PAOLA (Cs) – Si barrica in casa di conoscenti, tenendoli in ostaggio con la violenza, e abbandona l’appartamento solo dopo l’arrivo di carabinieri e vigili del fuoco. Ma qualche giorno dopo si vendica e pesta a sangue una delle vittime.
Il riferimento è a fatti e circostanze recenti di una storia contorta che tiene banco, da mesi, nel cosiddetto palazzo Odeon di Paola, abitato da 56 famiglie, costrette da tempo ad assistere a scene di violenza e soprusi a danno di una coppia di coniugi, figlio minore al seguito.
Oggi, dopo il secondo intervento consecutivo delle forza pubblica (sabato e ieri), Calabria Inchieste ha deciso di raccontare questa storia di degrado e violenza che, se non affrontata in modo energico e risolutivo dalle istituzioni, magari con un provvedimento di allontanamento a carico del soggetto violento protagonista dei fatti, rischia di degenerare e finire in tragedia.
Ma andiamo con ordine, partendo dai due episodi di cronaca avvenuti in luogo pubblico.
Sabato 27, ore 22.20, palazzo Odeon.
Sul posto, a sirene spiegate, arrivano auto dei carabinieri con militari in giubbotto antiproiettile e due mezzi dei vigili del fuoco del distaccamento di Paola.
La strada che costeggia il cinema Odeon viene bloccata da una Fiat Stilo blu scura delle forze dell’ordine. E’ il caos.
Andiamo sul posto e assumiamo informazioni da passanti e residenti del palazzo. Ci dicono che c’è un uomo che non vuole uscire dall’appartamento abitato da una coppia, genitori di un adolescente che vive nel medesimo nucleo.
Ci raccontano della presenza di quell’uomo violento, originario della Campania che, approfittando della conoscenza di quella famiglia, sarebbe penetrato in casa e, con modi violenti, si sarebbe poi rifiutato di lasciare l’appartamento.
«Marito e moglie non hanno la forza né il coraggio di denunciarlo perché sono terrorizzati – ci raccontano più coinquilini, che da mesi vivono tale stato di cose – più volte sono stati chiamati i carabinieri perché lui vuole abitare in quell’appartamento con loro e picchia una volta il marito della donna, una volta quest’ultima», riferiscono persone attendibili residenti nel palazzo.
Sta di fatto che, sabato, l’intruso viene portato fuori dai carabinieri e tutto ritorna alla normalità: i mezzi di soccorso fanno rientro nelle caserme.
Non è dato capire se a ciò seguono querele (probabilmente no) o denunce.
Trascorrono i giorni e i residenti sono costretti ad assistere ad un’altra scenata napoletana, l’ennesima: il violento si presenta sotto casa della coppia e, dopo averli tormentati per ore suonando al citofono e chiamandoli ad alta voce sotto il balcone per tentare di farsi aprire il portone al fine di salire in casa, incassando però un netto rifiuto, implora le vittime di portargli almeno una bottiglia d’acqua fresca o una birra per rifocillarsi.
A quel punto la coppia commette un errore: si fa impietosire. Il marito 64enne scende in ascensore con una birra e, appena uscito dal vano scale, il violento si avventa contro di lui con pugni e calci, terrorizzando chi assiste alla scena e chi ascolta urla e lamenti provenire dal pian terreno.
«Sotto l’Odeon ci sono una decina di residenti del palazzo, terrorizzati da queste vicende violente che potrebbero coinvolgere i loro bambini o le donne del palazzo», riferiscono residenti di via Cilea ai cronisti di Calabria Inchieste che, immediatamente, si recano sul posto e assumono dichiarazioni di parte a riscontro di tale tesi.
Scatta pure la richiesta di aiuto ai carabinieri, ma quando i militari giungono sul posto l’aggressore fugge via e fa perdere le proprie tracce, mentre la vittima – raccontano i vicini – scappa su per le scale per timore di dover denunciare i fatti all’autorità inquirente col rischio di serie ripercussioni.
La storia di violenza e prevaricazione contro questa famiglia andrebbe avanti da mesi e più volte è stato chiesto l’intervento della forza pubblica, anche perché in mezzo c’è un minorenne che vive momenti di forte tensione.
I residenti, pertanto, in assenza di prese di posizione da parte delle vittime, vivendo da mesi questi momenti di terrore con una storia da presunto “codice rosso”, auspicano un intervento delle istituzioni competenti con un provvedimento di allontanamento del soggetto violento dall’abitazione dove non è residente e dove non ha titolo a recarsi.