono state divelte comodamente con scala in mano e alla presenza di cittadini – accusa Aita – purtroppo a volte anche ossequiosi, hanno agito in modo indisturbato. La città degli invisibili. Nulla è cambiato.

Una città che dimentica il suo passato – incalza il presidente del consiglio comunale – e che oggi si trova, in un limbo dantesco fatto di superficialità, indifferenza, autoreferenzialità, superbia, miseria e abbandono.

Una città senza più identità perché noi l’identità della nostra città l’abbiamo smarrita, disintegrata nell’etica dei comportamenti e nella voglia di riscatto. Siamo diventati tutti inadeguati. Chi è senza colpe lanci la prima pietra. La città dei tanti nessuno. Nulla è cambiato.

La città divisa, lacerata, disgregata, dove la scuola non è la priorità e la cura del proprio orticello sia esso religioso, sportivo, culturale e politico appassiona più del costruire una e una sola comunità coesa, solidale e responsabile. Lo vogliamo capire che anche con il nostro agire, stiamo perdendo la città.

Le tante Cetraro per nessuna Cetraro. Nulla è cambiato. I miei occhi non riescono più a vedere una luce in fondo al tunnel, la luce della speranza. Ma un ragazzo dei Licei di Cetraro, in un corso tenuto sulle dipendenze patologiche, un giorno mi ha detto: “prof. e se provassimo ad unire tanti occhi per ampliare la visione in fondo al tunnel e se le nostre braccia, insieme alle vostre di adulti, operassero per rimuovere gli ostacoli che oscurano la luce, che succederebbe!”

Forse e dico forse, nulla è cambiato. Anche nella speranza di avere una città degna dei nostri figli.

Nulla è cambiato se il silenzio assordante di tantissimi cittadini, che è una richiesta di aiuto, ancora non viene raccolto. Non so chi leggerà questo sfogo ma con umiltà chiedo di riflettere ad ognuno di voi. Alle Istituzioni, nazionali e regionali, chiedo di essere vicino, aiutateci a non perdere la città. Infine, a voi cari cittadini, se volete, date un segno al vostro urlo nel silenzio.

Condividete, commentate, insomma fate arrivare ai ragazzi il messaggio – conclude Aita – che vi sono tanti, ma tanti, cittadini che non vogliono rassegnarsi. Se questo avverrà forse questo tempo non passerà invano perché qualcosa sarà cambiato».

fiorellasquillaro@calabriainchieste.it