COSENZA – Gli iscritti del Partito democratico cosentino Giacomo Mancini, Sergio De Simone, Alessandro Grandinetti e Saverio Carlo Greco intervengono sul grave scontro apertosi all’interno del partito dopo le elezioni europee, per chiedere una nuova fase. 
 
«Le elezioni Europee ed amministrative hanno certificato la crisi strutturale e purtroppo al momento irreversibile del Pd in Calabria ed in particolar modo della federazione di Cosenza. Federazione e provincia di Cosenza che rappresentano il quasi il 40% in termini di popolazione e quindi di elettorato calabrese, dove la Sinistra ha avuto un radicamento storico ed espresso classi dirigenti di rilievo regionali e nazionali», esordiscono gli iscritti alla coalizione di centrosinistra 


«E la certificazione del tutto – si legge ancora nella nota stampa – è data dalla risibile ed inconcludente vicenda dell’espulsione dei tre consiglieri comunali di Cosenza».

In assenza di «una pur minima analisi e discussione sui risultati della sconfitta alle Europee ed alle Amministrative, finanche nelle realtà dove il Centrodestra perde e vince il CentroSinistra come a Corigliano-Rossano il Pd raggiunge risultati ai minimi storici».

Infatti nel Comune più popoloso della provincia di Cosenza «il Pd raggiunge alle Europee poco più del 9%ed alle amministrative il 3,5% risultando l’ultima lista della coalizione a sostegno del sindaco Stasi».

Di fronte a questo «scenario disastroso e preoccupante, invece di analizzare le cause della sconfitta e cercare i necessari e difficili rimedi, non si trova di meglio che espellere qualche Consigliere comunale, magari pure impegnato in campagna elettorale a sostegno del Pd e di alcuni candidati, non certo per spirito di servizio al partito, ma più probabilmente spinto dalla logica di misurarsi in termini competitivi di consenso con coloro che detengono il controllo ferreo e militare del proprio circolo, rafforzando quindi quella stessa logica di potere che ne ha ispirato l’espulsione».

Siamo di fronte «ad una sorta di masochismo autodistruttivo che purtroppo va avanti da anni, alimentato nel passato anche dal periodo commissariale».

Fermo restando che «se si volessero affrontare i problemi politici ed organizzativi del Pd calabrese e soprattutto cosentino con misure amministrative bisognerebbe che le Commissioni di Garanzia, ad ogni livello, dovrebbero lavorare notte e giorno, tutti i giorni senza venirne comunque a capo».

Intendiamoci «in una comunità il rispetto da parte degli iscritti delle norme che regolano la vita interna è fondamentale. Ed è legittimo anzi doveroso che nel momento in cui si verifichino condotte lesive di tali norme si attivino gli organismi chiamati a vigilarne il rispetto ed è sacrosanto che tali organismi possano anche comminare sanzioni disciplinari quando sono evidenti le violazioni delle regole da parte degli iscritti».

Pur tuttavia quello che «non è ammissibile richiedere la sanzione per taluni e sorvolare o peggio chiudere uno o anche due occhi su tali altri».

In questo modo «si crea danno all’intera comunità. Così come diventa intollerabile calpestare quotidianamente le regole di vita democratica interna a vantaggio di decisioni prese da gruppi piccoli e autoreferenziali».

Del resto i problemi, «per come riconosciuto pubblicamente dallo stesso Presidente della Commissione di Garanzia non sono di natura amministrativa, come qualcuno vorrebbe fare apparire, ma di sostanza politica. E lo stesso segretario della federazione cosentina ha dichiarato che sono problemi diffusi in tutta la provincia, cosa che, da un lato, richiama le responsabilità assunte nella guida di questa federazione e, dall’altro, che il provvedimento assunto rischia di apparire iniquo e ingiustificato, se pure teoricamente ammissibile».

E tutto ciò avviene nel momento in cui «il voto del centrodestra in Calabria ed ancor di più a Cosenza lascia spazio ad un’iniziativa competitiva che offre la possibilità di contendere al centrodestra la stessa guida della Regione».

Oltre tutto il centrodestra in Calabria, «forse grazie anche all’assenza di una forte opposizione del Pd e del centrosinistra, stimola e favorisce la conflittualità interna nei partiti e fra i parti del centrodestra, ma anche e soprattutto l’arroganza del Presidente Occhiuto tesa ad accorpare a se ogni decisione e svuotare ruoli e funzioni politiche ed istituzionali agli altri partiti della coalizione, portandolo finanche a contrapporsi al Governo nazionale sull’Autonomia Differenziata, marcando una forte discontinuità con il resto della sua coalizione».

Il quadro politico in cui operare come Pd e coalizione di centrosinistra «è complesso, ma lascia ampio spazio ad una iniziativa politica capace di recuperare quella centralità politica che la Sinistra ha avuto nella storia di questa Regione».

Per gli iscritti al Pd «bisogna rompere incrostazioni e rinchiusure che hanno creato tanti danni al partito cosentino e calabrese. La logica della conventio ad excludendum del gruppo dirigente calabrese e cosentino, visti i risultati penosi, va archiviata, lanciando una forte apertura e rinnovamento di merito e di metodo, dando spazio ai tanti che vorrebbero diventare protagonisti di una nuova fase del Pd in Calabria ed a Cosenza».

Un partito competitivo e forte «protagonista della rinascita di un centrosinistra strutturato e competitivo capace di proporre ai calabresi soluzioni ai bisogni primari di questa Regione, può diventare leva politica per il cambiamento sociale ed economico della Calabria».

Una svolta di questo tipo «dovrebbe peraltro essere appetibile anche per coloro che, ossessionati dai propri posizionamenti personali, vanno alla ricerca di collocazioni politiche e spazi istituzionali, divenuti ormai sempre più angusti. In questo il Pd  della Schlein, rafforzato dall’ottimo risultato elettorale europeo ed amministrativo, raggiunto soprattutto nel Mezzogiorno, può aiutare ad aprire una fase nuova in Calabria ed a Cosenza in cui tutti e sottolineiamo tutti, siano messi nella condizione di poter partecipare e decidere».
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