RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE LETTERA
Caro Direttore,
sono un cittadino di Cetraro che, conoscendo le dinamiche di Paese, relative, cioè, a catalogare le persone non sugli argomenti proposti quanto, piuttosto, sulle appartenenze degli schieramenti politici, ammesso e non concesso che esistano ancora tali schieramenti, Le chiede, in questo momento, di non rendere noto il suo nome.
Intanto la ringrazio perché attraverso il suo Giornale ci ha permesso di seguire i diversi avvenimenti che si sono susseguiti in questi ultimi giorni nel nostro Comune, circa gli eventi concomitanti del 20 agosto scorso.
Le dico subito che questa volta, sia da parte di alcuni cittadini che da alcune Istituzioni, abbiamo toccato davvero il fondo.
Intanto la scelta del cantante neomelodico, davvero infelice che denota ancora una volta la scarsa cultura e la poca intelligenza di molti.
Nel repertorio di Salvatore Benincasa vi sono almeno tre testi che circolano indisturbati su Yuotube che inneggiano alla ‘ndrangheta. Poco vale che lo stesso abbia inviato previamente il concerto, i testi alla Questura onde dimostrare che quelle canzoni non sarebbero state cantate, ci mancherebbe altro. Fatto sta che le stesse continuano a circolare e ad essere ascoltate.
Una di queste, “Latitanti”, che invita come se nulla fosse a “sparare agli sbirri”, ha superato il milione di ascolti. Sarebbe bastato agli organizzatori leggere questo dato ed usare un minimo di intelligenza, quel poco necessario che, purtroppo, spesso manca, prima di compiere la scelta davvero scellerata.
Il dato richiamato denota, intanto, l’appartenenza ideologica sub culturale del cantante; il processo a suo carico – che lo vede imputato per occultamento di fucili semiautomatici con l’aggravante mafiosa, nel processo contro la cosca Comito-Corigliano di Rocca di Neto – ci diranno, poi, se questa è anche sostanziale.
Poco importa se quelle canzoni non vengono cantate, fatto sta che non sono state mai ritirate. Anzi. Attraverso di esse il Benincasa continua a farsi pubblicità e ad incassare somme di denaro a scapito dei mentecatti, attirando non solo l’attenzione e la curiosità morbosa di molti, ma anche il favore di quei cittadini che, privi del ben che minimo ragionamento logico, non solo lo invitano a tenere un concerto, ma difendono strenuamente il loro operato giustificandolo come una scelta di libertà e di autonomia, rispetto a coloro che volevano a tutti i costi impedirgliela, perché ritenuto non consono, non solo e non tanto con l’altro evento concomitante, la prima proiezione istituzionale del docufilm “Chi ha ucciso Giovanni Losardo”, ma anche con il contesto cetrarese, che fa registrare in questi ultimi anni, omicidi, tentati omicidi, sparatorie a colpi di Kalashnikov ed altri gravissimi episodi di cronaca.
Così da una parte c’è stato chi ha ricordato Giovanni Losardo, martire per la vera libertà dai gangli della cosca Muto, dall’altra chi indirettamente sosteneva la pseudocultura mafiosa.
Alcuni noti personaggi (non dello spettacolo ma della cosiddetta politica locale) hanno tentato una strenua difesa dell’operato dell’APS Santa Lucia facendo riferimento al loro impegno a custodire e valorizzare un luogo a loro affidato dal Parroco della parrocchia San Benedetto Abate.
Anche qui ho notato una scarsa capacità di argomentare, ma quando ci si avvicina alle elezioni comunali succede anche di voler difendere l’indifendibile, pur di racimolare consenso e voti.
Una domanda vorrei rivolgere “ai signorotti” Tommaso Cesareo e Carmine Quercia: mi dite cosa centra l’operato della APS con la scelta di invitare Benincasa? Non dite, per cortesia, che l’hanno fatta in buona fede, perché stando alle parole di strenua difesa del presidente dell’Associazione, essa è stata fatta consapevolmente!
L’amarezza maggiore che ho provato, però, è stata causata dalle Istituzioni, Questura in primis, che anticipatamente si muove per segnalare l’evento; poi, quando tutti prendono le distanze, compreso il Parroco che ha tempestivamente il giorno del concerto revocato la convenzione, ha concesso che lo stesso si potesse tenere limitandosi a delle ridicole prescrizioni, tra l’altro previste per legge.
Sarebbe bastato fare riferimento ad altre Questure calabresi (Vibo Valentia ad esempio) che hanno impedito alcuni concerti di cantautori simili, magari chiedendo ai colleghi le norme applicate.
Così, ancora una volta in Calabria, sperimentiamo che può accadere di tutto ed il contrario di tutto. Penoso poi lo scaricabarile di Questura e Prefettura nei confronti di Amministrazione Comunale ed ambienti della Curia vescovile.
Mi domando da tempo: ma se queste sono le Istituzioni e la sub cultura di molti cittadini, la battaglia contro la ‘ndrangheta non è forse già persa?
Grato per aver dato spazio nel suo Giornale a queste riflessioni, la saluto cordialmente, augurandole buon lavoro.