PUBBLIREDAZIONALE – Dai dati pubblicati è emerso che il 57,1% delle sale da giochi presenta un tasso elevato di evasione fiscale, non raggiungendo a pieno l’affidabilità fiscale la cui soglia è pari o superiore ad otto. Lo studio ha attenzionato 2925 sale da gioco con reddito da media impresa, pari a circa 63.000 euro. Le attività col più alto tasso di rischio sono lavanderie, noleggi, impianti sportivi e ristoranti: qui il tasso di rischio è pari quasi all’80%.
Contestualmente è arrivata l’edizione 2024 de “Il Libro nero dell’azzardo. Mafie, dipendenze, giovani” a cura di Federconsumatori e CGIL. Anche da qui sono arrivati interessanti spunti, analizzati dalla redazione di Gaming Report all’interno di questo articolo: in primis il fatto che il divieto di diffusione di dati di dettaglio del gioco fisico, come da legge Finanziaria del 2020, oggi crea problemi vari al contrasto all’azzardo e non permette il contenimento dei rischi. Un vuoto normativo a cui si aggiungono varie falle comunicative. Un problema nel problema.
Il Libro Nero, oggetto di critiche dall’associazione di settore Sapar, ha evidenziato la crescita del settore gioco: dagli 84 miliardi del 2013 si è passati ai 150 del 2023. Un decennio di crescita quasi totale, con una spesa pari a 22 miliardi di euro, anche qui in rialzo. Su questo ultimo aspetto lo studio ha evidenziato come la cifra spesa sia pari al reddito annuale netto di oltre 1.100.000 lavoratori a tempo pieno.
Nel 2023, in particolare, ogni italiano tra i 18 ed i 74 anni ha investito un totale di 1926 euro. Il gioco online va per la maggiore. In particolare, in regioni come Campania, Sicilia e Calabria che sfondano il muro dei 2000 euro pro capite. Giocano tutti, soprattutto i giovani, quelli che preferiscono le sale fisiche e modalità veloci come i Gratta&Vinci.
Nella presentazione del Libro è intervenuta anche Imma Romano, direttrice delle relazioni istituzionali di Codere Italia, la quale ha sottolineato come l’aspetto che si sottovaluta circa la problematica dell’azzardo è quello di un mondo diviso tra quanti non giocano e quanti giocano. Tra questi anche i concessionari, le associazioni di categoria e via discorrendo.
Quel che è chiaro a tutti è che tra i problemi dell’attuale situazione in Italia vi sia una regolamentazione aggiornata che consenta a pieno di coinvolgere l’innovazione tecnologica, la qualificazione e la maggior responsabilità degli operatori di settore in tutte le loro componenti.
Una verità dalle mille sfaccettature: tanti pregiudizi e forse ancora non chiare fino in fondo le potenzialità economiche di un’industria che in Italia conta da sola per il 7% di PIL.