COSENZA – «L’on Antoniozzi con la dichiarazione odierna di commento al sit-in di protesta, promosso dal PD di Cosenza, dà una prova di consapevolezza e responsabilità. Al contrario di qualche altro esponente di centrodestra, si pone in maniera consapevole e non nega o rimuove la grave criticità strutturale che caratterizza oggi la condizione dell’ Annunziata e del servizio sanitario regionale».
Queste le dichiarazioni di Carlo Guccione, direzione nazionale Pd.
«Riconosce, poi, il fallimento della gestione commissariale. Certo, difetta anche lui quando poi cerca di assolvere l’attuale commissario attraverso la generalizzazione delle responsabilità, puntando il dito verso tutte le esperienze di governo che da quindici anni si sono succedute alla guida della Regione Calabria».
Una «evidente forzatura, perché la gestione commissariale in tutti questi anni non è mai stata affidata ad alcun presidente della Regione, tranne che a Peppe Scopelliti e Roberto Occhiuto. Né si può negare il dato che ormai il centrodestra governa quasi da cinque ininterrotti anni. Il tema è che il livello di crisi raggiunto oggi non ha precedenti. Mai così in basso».
Lo stesso ospedale civile di Cosenza «è stato sempre annoverato come un presidio di qualità nel panorama meridionale. Oggi invece è classificato come il peggiore d’Italia. La mancata erogazione dei livelli essenziali di assistenza ormai è diffusa sull’intero territoriale regionale e non soltanto nelle aree marginali. E poi come si può non vedere quel tremendo indicatore che assegna ad un bimbo che nasce in Calabria una aspettativa di vita inferiore almeno di cinque anni rispetto a chi nasce in altre parti del Paese!.
Con l’attuale gestione commissariale «è stato raggiunto un livello di crisi che non ha mai conosciuto prima la sanità calabrese, neanche prima dell’ avvento del commissariamento. Allora bene la cooperazione istituzionale sui temi della salute ma a condizione che Occhiuto si dimetta subito da commissario e chieda al Governo Meloni di farsi carico dell’ intero ripianamento del debito pregresso, che ormai dopo quindici anni è da ascrivere alla responsabilità dei commissari».
Questa «è la prima condizione, se non altro perché i calabresi possano non più pagare le tasse più alte d’Italia con la beffa del servizio sanitario peggiore del Paese. Sarebbe questa una misura possibile, anche perché il Governo Prodi l’ha già attuata, a suo tempo, più volte verso altre Regioni».
Ciò consentirebbe, inoltre, «il superamento di ogni vincolo che oggi blocca le azioni di adeguamento degli organici e, persino, gli investimenti per la modernizzazione e la riqualificazione delle strutture ospedaliere e territoriali. E poi, è così che si potrebbe porre fine alla fuga delle competenze».
A questo proposito «non si può mettere la polvere sotto il tappeto. O addirittura negare il problema come ha fatto l’azienda ospedaliera di Cosenza sul caso delle dimissioni del primario Alfredo Zanolini».
Infine, «mi permetto di dare un suggerimento all’ on Antioniozzi: potrebbe farsi lui, prima di altri, a denunciare in parlamento il fallimento del regionalismo nella gestione della sanità. Il dato è ormai generale; non riguarda solo alcune regioni del Sud. Invece di insistere con l’autonomia differenziata si decida sin da subito di affidare alla esclusiva competenza dello Stato nazionale la programmazione e la gestione del servizio sanitario».
La cura della salute «è riconosciuta dalla Costituzione come fondamentale e primario diritto universale. Basta con la classificazione a secondo i territori di residenza di cittadini di serie A o di serie inferiori.