Storia e Produzione Artistica
Francesco Fasanella (meglio noto come Ciccio) nasce a San Lucido, sulla costa tirrenica cosentina, il 20 luglio 1924, primogenito dei coniugi Franceschina Iorio e Alfredo Fasanella.
Il padre combatte la Prima Guerra mondiale sul fronte (insignito della Croce al Merito di Guerra nel 1927 e del titolo di Cavaliere dell’ordine di Vittorio Veneto nel 1968) e al ritorno in patria si trasferisce con la famiglia nel centro storico di Cosenza.
Qui il piccolo Francesco trascorrerà alcuni anni della sua infanzia insieme ai genitori e al fratello Davide, per poi ritornare a San Lucido.
Dotato di grande estro e creatività, sin da bambino mostra interesse per l’arte, probabilmente mosso da una costante ricerca del bello e dell’armonia in un’epoca caratterizzata dal dramma della guerra e della conseguente miseria.
Comincia così a studiare da autodidatta le varie tecniche del disegno e della pittura.
Si iscrive poi all’Istituto tecnico per Geometri a Salerno nel 1938, studi che dovrà interrompere a causa dell’insorgenza della Seconda Guerra mondiale.
In questi anni porta avanti la sua passione per l’arte continuando a studiare e trascorrendo ore ed ore ad esercitarsi. La sua vocazione è corroborata da una grande determinazione, la voglia continua di imparare e di migliorarsi che non lo abbandoneranno mai, da grande meticolosità, e da un perfezionismo quasi maniacale, che lo porteranno a sviluppare uno stile unico e distintivo.
Risale a questo periodo una copiosa produzione di dipinti ad olio su tela e quadri a china, di paesaggi e ritratti, dove le sue linee decise e intricate si rincorrono a delineare spettacolari spaccati di natura selvaggia, gli angoli più caratteristici del suo paese e volti che parlano di un vissuto intenso e sofferto.
Questi sono anche gli anni dello sport per Francesco. Partecipa ai “giochi della gioventù” nel 1939 a Salerno vincendo i 100 mt piani, ma si cimenta anche nella ginnastica artistica, specializzandosi negli anelli, e nella boxe.
Seguendo le orme degli zii Ottavio e Guerino Iorio, e con la voglia di esplorare il mondo, si trasferisce in Argentina nel 1947, a Buenos Aires, dove vive fino al 1955. Qui trova occupazione come disegnatore pubblicitario in una delle più importanti aziende grafiche del paese dell’epoca, dove il materiale pubblicitario che gli veniva richiesto era disegnato completamente a mano.
Questo è un momento di abbondante creazione artistica di Francesco, mosso dalla curiosità e l’entusiasmo di conoscere ed esplorare l’Argentina Peronista. Frequenta artisti del luogo e viene affascinato da una città elegante e culturalmente molto ricca dove stili architettonici diversi si affiancano l’uno all’altro raccontando l’intensa storia migratoria del paese.
Molti dei suoi dipinti e soprattutto della sua produzione a china di questi anni è mirata proprio ad immortalare le bellezze paesaggistiche e architettoniche di Buenos Aires.
Ritorna nel suo paese di origine nel 1955 per supportare la famiglia. Si sposa nel 1965, rimanendo però vedevo nel 1978. Una perdita questa che lo addolorò molto, lasciandolo senza eredi diretti all’età di 54 anni.
L’interesse di Francesco negli anni Sanlucidani si concentra sul disegno umoristico, con la realizzazione di caricature di personaggi di spicco della scena politica e sociale del paese e di vignette tese a raccontare, attraverso il suo occhio ironico e attento e il suo tratto essenziale, le vicende del paese. Francesco aveva particolare piacere a mostrare le sue vignette e caricature ai protagonisti, omaggiandoli poi di una copia.
In questi anni si confronta anche con altre forme artistiche tra cui la fotografia, ma soprattutto la scultura.
E qui l’arte di Francesco trova una delle sue espressioni più alte, culminate con la creazione di uno dei suoi capolavori più impressionanti: l’altare con incastonato il mezzo busto di Cristo in pietra rosa, conservato nella Chiesa della Pietà di San Lucido, e ivi donato in ricordo della moglie.
Una rappresentazione suggestiva ed emozionante della passione di Cristo (oggetto di diversi dipinti e sculture di Francesco) che rivela una tecnica sopraffina nella modellazione della pietra e che si distingue, tra le altre cose, per l’espressività del volto e i suoi dettagli realistici.
