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“Torneo dei rioni” di Cetraro, infuria la polemica: sette capitani accusano arbitri e Pro Loco di «scarsa competenza»

La trentesima edizione del palio è finita con la sospensione dell’avvincente gara che vede gli otto rioni, rappresentanti i quartieri della città, sfidarsi in gare di abilità

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CETRARO (Cs) – Infuria ancora la polemica per l’infelice esito del “Torneo dei Rioni – Roberto Piazza” che si è tenuto in Piazza del Popolo a Cetraro l’11 agosto (https://www.calabriainchieste.it/2024/08/13/rissa-sfiorata-al-torneo-dei-rioni-di-cetraro-contestati-gli-arbitri/).

La trentesima edizione del palio, lo ricordiamo, è finita con la sospensione dell’avvincente gara che vede gli otto rioni, Aquile, Corvi, Volpi, Draghi, Delfini, Panda Lupi e Falchi, rappresentanti i quartieri della città sfidarsi in gare di abilità.

Sospensione decisa dopo il secondo gioco dei cinque previsti, per irregolarità da parte del rione Aquile, contestate dagli altri sette rioni, ma non sanzionate dagli arbitri e dalla Pro Loco perché non previste nel regolamento.

Sono proprio i capitani dei sette degli otto rioni: Corvi, Volpi, Draghi, Delfini, Panda, Lupi e Falchi, che in una nota stampa attaccano gli arbitri e la Pro Loco accusati di “scarsa competenza” e “inesistente conoscenza delle regole”.

«Non abbiamo intenzione di vedere i nostri sacrifici buttati nell’immondizia da un palese errore di arbitraggio, reso evidente dall’intervento di sette capitani su otto – fanno sapere i capitani dei sette rioni – I ragazzi, di tutti i rioni, hanno speso venti giorni di fatica per scendere in piazza e ci si aspettava di essere arbitrati con competenza, al di là del risultato.

Non c’è niente di divertente, se divertirsi è l’obiettivo reale, nel farsi mettere i piedi in testa. Il rispetto delle regole dovrebbe essere osservato da entrambe le parti.

Se i nostri venti giorni di sangue e sudore devono essere buttati così, preferiamo investirli nel creare un precedente che evidenzi la condizione di scarsa competenza e di inesistente conoscenza delle regole – accusano i capitani – Ad aggravare il tutto, si aggiunge il mancato supporto di chi avrebbe dovuto imporre un punto di vista oggettivo ed evidente sulla questione».

«La giuria, data l’evidenza, avrebbe dovuto prendere una posizione, fare un passo indietro e permettere la continuazione dei giochi, invece ha preferito rimanere in silenzio.

Tutti i rioni, si sono assunti la responsabilità di aver fatto una scelta di protesta pacifica, anche in vista del sacrificio fatto dai ragazzi che non poteva passare inosservato.

Se sette rioni su otto si trovano d’accordo, cosa mai vista in trent’anni di storia, senza nessuna rissa, solo persone che difendevano civilmente il loro diritto al divertimento in una competizione che dovrebbe essere un momento di unione e, ribadendo che sette rioni su otto si sono uniti, evidentemente lo è stato, non come qualche giornale riporta, e non come le alte cariche interpretano.

Vorremmo che fosse indice della gravità dell’accaduto. Condanniamo, però, il grave gesto del lancio della coppa, unica macchia della vicenda.

Arbitri, Pro loco e giuria dovrebbero assumersi le loro, di responsabilità – incalzano i capitani – e dovrebbero iniziare a capire che se non c’è competenza non ci sono i Rioni. E se non ci sono i Rioni non ci sono i giochi rionali.

Sottolineiamo, inoltre, dopo dieci giorni dall’evento, l’ente organizzatore, ovvero la Pro Loconon ha espresso una minima parola riguardo a ciò che è successo.

I membri della Pro Loco, oltre ad essere i promotori del torneo, sono coloro che hanno scritto i regolamenti e la sera dell’11 agosto avrebbero potuto e dovuto trovare una soluzione che scongiurasse ciò che è stato.

Qualcuno più grande di noi ha detto che non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta noi – concludono i sette capitani – abbiamo lottato contro un mulino a vento che andrebbe svecchiato e messo nelle condizioni di poter funzionare in maniera corretta. E, ovviamente, non ci riteniamo sconfitti».

fiorellasquillaro@calabriainchieste.it