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Tentò di uccidere la madre, accolto ricorso con rinvio a favore del cetrarese Mattia Spanò

Il 29enne cetrarese Mattia Spanò soffre di disturbi psichici e lo scorso aprile avrebbe tentato per la seconda volta di togliersi la vita ingerendo candeggina. Trasportato in ospedale è stato salvato in extremis

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CETRARO (Cs) – La corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del cetrarese Mattia Spanò, proposto dal suo legale, avvocato Marco Bianco, ha annullato l’ordinanza del 14 settembre 2023 del Tribunale di sorveglianza di Catanzaro, disponendo il rinvio per un nuovo giudizio, presso lo stesso Foro, in merito alla richiesta di detenzione domiciliare per motivi di salute.

Il ventinovenne è ristretto presso il carcere di Siano (Cz), dove sta scontando una condanna a 4 anni di reclusione per avere, nel settembre 2021, tentato di uccidere la madre.

Mattia Spanò soffre di disturbi psichici e lo scorso aprile avrebbe tentato, per la seconda volta, di togliersi la vita ingerendo candeggina. Trasportato in ospedale è stato salvato in extremis.

Al momento, sono caduti nel vuoto i reiterati appelli del papà di Mattia e dello zio Paolo Spanò, al Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, avvocato Luca Muglia, affinché il giovane sia trasferito, con urgenza, in una struttura adeguata per essere curato.

In Cassazione il legale ha contestato il rigetto della richiesta di detenzione domiciliare da parte del Tribunale di Sorveglianza a fronte di una relazione di parte che certifica l’incompatibilità delle condizioni di salute del condannato.

Per l’avvocato Bianco “il Tribunale ha rigettato le istanze senza disporre i necessari accertamenti sanitari, violando noti principi giurisprudenziali secondo i quali il giudice, in presenza di dati, comunque attestanti l’incompatibilità delle condizioni di salute del condannato col regime carcerario, ove ritenga di non accogliere l’istanza di differimento dell’esecuzione della pena o di detenzione domiciliare per motivi di salute, deve disporre necessari accertamenti nominando un perito”.

Per il Tribunale di Catanzaro è sufficiente l’assegnazione del condannato ad un istituto dotato di Atsm, senza indicare, con precisione, la struttura in cui la pena dovrebbe essere espiata, onde monitorare anche le cure necessarie e i ricoveri che la stessa autorità sanitaria preposta ha indicato come necessari.

A distanza di mesi dall’ordinanza del magistrato di sorveglianza di Cosenza, Mattia Spanò è ancora detenuto in un istituto di pena privo delle caratteristiche necessarie per le patologie psichiatriche da cui è affetto.

Ai fini del diniego pronunciato, non può assumere valenza decisiva, il comportamento oppositivo a recepire la somministrazione di farmaci, perché risulta che, anzi, che il condannato è stato sottoposto, proprio per far fronte a tale condotta, a trattamento sanitario obbligatorio.

Inoltre, risulta che dopo il tso, è intervenuto un periodo di ricovero, con somministrazione di terapia (quindi, dall’ultima visita, dal 24 agosto 2023, secondo il diario clinico, non vi è stata sufficiente adesione alla terapia da parte del detenuto con un quadro psichico che si definisce precario, evidentemente collegato ai precedenti due episodi di tentativo di suicidio messi in atto)”.

Alla luce di quanto evidenziato la suprema Corte ha deciso che “il provvedimento deve essere annullato, perché il giudice di merito riesamini l’istanza, ma con autonomia rispetto all’esito”.

fiorellasquillaro@calabriainchieste.it