CATANZARO – Il pubblico ministero della Dda di Catanzaro ha discusso oggi nel corso dell’udienza preliminare del procedimento Scirocco incentrato sulla presunta illecita gestione dei depuratori dislocati sull’intero territorio regionale.
L’accusa ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti e 28 gli imputati, comprese cinque società coinvolte nell’indagine.
In particolare si tratta di: Tommaso Agretto, Davide Bartucca, Giuseppe Bongarzone, Pasqualino Calabrese, Andrea Cannistrà, Ion Ciobanu, Giuseppe Dardano, Paola Di Stio, Giuseppe Lagrotteria, Ernesto Lento, Giuseppe Minieri, Mario Minieri, Saverio Minieri, Daniele Nisticò, Vincenzo Papalia, Giovanni Passafaro, Giuseppe Passafaro, Francesco Pungitore, Domenico Rosariano, Raffaele Rusignuolo, Gioacchino Rutigliano, Ilario Serianni, Rosario Sessa, Andrea Talarico, Rosario Talarico, Vincenzo Ruggero Talarico, Francesco Trapasso, Giuseppe Donatello Valentino, Antonietta Vescio Campisano, le società Costruzioni Bova srl, G&D Ecologica spa, Minieri Holding srl, Minieri King Elettrica srl, Minieri Ecologistica srl.
Due gli indagati che hanno avanzato, al momento, richiesta di rito abbreviato: Tommaso Agretto e Andrea Cannistrà, dipendenti della Minieri King Elettrica
Sono state riconosciute come persone offese il ministero dell’Ambiente, la Regione Calabria, la Provincia di Catanzaro, la città metropolitana di Reggio, Provincia di Crotone, Provincia di Vibo, i Comuni di Amato, Caraffa, San Pietro Apostolo, San Vito sullo Jonio, Soveria Mannelli, Tiriolo, Belvedere Marittimo, Fuscaldo, Falconara Albanese, Agnana Calabra, Bruzzano Zeffirio; Careri, Soverato, Montepaone, Montauro, Gasperina, Petrizzi, Amaroni, Lamezia Terme e un privato, Giulio Trifino di Cirò.
Tra coloro che hanno fatto richiesta di costituzione di parte civile il gup ha ammesso tutti tranne Legambiente e il Comune di Tiriolo.
La prossima udienza della fase preliminare del procedimento Scirocco è stata fissata per il 3 luglio.
Le indagini hanno fatto emergere l’esistenza di una presunta associazione per delinquere al fine di commettere reati contro l’ambiente e la pubblica amministrazione, frode nelle pubbliche forniture, inquinamento ambientale, traffico illecito di rifiuti, tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sono queste le accuse contestate, a vario titolo, agli imputati.
L’accusa sostiene che il gruppo Minieri avrebbe vinto le gare d’appalto grazie a ribassi consistenti per poi non adempiere agli obblighi contrattuali. Il risultato sono state mancate manutenzioni agli impianti, gestione illecita nello smaltimento dei fanghi, liquami che confluivano nei corsi d’acqua e nel mare.