Sul finire degli anni ‘80 gli viene diagnosticata una grave forma di artrite reumatoide che andrà ad impattare fortemente sulla sua capacità di disegnare e scolpire, deformandogli gli arti fino al punto di non poter più tenere in mano gli strumenti del mestiere, e costringendolo a letto.
Muore nel Settembre del 1999 nella sua residenza, circondato dall’affetto dei suoi nipoti e di suo fratello Davide, con cui ebbe un legame fortissimo e indissolubile fino alla fine dei suoi giorni.
Impegno sociale
Francesco amava la sua San Lucido e nell’arco della sua vita fu promotore e/o sostenitore di numerose iniziative sociali e attività culturali. La sua generosità e la voglia di promuovere lo sviluppo culturale del paese lo portarono a donare la sua arte senza mai richiedere alcun compenso.
Di seguito ricordiamo solo alcune delle opere che gli vennero commissionate e delle attività in cui fu coinvolto:
Fu uno degli ideatori e socio fondatore della Pro loco di San Lucido nel 1968.
Sul finire degli anni ‘70 fu uno dei promotori del rilancio di due luoghi sacri storici del comune di San Lucido allora abbandonati, il Monastero di Santa Maria di Monte Persano e la Chiesa della Pietà, la chiesa più antica di San Lucido. Partecipò agli scavi e al restauro delle due chiese, insieme ad un gruppo di entusiasti del paese.
Francesco è l’autore dell’altare della Chiesa della Pietà scolpito da lui nel 1980 e donato alla Chiesa in memoria della moglie.
Alcune delle opere a lui commissionate dal Comune di San Lucido e dalla Chiesa:
Il gonfalone del comune con lo stemma di San Lucido venne originariamente disegnato da lui. Ne esiste una copia disegnata da lui e ricamata a mano dalla moglie che fu poi donata alla comunità Italiana in Brasile
Il gonfalone di Santa Maria di Monte Persano fu dipinto da lui nel 1988
Dietro richiesta del parroco Giuseppe Bilotta ideò, illustrò e produsse un giornalino parrocchiale chiamato “Vita Parrocchiale”
Contribuì attraverso la sua arte a numerose attività culturali della San Lucido dagli anni ‘60 in poi. Per esempio fu autore delle scenografie del Lucival commissionategli dal Prof Ciorlia e dal Prof Chiappetta
○ Fu autore del logo della Chiesa di San Giovanni Battista
○ Fu autore del logo della Societa’ Operaia di Mutuo Soccorso
○ Il bassorilievo in memoria delle vittime del terrorismo oggi affisso all’ingresso della Casa Comunale gli fu commissionato dal Prof. Giovanni Ciorlia
○ L’insegna che si puo’ ammirare al Gafio fu disegnata da Francesco su commissione dell’Associazione U Gafiu, inventando il carattere tipografico
Mise a disposizione le sue fotografie e i suoi disegni per varie mostre organizzate dalla Pro Loco e dal Comune.
Fu educatore civico alle scuole elementari nel 1960 costruendo un plastico che mise a disposizione delle classi per insegnare ai bambini l’organizzazione di una città.
I disegni di Francesco Fasanella sono stati pubblicati su quotidiani dell’epoca, e su alcuni libri di autori Calabresi, tra cui il libro “Genti di Calabria” (pubblicato da Editalia per l’istituto poligrafico della Zecca di Stato) del Prof. Pietro De Leo; e sul libro “San Lucido: Antico Paese Del Sud” del Prof. Francesco Pellegrino (Grafiche Calabria).
Il ricordo dei nipoti
“Ricordiamo nostro Zio Ciccio con enorme affetto e con grande orgoglio e ammirazione. Uomo libero, colto, intelligente, arguto osservatore degli usi e costumi della società, studioso di arte e di storia, lo ricordiamo per il suo genio artistico ma soprattutto per le sue qualita’ umane. Era di una generosita’ fuori dal comune.
Amava profondamente San Lucido e i Sanlucidani, adoperandosi per il bene della comunità e mettendo la sua arte a disposizione di tutti, senza chiedere nessun compenso. Il leitmotiv spesso era: “Oi Ci’, mi sirvissa nu disegnu/ etc.” a cui lui puntualmente rispondeva “Ppi quannu ti serva?”.
Ha continuato a disegnare incessantemente fino a che le forze lo hanno aiutato e la malattia gli ha permesso di stringere la penna o la matita in mano. Pur avendo lasciato un vuoto incolmabile, la sua arte ci ricorda giornalmente la fortuna di averlo avuto nelle nostre vite.”.
Il 18 agosto 2024 (data da confermare) alle ore 17 dovrebbe tenersi una messa in suo ricordo nella Chiesa Della Pietà.