D'Ippolito

Le dimissioni del presidente della Commissione controllo e garanzia del comune di Cosenza

COSENZA – Gruppi consiliari di minoranza

«Un importante atto politico quanto accaduto nella commissione odierna di controllo e garanzia del comune di Cosenza. Alla luce di quanto verificatosi, giovedì scorso, 27 giugno, nella commissione consiliare controllo e garanzia da me presieduta – dichiara il consigliere Giuseppe d’Ippolito – nel corso della quale la maggioranza ha abbandonato i lavori dopo un’accesa discussione, perseguendo un maldestro tentativo di non far proseguire la seduta avente ad oggetto l’audizione della dirigente Ing. Antonella Rino sulla vicenda della riapertura di Corso Vittorio Emanuele, mi sono visto costretto, al termine della seduta odierna della riconvocata commissione controllo e garanzia, a rassegnare le dimissioni dalle mie funzioni di presidente dell’organismo consiliare».

Questa la denuncia del conigliere Giuseppe d’Ippolito 

Una decisione «offerta, ma necessaria, soprattutto per non svilire l’importanza del ruolo del Presidente della commissione controllo e garanzia che è un ruolo super partes, formalmente, a termini di regolamento, appannaggio della minoranza. Anzi, per essere ancora più chiari, la commissione in questione è l’unica commissione che spetta alla minoranza».

E, ancora: «La mia decisione  prende le mosse dal presupposto che la natura di garanzia e controllo della commissione da me presieduta fino a questa mattina, è posta a tutela dell’intero Consiglio comunale, ma questo aspetto, fondamentale, non è stato tenuto in debita considerazione dal comportamento tenuto dalla maggioranza che ha fatto venir meno la fiducia nei miei confronti, mettendo in discussione la mia terzietà, tanto da abbandonare i lavori. A me non è rimasto, pertanto, altro che dimettermi».

E, poi «né a farmi desistere ha contribuito la tardiva marcia indietro della quasi totalità dei consiglieri presenti che, durante il dibattito dell’odierna seduta, sono intervenuti, disconoscendo le azioni precedenti e riaffermando, quantomeno a parole, una ritrotva fiducia, e, quindi, di aver compreso che la condotta stata posta in essere, nella seduta del 27 giugno, non fosse altro che garanzia di tutti».

Ciò nondimeno «ho ritenuto di rassegnare ugualmente le mie dimissioni, nel pieno convincimento che la politica ha bisogno di sostanziarsi anche di fatti concreti e che la censurabile condotta della maggioranza era volta soltanto a tentare di mettere il bavaglio alla minoranza, impedendo alla commissione di svolgere regolarmente i suoi lavori. Un tentativo fallito in maniera puerile e con motivazioni del tutto pretestuose che altro obiettivo non avevano se non quello di far restare la commissione ostaggio della maggioranza».

Quello posto in essere dai componenti di maggioranza «è stato, infatti, un comportamento inaccettabile e che andava assolutamente stigmatizzato, soprattutto nella misura in cui ha cercato di sminuire la terzietà del Presidente considerandolo di parte e accusandolo di voler spettacolarizzare i lavori della commissione».

Dopo le azioni cui la maggioranza ha dato corso, «non potevo restare indifferente e far finta di nulla. Si è tentato, con ogni mezzo e pretesto, di impedire il legittimo svolgimento dei lavori e questo non può passare sotto silenzio e senza fatti concludenti. Mi riconosco nella minoranza, ma ho sempre cercato di svolgere il ruolo che mi è stato assegnato anche nell’interesse della maggioranza e proprio in virtù di questa mia funzione super partes ribadisco che è stato giusto audire in commissione la dirigente».

Infine: «Il tentativo di mettere il bavaglio alla commissione è naufragato miseramente, ad oggi non avevo altra scelta, se non altro per evitare qualsiasi speculazione, di rimettere il mandato ricevuto, adesso starà alla maggioranza, nella prossima commissione convocata per eleggere un presidente, valutare concretamente le azioni da intraprendere».

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