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«Picchiava i bimbi e li alzava per le orecchie, provocandogli lesioni ai lobi»

Il presunto orco obbligava i bimbi a impiccare gli animali (capre e cani), a cui i piccoli si erano affezionati, e disfarsi del loro cadavere. Sparava ai cani e sgozzava le capre, costringendo i ragazzini ad assistere a tali raccapriccianti scene di violenza

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Un processo

PAOLA (Cs) – E’ un vero e proprio racconto dell’orrore quello che emerge dagli atti contenuti nel fascicolo processuale che, ieri, in primo grado (rito abbreviato), ha portato alla condanna del pastore paolano 51enne, M.M., in carcere da un anno perché accusato d’aver abusato della figlioletta di 10 anni e della sua ex moglie, consumando violenze indicibili anche contro i due fratellini della piccola vittima, impiegati come schiavi in montagna e sottratti alla socializzazione e alla vita per tanti anni (https://www.calabriainchieste.it/2024/07/30/violenza-sessuale-su-ragazzina-pastore-paolano-condannato-a-9-anni-in-abbreviato/).

Dai verbali delle persone offese – ritenuti dal giudice credibili e coerenti e, comunque, riscontrati da foto e diversi video – emerge una storia di violenza senza precedenti: abusi sessuali all’ordine del giorno contro una bambina e sua madre, frustate, bastonate, lanci di pietre, schiaffi, pugni, minacce di morte e di ritorsioni.

Violenze inaudite che hanno portato tre delle quattro vittime di questa orribile storia di degrado, sfruttamento, violenze e abusi a valutare, separatamente, in tempi diversi, di farla finita, ma di non riuscire a trovare il coraggio di togliersi la vita.

La madre, in particolare, voleva lanciarsi dal balcone, ma ha poi desistito – come ha spiegato ai giudici – solo per amore verso i figli. E quando il marito violento l’ha saputo, si sarebbe così espresso, sorridendo, verso la donna: «Vai a suicidarti da un’altra parte, altrimenti mi rovini il pavimento».

Il presunto orco di Paola – condannato in primo grado a 9 anni e quindi innocente fino al terzo grado di giudizio – «picchiava i bimbi e li alzava per le orecchie, provocandogli lesioni ai lobi».

Costringeva i bambini sin dall’età di 5 anni a recarsi tutto il giorno in montagna, dalle prime luci dell’alba e fino a tarda sera, per accudire e mungere gli animali.

Li obbligava a impiccare gli animali (capre e cani), a cui i piccoli si erano affezionati, e disfarsi del loro cadavere. Sparava ai cani e sgozzava le capre, costringendo i bimbi ad assistere a tali raccapriccianti scene di violenza.

In una circostanza, ha riempito di schiaffi la moglie nonostante fosse priva di sensi perché svenuta e si fosse rotto un braccio durante i pesanti lavori domestici.

Quanto appena narrato è una minima parte di ciò che le quattro vittime avrebbero sofferto e rappresenta le violenze che possono essere giornalisticamente narrate, mettendo da parte fatti e circostanze indicibili, ed anche documentati, che omettiamo per rispetto verso le vittime e verso i lettori.