CETRARO (Cs) – Con la sentenza del 26 giugno 2024 la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dagli avvocati di Lido Franco Scornaienchi, uomo di spicco dalla pesante caratura criminale del clan Muto di Cetraro, Giuseppe Bruno e Marco Bianco, relativamente al riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati giudicati con la sentenza emessa dalla Corte di appello di Catanzaro in data 06 dicembre 2007, (processo Azimut) divenuta definitiva in data 3 marzo 2009, e quelli giudicati con la sentenza emessa dalla medesima Corte in data 12 maggio 2012 divenuta irrevocabile il 7 dicembre 2015 (processo Overloading).
Ad oggi Scornaienchi è recluso in regime speciale al 41 bis presso il carcere de L’Aquila.
La valutazione di inammissibilità emessa dalla Corte di appello di Catanzaro, quale giudice dell’esecuzione, per la Cassazione non risulta conforme alla norma e ai principi dettati dalla giurisprudenza di legittimità, in quanto non contiene un completo e approfondito esame degli elementi addotti dal ricorrente nella nuova richiesta di continuazione, al fine di verificare se siano i «medesimi» prospettati nella precedente richiesta, già decisa in senso negativo.
La suprema Corte, accogliendo il ricorso dei legali di Scornaienchi, ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio alla Corte d’Appello di Catanzaro per la pronuncia sulla sussistenza del vincolo della continuazione dei reati per procedere alla successiva rideterminazione della pena.
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