ACQUAPPESA (Cs) – Tanta partecipazione all’incontro-dibattito che si è tenuto venerdì presso il parco Acquaviva di Acquappesa, su uno casi che più ha diviso e continua, ancora oggi, a dividere l’Italia tra colpevolisti e innocentisti: l’omicidio di Yara Gambirasio. Un evento organizzato dal noto criminologo Sergio Caruso, insieme al Comune di Acquappesa, alla Camera Penale di Paola e Terme Luigiane spa.
La tredicenne di Brembate di Sopra, scomparsa il 26 novembre 2010, venne trovata morta tre mesi dopo in un campo a Chignolo d’Isola, a pochi chilometri da Brembate di Sopra. Per quell’efferato delitto è stato condannato all’ergastolo, in via definitiva, Massimo Bossetti.
Il suo avvocato, Claudio Salvagni, tra gli esperti presenti all’incontro, da anni si batte per far riaprire il processo e dimostrare l’innocenza di Bossetti “oltre ogni ragionevole dubbio”. Il legale del muratore di Mapello ha spiegato alcuni particolari della complicata vicenda, mettendo in evidenza le tante incongruenze rimaste ancora senza risposta.
«Non c’è un accanimento contro Bossetti, o lui o un altro sarebbe uguale – ha detto l’avvocato Savagni – ma una pervicace difesa dell’indagine, una chiusura totale verso qualsivoglia perizia, da noi più volte richiesta in tutti questi anni, perché le indagini devono essere difese ad ogni costo. Anche lasciando in carcere un innocente. Bossetti si è sempre professato innocente, tant’è che mai ha voluto usufruire di alcun permesso premio proprio perché vuole tornare libero. E noi continueremo a lottare per dimostrare la sua innocenza».
L’incontro, moderato dalla giornalista, esperta in criminologia, Fabrizia Arcuri, ha stimolato un grande interesse nel numeroso pubblico presente intervenuto nel dibattito, a tratti, molto acceso. Il confronto ha toccato diversi punti della complicata indagine ancora oggi molto controversi e oscuri che provocano tante perplessità.
L’aspetto legale e sociale della drammatica vicenda sono stati evidenziati dall’avvocato penalista Egidio Rogati, dal presidente della Camera Penale di Paola, avvocato Giuseppe Bruno, dall’assistente sociale e criminologa Marianna Andreoli, insieme al sindaco Francesco Tripicchio e dal vicesindaco Massimiliano De Caro. Mentre quelli prettamente criminologici e psicologici sono stati affrontati dal criminologo Sergio Caruso: «E’ stato un evento importante non solo per Acquappesa, ma per tutta la Calabria – ha detto l’esperto – Il nostro obiettivo non era di fare una crociata contro la giustizia, ma di fare luce su determinati aspetti trascurati dal mediatico e aspetti oggettivi che dovevano essere rivisti».
fiorellasquillaro@calabriainchieste.it